economia

“Bankitalia: gli immigrati non ci tolgono lavoro”, di Felicia Masocco

Gli immigrati non tolgono lavoro agli italiani. Uno studio della Banca d’Italia smentisce il luogo comune e toglie argomenti a chi lo strumentalizza. Al contrario di quanto si pensa, la presenza dei lavoratori migranti si traduce in maggiori opportunità di occupazione per gli italiani più qualificati. Non solo. Un beneficio significativo lo ricavano le donne del nostro paese: grazie a colf e badanti reclutate in massa tra le straniere, recuperano tempo prima impiegato nel lavoro di cura e lo spendono per lavorare.

COMPLEMENTARIETÀ
I ricercatori la chiamano «complementarietà» e si spiega con il fatto che l’arrivo di lavoratori che fanno i tecnici, gli operai o i braccianti, «può aver sostenuto – dice Bankitalia – la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate dagli italiani». Tradotto: gli stranieri fanno lavori umili o che gli italiani non fanno più. Si tratta di mansioni con minore contenuto professionale, svolte per lo più in imprese piccole o meno produttive. «Il 44% degli immigrati è impiegato in occupazioni non qualificate o semi qualificate, a fronte del 15% degli italiani . la percentuale sale al 60% al sud». Una tendenza che si rispecchia nei redditi da lavoro: quelli degli immigrati sono «significativamente inferiori» in media -11%. Ma anche perché – lo dicono altre ricerche – anche a parità di mansione gi immigrati vengono in genere pagati meno. Lo studio si riferisce al 2008, quando nelle regioni del centro e del nord oltre il 75% degli occupati stranieri erano operai, una percentuale più che doppia rispetto agli italiani. Nel mezzogiorno, invece prevale l’agricoltura, il commercio al dettaglio, l’assistenza alle famiglie e il lavoro nel settore alberghiero.

LA POLEMICA
La quota di cittadini immigrati è passata dallo 0,6% del 1991 al 6% di un anno fa. E in cinque le presenza sono raddoppiate raggiungendo la cifra di 3,4 milioni di persone.
I dati diffusi dall’Istituto di via Nazionale rinfocolano la polemica sulle politiche per l’immigrazione. Insorge la Lega Nord con vari esponenti, europarlamentare Mario Borghezio in testa che bolla il documento come «una balla colossale». I leghisti mettono in guardia chi, dentro e fuori il governo avesse in mente un’eventuale sanatoria. Dati «inattendibili» anche per il ministro Maurizio Gasparri. E pensare che un paio di settimane fa uno studio sul diverso costo della vita tra nord e sud sempre a firma di Bankitalia portò dritto dritto alla proposta delle gabbie salariali da parte di governo e maggioranza. «I dati di Bankitalia non possono andare bene soltanto quando confermano le tesi che ciascuno di noi sostiene», attacca il responsabile lavoro Pd Cesare Damiano. «Tutti sanno e vedono con i loro occhi che determinati lavori di bassa qualità professionale e particolarmente faticosi vengono oggi svolti prevalentemente dagli immigrati, senza i quali non sarebbe possibile realizzare molte di queste attività». Sulla «risorsa» immigrati si soffermano tutti i partiti di opposizione insieme ai sindacati, dall’Ugl alla Cgil: «Se vogliamo mantenere un certo livello di produzione, ci sono delle mansioni che ormai devono essere coperte dalla manodopera straniera» dice Kurosh Danesh, coordinatore del Comitato nazionale immigrati Cgil. «Ma siamo di fronte a un quadro politico e a un governo che, invece di basarsi su queste verità del mondo economico e sociale, ragiona sul fenomeno dell’immigrazione solo in termini ideologici».
da L’Unità

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