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“J’accuse della CGIL: altro che ripresa Un milione di posti di lavoro a rischio”, di Bianca Di Giovanni

In primavera finirà la cassa integrazione per centinaia di migliaia di lavoratori. L’emergenza lavoro resta. Sindacati d’accordo, ma ancora divisi sull’unità. Consumatori: se manca il lavoro, diminuiranno anche i consumi.
Dopo le stime rosee di Ben Bernanke, arrivano i numeri – nudi e crudi – sull’economia italiana. «La dinamica negativa del Pil, con un -6% nel 2009, ed il passaggio del tasso di disoccupazione dal 6,3% al 9,4% quest’anno ed al 10,3% nel 2010 comporta tra gli 800mila ed un milione di posti di lavoro a rischio sino alla metà dell’anno prossimo». A sfornare le cifre è il segretario confederale della Cgil Agostino Megale sulla base delle stime dell’Ires, Istituto di ricerche economiche. L’altroieri dal simposio dei governatori centrali di Jackson Hole erano filtrati annunci cautamente positivi, mentre l’Ocse faceva sapere che di lì a poco avrebbe rivisto in positivo le stime di crescita.

Ma un conto sono le percentuali, i trend, le slide, altro è la realtà del dopo recessione. Per lavoratori e imprese vuol dire ancora sofferenza, ancora rischi altissimi di perdere tutto. L’autunno sarà «pesante», con «una situazione più grave e preoccupante rispetto a quanto avvenuto sin qui», aggiunge Megale. Per questo la Cgil ha chiesto (e aspetta ancora) l’apertura di un tavolo sulla crisi, con la convocazione delle parti sociali già in settembre. La preoccupazione è comune a tutte le sigle sindacali, tanto che raffaele Bonanni parla di «colpi di coda» della recessione e Luigi Angeletti ricorda che il Paese «è in ginocchio, quindi la ripresa non sarà facile». Partendo da qui Megale lancia il suo appello all’unità con Cisl e Uil. «Di fronte alla crisi – dichiara il segretario – il sindacato deve recuperare la sua unità per scendere in campo e incalzare unitariamente il governo». Sul fronte politico l’esponente Pd Cesare Damiano schiera il partito sulle stesse «barricate» dei tre Confederali, fornendo un sostegno all’unità. Ma su quel punto la replica è fredda, quasi piccata. «Noi siamo già mobilitati, ma sulla responsabilità», risponde Bonanni. «Unitariamente dobbiamo fare quello che siamo chiamati a fare – ribatte più duro Angeletti – e cioè gli accordi, con le imprese e insieme a noi». Insomma, su quel fronte il cammino è ancora lungo: ma il sasso è lanciato. E non è detto che proprio la crisi non finisca per unificare quello che governo è confindustria hanno puntato fin dall’inizio a separare.
un milione

Ma come si arriva a quel milione di posti a rischio? «In autunno scadranno tante cig ordinarie e rischiano di esaurirsi le 52 settimane senza che il governo abbia accolto la nostra richiesta di estensione a 104 settimane – spiega Megale – Ad oggi le persone coinvolte nella cig risultano essere oltre 770 mila nei primi sei mesi dell’anno, più di 360 mila quelle che hanno chiesto l’indennità di disoccupazione, ossia più dell’intero 2008». L’Italia se la cava peggio dei suoi partner europei anche per i risicati interventi da parte del governo a sostegno della domanda e dei consumi. «Con 4 miliardi di euro investiti – conclude Megale – non si esce dalla crisi nè dalla recessione». Servirebbe un piano che raddoppi la cig, allarghi gli ammortizzatori anche a chi non li ha (come i co.co.pro) e abbassi le tasse su lavoro e pensioni.
L’emorragia di posti di alvoro mette a rischio anche i consumi e il reddito disponibile per le famiglie. A calcolare l’effetto del milione di posti in meno sono Federconsumatori e Adusbef, che parla di un taglio di 980 euro all’anno per le famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati con una ricaduta sui consumi pari a circa il 3%. Nello specifico, in media le famiglie eprderanno 580 euro annui, ma il calo per quelle a reddito fisso e per i pensionati sarà quasi doppio.
L’Unità 23.08.09

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