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“O vince lo Stato o vince la mafia, Veltroni a Fondi chiede legalità”, di Claudia Fusani

La visita dell’esponente Pd nel comune laziale che fa i conti con pesanti infiltrazioni mafiose e 17 arresti. «C’è una richiesta di scioglimento di un anno fa. Non assumerla è una grave anomalia». Lo Stato arriva a Fondi infiltrata dalle mafie ma che il governo non vuole sciogliere. Ci sono già arrivati i prefetti, la magistratura (quella di Roma, quella locale no), le forze dell’ordine, anche il ministro dell’Interno. Ma non è bastato. Lo Stato arriva a Fondi in un pomeriggio di fine agosto così caldo e umido che quasi ti stordisce. Si muove tra strade vuote, facce che sbirciano di sottecchi dalle finestre, incontra le associazioni antimafia e di categoria nel segreto di un ristorante che, unico, mette a disposizione una sala e acqua fresca perché nessuno si fida a parlare in pubblico. Dà appuntamento agli altri cittadini di fronte a una casa comunale chiusa e sbarrata, occupa una piazza con uno stratagemma perchè il sindaco Luigi Parisella (Pdl) ha vietato l’uso delle piazze per i comizi. Non ci si crede ma è così: piazze vietate. Lo stratagemma è che lo spazio davanti al municipio appena costruito è ancora senza nome e per questo sfugge all’ordinanza comunale.
O L’ITALIA O LA MAFIA

Lo Stato arriva a Fondi con la bandiera Pd e le facce di Walter Veltroni, da due settimane membro della Commissione Antimafia, della capogruppo Laura Garavini, di Pina Picierno e di Luisa Laurelli, presidente della Commissione legalità della regione Lazio. «La mia prima uscita – precisa Veltroni – ho voluto che fosse qui perchè questa è una battaglia esemplare, non di una parte politica: a Fondi o vince l’Italia o vince la mafia». Quella di Fondi è una storia sporca che pochi vogliono raccontare.Il prefetto di Latina Bruno Frattasi ha chiesto un anno fa lo scioglimento del comune perché infiltrato dalle mafie, dal Mof, il mercato ortofrutticolo più grande del sud Europa, agli appalti, dall’edilizia pubblica alle pompe funebri passando per le imprese di pulizie. In 500 pagine ha spiegato come qui non ci sia una mafia che uccide ma la mafia che fa affari, ricicla danaro, apre e chiude attività commerciali, strozza il mercato. Dopo qualche tentennamento il ministro dell’Interno ha chiesto lo scioglimento (febbraio 2009) e, come se non bastasse, il 6 luglio la procura antimafia di Roma ha arrestato 17 persone, capoclan della ’ndrangheta, l’ex assessore ai Lavori pubblici, il comandante dei vigili urbani e il suo vice, i capi dipartimento dei lavori pubblici e delle attività produttive. Il cuore della vita di un paese. Di fronte a questo evidente sfracello, il consiglio dei ministri non ha sciolto l’amministrazione comunale. Ha rinviato. «Sulla base di che cosa?», chiede Veltroni guardando in faccia una piazza che lentamente si riempie di volti che hanno meno paura di esserci («sono emozionato – dice un maestro – ma non faccia il mio nome, sa, poi a scuola…») e di orecchie che hanno voglia di ascoltare («oggi mi sento meno solo» dice uno studente). «Perché qualche ministro deve difendere chi gli ha procurato voti? Vengano qui a dirlo», insiste Veltroni. Alla fine saranno più di quattrocento persone, tantissime rispetto alle premesse. Hanno paura di dire come si chiamano. Ma intanto sono qui. «C’è anche qualcuno di destra» fa notare una signora con la figlia. Tante donne. Come sul palco, donne che dicono no alla mafia. Bruno Fiore, coordinatore locale del Pd, uno che finora ha combattuto quasi da solo giorno per giorno sul posto la battaglia di Fondi, propone di intitolare la piazza «galeotta» a Falcone e Borsellino. E chiede «progetti scolastici sulla legalità». Alla fine parte l’Inno d’Italia, tutti in piedi, a cantarlo. Anche un po’ commossi. È in gioco la legalità di un paese, mica solo una bandiera. Non si fa vedere il sindaco. Meno che mai il ras locale, il senatore Claudio Fazzone (pdl). Per loro queste sono solo storie. Al massimo qualche mela marcia. Forse.
L’Unità 23.08.09

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