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“Un mare di indifferenza. La legge del non vedere”, di Iv.Gia

Partiti in 78 dalle coste libiche. Sbarcati in 5 sul suolo italiano. Si è trasformato in un inferno l’ennesimo viaggio della speranza, che ha consegnato al mare ben 73 vittime. È stata una motovedetta della Guardia di Finanza ad avvistare il gommone a largo di Lampedusa. A bordo solo 5 persone, due uomini, due ragazzi e una donna, tutti di origine eritrea. “Siamo partiti 23 giorni fa. Eravamo in 78” spiega uno di loro. Gli altri sono morti.

L’incubo rivive nelle parole dei sopravvissuti. Il ricordo del gommone in deriva e dei compagni morti e abbandonati alle acque del Mediterraneo. L’unica donna sopravvissuta racconta che la prima a morire è stata una ragazza di vent’anni, inghiottita dal mare, poi ricorda solo un crescendo di stenti e dolore, e un bilancio terrificante di vittime, 55 uomini e 17 donne.

“Arrivati in Eritrea dopo un mesi di viaggio, in Libia avevamo atteso il bel tempo. Alla partenza per l’Italia, un uomo stava alla guida del motore ma non era esperto. Ha perduto la rotta quella sera di fine luglio. Ha continuato a vagare fra le onde senza sapere dove puntare. Poi è finita la benzina. Si sentivano solo le onde e i pianti di chi aveva paura. Passata la prima notte e il secondo giorno non avevamo più cibo ne acqua. Si vedevano luci di barche grandi e piccole. Non si fermava nessuno…”. Solo una barca sembra aver avuto pietà di questi fantasmi, stremati dalla fatica. “Ci aspettavamo che qualcuno tendesse una scaletta, una corda…Ma ci hanno dato solo del pane, qualcosa da mangiare e alcune bottiglie d’acqua” giura Habeton, 17 anni, con evidentemente davanti agli occhi la sagoma scura del peschereccio che si allontana.

Un’indifferenza che adesso pesa, che oggi sporca di sangue le mani di chi girò la testa dall’altra parte. I corpi senza vita si adagiavano sul gommone, quasi per ricordare ai superstiti quale sarebbe stato il loro destino. “Non avevamo scelta – racconta la donna piangendo – I morti dovevamo lasciarli andar via in mare”. Conferme arrivano da Malta che ammette di aver avvistato sette cadaveri in acque libiche. Eppure a qualcuno su al Viminale, 73 morti e la testimonianza di un governo estero non sembrano sufficienti. Lo scetticismo del ministro Maroni e dei suoi hanno tanto il sapore della colpa, di chi sente di aver giocato, con la linea dei respingimenti, un ruolo importante in questa, come in altre tragedie.

In particolare il partito di Maroni, la Lega Nord, ha affiancato alla disumane scelte politiche, un becero senso dell’umorismo. È il figlio di Umberto Bossi, Renzo, ormai celebre per le sue bocciature plurime, a farsi promotore di “Rimbalza il clandestino”, il videogame presente sulla pagina Facebook della Lega. Scopo del gioco è affondare le barche degli immigrati, dimostrando così di essere un “vero leghista”. E mentre Bossi jr. passava la giornata a cliccare sulle barche che si avvicinavano alle coste italiane, decine di esseri umani perdevano la propria vita, questa volta senza la possibilità di cliccare sul tasto “restart”. E in fondo questa assurda e vergognosa trovata del rampollo di casa Bossi è la metafora perfetta per le scelte di Berlusconi: le politiche d’immigrazione non sono altro che un gioco, un contentino dato alla Lega in cambio della fedeltà al capo supremo. Che importa se le persone muoiono?

Dario Franceschini, segretario del Partito Democratico commenta così i fatti di ieri: ”Provo orrore davanti al racconto dei cinque eritrei sopravvissuti al lungo viaggio disperato verso l’Italia. Una nuova terribile strage nei nostri mari. Se, come tutto lascia prevedere, ci sarà la conferma dei 75 annegati, dei venti giorni passati alla deriva nella battutissima e sorvegliatissima zona del canale di Sicilia si porranno terribili domande. Una cosa e’ il contrasto all’emigrazione clandestina tutt’altra e’ il mancato rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali, dell’obbligo al soccorso in mare a chi rischia la morte”. E riprendendo le parole di Laura Boldrini, portavoce italiano dell’Unhcr, invita a “riflettere tutti sul richiamo della responsabile italiana dell’Unhcr quando sottolinea come il mancato soccorso dimostri come sia passata l’idea che, per usare le sue parole, ‘Chi arriva via mare e’ un vuoto a perdere’. L’Italia, tutti noi non possiamo girare la testa dall’altra parte davanti a simili tragedie. Il governo deve riferire rapidamente e chiarire in Parlamento quello che e’ successo”.

Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale aggiunge: “A questo punto il governo ha la responsabilita’ di chiarire al piu’ presto questa vicenda nei suoi aspetti interni ed internazionali. Se le testimonianze risulteranno confermate dovremo vergognarcene tutti e qualcuno dovrà risponderne”

Gli fa eco Giuseppe Fioroni, responsabile Educazione del PD”La morte di tanti immigrati in mare è una tragedia che non deve lasciare indifferenti le coscienze degli italiani. Aiutare chi soffre o è in pericolo di vita è un dovere e dà la cifra della civiltà di un Paese. L’indifferenza e la paura che l’introduzione del reato di immigrazione clandestina sta generando non ci fanno onore.

Anche il deputato Matteo Mecacci afferma: “Solo grazie al caso che ha consentito ad alcuni dei naufraghi di giungere a terra, abbiamo avuto notizia oggi di questo ennesimo tributo di sangue versato nel Mediterraneo e che probabilmente si verificano con grande frequenza. Di fronte ai volti impauriti e stremati di chi invoca pietà umana ed è colpevole solo di cercare una vita e un futuro migliori, spesso fuggendo da conflitti armati e alla fame, viene da chiedersi come sia possibile che la maggioranza del Parlamento italiano possa proclamare ad oltranza la difesa della vita, e poi possa assistere, cinica e passiva, di fronte a decine, centinaia e forse migliaia persone che affogano disperate nei nostri mari”.

Anche la Conferenza Episcopale Italiana ha parlato di “grave offesa contro l’umanità” e nel numero di oggi di Avvenire ha denunciato la palese indifferenza di “guarda morire”. Monsignor Bruno Schettino, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e arcivescovo di Capua percepisce “un senso di povertà dell’umanità, non c’è attenzione verso l’altro, verso gente che e’ in fuga dalla guerra, dalla miseria, dalla poverta’ in cerca di serenità e di pace. E’ una morte assurda donne bambini innocenti gettati in mare, e’ il senso dell’uomo che decade, urge l’impegno dei cristiani di attivarsi concretamente verso coloro che soffrono, il problema è umano prima che politico”. Rispetto al problema dell’immigrazione cosi’ come esso si presenta oggi nel nostro Paese “come educatori di umanità e di umanesimo dovremmo essere propositivi, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, nel senso di una vera accoglienza verso i poveri. Davanti al povero bisogna inchinarsi. Il tema dell’accoglienza riguarda cristiani e non cristiani, l’umano è sempre umano”.
da www.partitodemocratico.it

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