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Azienda Italia, il Pil cede il 6%

Dopo il tonfo della produzione industriale registrato giovedì, arrivano nuovi segnali negativi per l’economia italiana dai dati sul pil, anche se l’Ocse segnala che il paese ha già imboccato la strada della ripresa. Sulla base delle informazioni preliminari, per il secondo trimestre 2009 l’Istat stima un calo del prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, pari allo 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Rispetto a un anno prima l’Istat prevede una flessione del 6%, la peggiore dal 1980. La contrazione congiunturale del pil è il risultato di una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi. Dopo il primo semestre, la crescita acquisita per l’anno in corso (quella che si otterrebbe a fine anno con una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri) è negativa del 5,1%. Intanto, però, notizie confortanti vengono dal superindice diffuso dall’Ocse per il mese di giugno: tra le principali economie dell’area Ocse, l’Italia è l’unica, insieme alla Francia, che sta dando segnali di ripresa. La crescita del superindice è peraltro maggiore in Italia, dove è salito di 4,8 punti su base annuale a 103,3 punti, mentre in Francia è aumentato di 2,7 punti a 101,6. Rispetto a maggio l’indicatore è cresciuto di 2,2 punti per l’Italia e di 1,4 punti Oltralpe. I superindici relativi ai principali paesi dell’area hanno mostrato un rialzo mensile ma, tranne che in Italia e Francia, rispetto a un anno fa si registrano cali più o meno marcati. Le maggiori flessioni riguardano Russia (-17,7 punti), Giappone (-12,7) e Brasile (-11,4). Sono invece in procinto di toccare il fondo, per poi risalire, Cina, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Canada e India. Entusiasta il commento del premier, Silvio Berlusconi: «Dall’Ocse arriva una buona notizia: l’Italia è la prima in Europa che dà segni di ripresa. Si tratta di una buona notizia che va nella direzione della fiducia, che io insisto debba esserci per uscire presto da questa crisi». Un settore che invece va male, secondo Berlusconi, è quello del turismo, definito addirittura «degradato». A parlare, del resto, sono i numeri riferiti dallo stesso presidente del consiglio: «I turisti che vengono in Italia sono scesi a 88 milioni. Ci hanno superato Spagna, Francia, Stati Uniti e Cina».Numerose, inoltre, le prese di posizione sui dati riguardanti il pil italiano. Cauto il commento di Confindustria: per il direttore del centro studi di viale dell’Astronomia, Luca Paolazzi, ll calo congiunturale dello 0,5% «è un dato assolutamente migliore di quello che ci aspettavamo, al di là del dato negativo sulla produzione industriale di giugno. Noi, infatti, ci aspettavamo un calo del pil nel secondo trimestre dello 0,7%. Per il terzo trimestre ci aspettiamo un piccolo segno positivo e per il 2009 restano confermate le nostre stime di un calo del pil del 4,9%». Subito dopo, però, Paolazzi parla di un quadro che «comunque resta molto grave: o c’è un forte risveglio dell’attività internazionale, o alcune imprese rischiano di chiudere, e il dramma è che sono imprese che hanno fatto di tutto per essere competitive».Secondo Confcommercio, i numeri resi noti dall’Istat preoccupano «per la pesante flessione in termini tendenziali», ma non sorprendono «considerando l’andamento della produzione industriale e dei consumi. È da considerarsi, invece, senz’altro positiva la decelerazione del tasso di riduzione del pil da cui potrebbe scaturire, a meno di imprevedibili shock avversi nei prossimi mesi, un’inversione di tendenza nel terzo o nel quarto trimestre dell’anno». Decisamente pessimista è invece Confesercenti, secondo cui «le cose non vanno, i segnali di ripresa dopo il calo del pil del secondo trimestre sembrano ancora solo una speranza». E, comunque, «appare chiaro che in autunno occorrerà tenere alta la guardia e il governo deve essere pronto a un sostegno forte del tessuto economico, che più garantisce contro la crisi e contro la disoccupazione, vale a dire la rete delle pmi, soprattutto con significativi tagli sul piano fiscale».Sul fronte sindacale, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, afferma che il governo deve mettere in campo più risorse per combattere la crisi: serve uno «sforzo straordinario», altrimenti la pace sociale potrebbe essere a rischio. Bonanni chiede, per settembre, un summit fra governo e parti sociali per fare il punto della situazione. «Bisogna trovare i soldi ancora, per fronteggiare qualsiasi eventuale nuova fiammata di licenziamenti, lavorare molto sui contratti di solidarietà, insomma garantendo a tutti una condizione di sostegno». All’attacco, infine, la Cgil: per il segretario confederale, Agostino Megale, il dato sul pil «porta con sé un segnale inequivocabile: l’Italia non è affatto uscita dalla recessione e la discesa tendenziale del pil, purtroppo, conferma che non ci sono segni di ripresa».
ItaliaOggi 08.08.09 da www.cgil.it/rassegna stampa/