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Una informazione di voci libere

Che si fa quando il Pil affonda e i disoccupati aumentano ogni giorno a palazzo Chigi? Ci si mette in poltrona e si appuntano i titoli dei tg per scoprire quanto sono brutti, sporchi e cattivi quei giornalisti del Tg3 che si ostinano a parlare di questo. Tanto che poi durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, quando una giornalista del Tg3 rivolge una domanda a Silvio Berlusconi lui non perde occasione per ribattere sottolineando che nell’edizione del giorno prima il suo telegiornale aveva “quattro titoli tutti negativi”. E aggiunge: “È una cosa che non dobbiamo più sopportare, non possiamo più sopportare che la Rai sia l’unica televisione pubblica al mondo che con i soldi di tutti attacchi il governo”. Già perché mai tutti i cittadini dovrebbero pagare il canone e ricevere un’informazione obiettiva’ Meglio pagare per della propaganda, nell’ottica di non disturbare il manovratore.
Tanto è sicuro della sua stramba idea di servizio pubblico il proprietario del principale gruppo privato concorrente da arrivare a dire che “c’è una sinistra che attacca e una maggioranza democratica che non attacca la sinistra. La Rai faccia veramente il servizio pubblico e non attacchi né governo né l’opposizione”.

Ancora una volta il premier ha passato il segno e il Pd avvisa: “A settembre manifestazione in difesa della libertà dell’informazione”. L’annuncio è di Franceschini ma si dicono d’accordo anche i suoi due concorrenti alla segreteria nazionale del PD, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino.

Spiega Franceschini: “L’attacco al Tg3 è l’ultima prova dell’intenzione di Berlusconi di usare la
sua forza economica e il potere di chi sta al governo per condizionare e intimidire ogni voce libera. Ha cominciato con l’invito agli imprenditori a non fare pubblicità sui giornali che lo infastidiscono. Adesso passa all’attacco diretto alle singole testate. Noi siamo di fronte a un uomo politico che sfugge impaurito il confronto con il Parlamento e con l’opposizione, che teme le critiche della stampa libera. Non accettare le critiche, intimidire gli editori e le singole testate e’ forse il passo che precede l’attacco ai singoli giornalisti. Di fronte a questo non ci può essere assuefazione – ha proseguito Franceschini – e dopo l’estate dovremo avviare una grande campagna di tutta la società civile che al di là del colore politico vuole difendere la libertà d’informazione nel nostro paese». Già perché come ricorda Paolo Garimberti, presidente del Cda Rai, “l’informazione del Servizio Pubblico non è – e non deve mai essere – né pro né contro alcuno ma ha l’obbligo di raccontare i fatti. Le notizie non hanno colore né odore e vanno date tutte, sempre, ma tenendole accuratamente separate dalle opinioni”.

D’accordo con la manifestazione proposta da Franceschini Pier Luigi Bersani: “Ancora autocelebrazioni, propaganda e miliardi a casaccio. Credo che la stanchezza per questo modo di comunicare cominci ad andare oltre l’area dell’opposizione. Niente di niente sui nostri problemi veri che si stanno aggravando con la crisi, primo tra tutti il lavoro, il lavoro di chi l’ha perso, il lavoro di chi lo vede a rischio, il lavoro di chi non lo trova. Nel giorno dei nuovi drammatici dati sul Pil il Presidente del Consiglio si preoccupa del Tg3. Il resto, evidentemente, è tutto risolto”, sottolinea il candidato alla segreteria del Pd.
“Berlusconi confonde servizio pubblico con tv di Stato. Il servizio pubblico non può essere un mezzo di propaganda del governo, chiunque sia al governo”. Ignazio Marino ha apprezzato l’invito di Dario Franceschini a mobilitarsi a favore della libertà d’informazione, aggiungendo, però, come sia necessario estendere l’invito e mobilitare tutte le opposizioni insieme ad associazioni, movimenti e sindacati. Poi ha invitato i suoi competitori per la guida del Pd a sottoscrivere un impegno in base al quale, chiunque vinca, la battaglia sul conflitto d’interessi sarà prioritaria. Così come dovrà essere una priorità la denuncia dell’occupazione berlusconiana della Rai, rinunciando a qualsiasi posto e diffidando chiunque a definirsi nominato in ‘quota Pd’ finché perdura questo stato di cose.

Proprio per questo Ignazio Marino, senatore e candidato alla segreteria del Pd, chiede a Franceschini e Bersani di impegnarsi contro la lottizzazione della Rai, e di fare della libertà d’informazione un tema centrale del congresso, «una manifestazione da sola non basta”. E oggi in un’intervista a La Stampa ribadisce: “L’informazione è cruciale in una democrazia, i diritti sono oltre ogni criterio di opportunità. Il Pd deve avere questo coraggio perché in questo Paese controllare i media è diventato sinonimo di successo politico. Il capo del governo è il primo editore del Paese, e il controllo sull’informazione per la destra è una strategia (…) credo sia strategico che il tema dell’informazione sia centrale nel congresso del Pd, perché è centrale per la democrazia italiana”.

E Anna Finocchiaro vede un premier che fa avanspettacolo: “E’ evidente che Berlusconi preferisca l’Italia finta rappresentata dal Tg1, Tg2 e dai telegiornali Mediaset, ma per fortuna c’è ancora chi, in una Rai sempre più berlusconizzata, si preoccupa di fornire un corretto servizio pubblico. Ci auguriamo, in ogni caso, – conclude la capogruppo dei senatori PD – che i media, i quotidiani che hanno ancora voglia di raccontare l’Italia vera e soprattutto il Tg3 continuino a lavorare come sempre hanno fatto”. Gianni Pittella vicepresidente del Parlamento Europeo vede una storia che si ripete con un nuovo editto bulgaro che colpisce “un intero telegiornale della Rai”: il vicepresidente del Parlamento europeo ha tra l’altro dichiarato che “Berlusconi trova addirittura ‘insopportabile’ che l’organo d’informazione di una tv pubblica attacchi il governo con i soldi di tutti, come se non fosse di tutti anche il diritto di conoscere l’operato del governo, anche quando al presidente del Consiglio non fa comodo divulgarlo”.
Va un po’ più a est Giovanna Melandri, responsabile cultura del PD: “Caro Presidente, il mandato della tv pubblica non può essere nemmeno quello di incensare, sempre e comunque, il governo e i suoi ministri qualunque cosa facciano e dicano. Il ruolo della RAI è quello di rappresentare il pluralismo culturale del Paese. Berlusconi, da sempre fieramente anticomunista, preferirebbe forse avere un’informazione pubblica di stile sovietico?”.

Di sicuro già la ottiene su un versante: quello della sicurezza. Il nuovo report dell’Osservatorio di Pavia su “Sicurezza e media” nota la rapida eclissi della criminalità in tivù. Infatti, i telegiornali di prima serata delle 6 reti maggiori (Rai e Mediaset) dedicano agli episodi criminali ben 3500 servizi nel secondo semestre del 2007, poco più di 2500 nel secondo semestre del 2008 e meno di 2000 nel primo semestre di quest’anno. Spiega Ilvo Diamanti su la Repubblica; “Se i fatti criminali sono calati di 8 punti percentuali in un anno, le notizie su di essi, nello stesso periodo, sono diminuite di 20. Ma di 50 (cioè: si dimezzano) se si confronta il secondo semestre del 2007 con il primo del 2009. Più che un calo: un crollo. In gran parte determinato da due fonti. Tg1 e Tg5, che da soli raccolgono e concentrano oltre il 60% del pubblico. Le notizie relative ai reati proposte dal Tg1 in prima serata, dal secondo semestre del 2007 al primo semestre del 2009, si riducono: da oltre 600 a meno di 300. Cioè: si dimezzano. Insomma, per riprendere i propositi del nuovo direttore del Tg1 (poco responsabile di questo trend, visto che è in carica solo da giugno): niente gossip; ma neppure nera. Solo bianca”.
Sarà quell’informazione che alza bandiera bianca che tanto piace a Berlusconi.

Marco Laudonio www.partitodemocratico.it

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