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Giuristi, appello per la libertà di stampa “Vogliono silenziare l´opinione pubblica”, di Vladimiro Polchi

Costituzionalisti, premi Nobel, esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. E moltissimi cittadini: circa 30mila in poche ore. È un´ondata d´adesioni all´appello in difesa della libertà di stampa lanciato sul sito internet di Repubblica dai giuristi Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky: «La citazione in giudizio per diffamazione – scrivono – è interpretabile solo come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l´opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un´eccezione della democrazia».
All´appello dei tre giuristi aderiscono in tanti, tra politici, registi, storici e scrittori: Dario Franceschini, Dario Fo, Franca Rame, Bernardo Bertolucci, Andrea Camilleri, Carlo Verdone, Vittoria Cabello, Fabrizio Gifuni, Francesca Comencini, Giulio Scarpati, Pierfrancesco Favino, Ascanio Celestini, Angelo Barbagallo, Marco Risi, Davide Ferrario, Sandro Veronesi, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Domenico Procacci, Enrico Deaglio, Francesco Rosi, Carla Fracci, Beppe Menegatti, Ornella Vanoni, Gabriele Salvatores, Angela Finocchiaro. E ancora, Carlo Ginzburg, Rosario Villari, Tullio Gregory, Corrado Stajano, Giovanni De Luna, Miguel Gotor, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Ottavia Piccolo, Licia Maglietta, Carlo Freccero, Enrico Bertolino, Dori Ghezzi, Monica Guerritore, Ferzan Ozpetek, Milva, Marco Bellocchio, Giuseppe Montesano, Teresa De Sio, Maurizio Nichetti, David Riondino, Franco Battiato, Saverio Costanzo, Carlo Degli Esposti, Massimo Ghini, Ettore Scola, Furio Colombo, Giacomo Marramao, Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Valerio Mastrandrea, Alessandro Gassman, Paolo Sorrentino. Maurizio Crozza aderisce e osserva: «La mia solidarietà va a Silvio Berlusconi. Dove s´è mai visto un giornalista che pone domandi irriverenti al capo del governo? Un bravo giornalista non assume iniziative, un bravo giornalista scrive sotto dettatura».
Non solo. A criticare l´attacco del presidente del Consiglio a Repubblica sono anche i costituzionalisti. «La sua denuncia – sostiene Michele Ainis, docente di diritto pubblico a Roma Tre – minaccia il ruolo proprio della libera stampa, che è quello di essere antagonista rispetto al potere costituito e cane da guardia del governante di turno. Un giornalista organico al “principe” è una sorta d´ossimoro». Sulla stessa linea, Stefano Merlini, costituzionalista a Firenze: «I giornalisti hanno non solo il diritto ma anche il dovere di informare. E questo dovere si adempie anche ponendo domande scomode a chi esercita funzioni pubbliche. I politici, a differenza dei comuni cittadini, possono essere chiamati a rispondere dei loro comportamenti anche privati, in quanto di interesse per gli elettori. Le domande poste da Repubblica, seppure orientate in una precisa direzione, non possono rappresentare una lesione della privacy del premier».
La Repubblica 29.08.09

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