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“No Certosa, no party”, di Massimo Gramellini

Una notizia leggera ma buona, per ricominciare. Il settanta per cento degli italiani vorrebbe trascorrere il Ferragosto a Villa Certosa con il padrone di casa, i suoi cari e le sue care. «Accetterebbe l’invito senza esitazioni», recita testualmente il sondaggio di «Novella 2000». Qual è la buona notizia? Beh, che un trenta per cento di italiani non accetterebbe l’invito. O avrebbe almeno un’esitazione prima di tuffarsi sotto la doccia con Topolanek. Immaginavo fossero molti, ma molti di meno. Colpa dei pregiudizi che mi portano spesso a sottovalutare le risorse morali di questo straordinario Paese. Trenta per cento. Per inciso, più di quelli che votano Pd. Se ne deduce che il Pd non riesce a raggiungere nemmeno tutti gli allergici al Certosismo: figuriamoci gli altri.

Poiché ho deciso di seguire il consiglio del settanta per cento dei lettori, non parlando più di B, e di seguire il consiglio dello stesso B, non parlando più di tutto ciò che rattrista le masse e intralcia la loro propensione al consumo, non mi resta che baloccarmi con quel numero gravido di ottimismo. Trenta per cento. Augurandomi che venga presto ottenuto in altre classifiche. Trenta per cento di italiani che non evadono il fisco. Trenta per cento di italiani che leggono libri. Trenta per cento di italiani che si risvegliano dal torpore e pensano, ridono, piangono e si appassionano con la propria pancia e la propria testa. Mi accontenterei anche del venti, dài.
La Stampa 12.08.09

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