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“I sindaci Pd: no alle ronde ma sì ai «nonni-sentinella»”, di Andrea Carugati

Alla fine sarà il buon senso dei sindaci, di sinistra e di destra, a far sì che le cosiddette ronde non escano dal seminato, e cioè da quanto già oggi avviene in molte città: assistenti civici che monitorano i parchi e i dintorni delle scuole, e segnalano alla polizia eventuali situazioni di pericolo. Realtà del genere esistono già da tempo a Bologna, per esempio. Ma il sindaco Delbono ha detto “no” alle ronde: «Non ne sento il bisogno». Così la maggior parte dei sindaci emiliani, allergici alla propaganda leghista. La questione è soprattutto semantica. Da una parte le ronde, quelle verdi dei Borghezio. Maroni a Pontida ha ammiccato, ma alla fine il suo regolamento esclude ogni gruppo politico o para-militare. Del resto quelle ronde non le vuole praticamente nessuno, lo stesso sindaco leghista di Novara, Massimo Giordano, dice che «quel nome può dare idee strane. Niente squadriglie nervose, solo volontariato». In fondo è la linea di molti sindaci Pd, condivisa anche da Alemanno e Giuseppe Scopelliti (ex An) di Reggio Calabria. «Volontariato con compiti ben limitati», dice Chiamparino. Così anche Marta Vincenzi (Genova) e Achille Variati (Vicenza). Vincenzi, in un’intervista al Giornale, ha parlato dei «nonni davanti alle scuole Mazzini di Sanpierdarena». «Sorveglianza sociale nei quartieri», è il concetto genovese. Così Variati: «Non demonizzo, basta che si escluda a priori la sicurezza “fai da te”. Penso a dei “volontari per Vicenza”, ad estendere i “nonni vigili” che già oggi operano davanti alle scuole e nei parchi Possono aiutare il sindaco a far sì che non ci siano zone di nessuno, a combattere le paure più o meno giustificate dei cittadini». «Ma non c’era bisogno di tutto questo can can», dice Variati, polemico, come altri sindaci, sul tema dei fondi «per pagare i rimborsi spesa ai volontari e per formarli adeguatamente». «Ancora una volta si scarica tutto sui Comuni, come col piano casa». D’accordo il piacentino Roberto Reggi, anche lui Pd: «Non ci danno i mezzi necessari per rendere operative le associazioni di volontari». Polemico sui fondi anche il vicesindaco di Milano De Corato.

POLEMICHE SUL SÌ della VINCENZI
Il sostanziale via libera di Marta Vincenzi a Maroni («L’attuale impostazione mi pare molto bella e fin troppo severa», ha anche detto la sindaca), intanto, ha aperto un fronte polemico dentro il Pd. Debora Serracchiani punta il dito contro Ignazio Marino, che ha tra i suoi supporter congressuali proprio la Vincenzi. «Cosa ne pensa dell’entusiasmo di Vincenzi sulle ronde? Le posizioni del Pd su questo tema sono state sempre nette. Confido che sappia tenere la barra dritta». Duro anche Gianclaudio Bressa, anche lui della mozione Franceschini, che accusa la Vincenzi di «pensiero democraticamente debole». Flavio Zanonato, appena rieletto sindaco di Padova e noto per la sua attenzione alla sicurezza, la mette così: «Governo e Parlamento sono intervenuti in modo inutile e irragionevole su una materia che i Comuni stavano già affrontando pragmaticamente. Tra le due esigenze contrapposte, la propaganda e il rispetto delle leggi, è venuto fuori un mostro, così rigido che finirò per non avere abbastanza volontari». A Roma, nel frattempo, si fa avanti Maria Antonietta Cannizzaro, presidente del Msi-Destra nazionale e moglie di Gaetano Saya, ispiratore delle «camicie grigie» presentate a giugno a Milano con tanto di aquila imperiale sul basco. «A Roma la Guardia Nazionale, movimento apolitico, è pronta», dice la Cannizzaro.
Molto netto il leader Pd Franceschini: «Le ronde sono la massima presa in giro del governo, che ha trasformato la sicurezza in una bandiera elettorale. Gli italiani hanno diritto ad essere difesi dalle forze dell’ordine, non da squadre di cittadini della camicia dello stesso colore». Più soft Di Pietro: «Giudicheremo senza preconcetti, ben sapendo che la sicurezza è meglio affidarla alle forze dell’ordine che al Far West privato».

L’Unità, 6 agosto 2009

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