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«Quando l’etica diventa merce di scambio», di Ivana Giannone

Laicità e diritti a 360 gradi sul palco di Genova. Franco: “Il Governo rispetti la Costituzione. No alle leggi portate in dote”.

Dal testamento biologico alle unioni civili, dalla legge sulla fecondazione assistita al rapporto fra Stato e Chiesa. In una parola: Laicità. È questo il tema della nona puntata di “Parole Democratiche”. Sul palco di Genova voci e posizioni diverse. Dal deputato cattolico Enzo Carra, al candidato alle primarie 2006 Ivan Scalfarotto, famoso per la sua battaglia in difesa dei diritti degli omosessuali, passando per Vittoria Franco, responsabile Pari Opportunità del PD. Presenti anche Maria Antonietta Coscioni, moglie di Luca Coscioni e deputata radicale e il presidente dei giuristi cattolici, Francesco D’Agostino.

Sotto lo sguardo attento ed obiettivo del giornalista di El Pais, Miguel Mora, si parte analizzando la matrice di tutto, il rapporto fra Stato e Chiesa, che secondo la senatrice Franco deve rifarsi alla Costituzione, “all’articolo 7 che stabilisce che ognuno dei due sia indipendente e sovrano nei suoi limiti”. Una disposizione che spesso non è stata seguita fedelmente, ad esempio “quando la Chiesa ha chiesto un’interrogazione parlamentare sulla messa in commercio della RU486 voluta dall’AIFA e Gasparri ha subito esaudito la richiesta; oppure quando di fronte alla sentenza sull’ora di religione, la Gelmini ha fatto ricorso in nome dei principi cattolici”. Lo stesso Berlusconi, in rotta col Vaticano per quanto riguarda le politiche d’immigrazione, le sue discutibili abitudini sessuali e gli attacchi all’Avvenire, sta adesso giocando la carta della “difesa della vita” in cambio di una perdonanza che la Santa Sede non sembra disposta a concedere. Si tratta di quei provvedimenti che la responsabile per le Pari Opportunità definisce “leggi portate in dote” e che rischiano di danneggiare un’intero paese in nome degli interessi di un singolo, del solito singolo.

È il caso della legge sul testamento biologico, bloccata e osteggiata in tutti i modi dalla maggioranza come ricorda Maria Antonietta Coscioni: “Hanno voluto che le discussioni su questo argomento iniziassero di sera tardi, quando non c’era più nessuno, e a porte chiuse”. Tutto questo per evitare l’approvazione di un testo che si rifaccia alla Costituzione, lì dove si dice che l’individuo ha diritto scegliere a quali trattamenti sanitari sottoporsi o meno. Punto su cui non è d’accordo il prof. D’Agostino che sottolinea “l’incapacità del malato a decidere in un momento in cui a causa della malattia è debole e vulnerabile”. Una prospettiva aspramente contestata dal pubblico in sala e confutato dalla Franco che aggiunge: “Tenga presente che il testamento biologico viene firmato non in punto di morte ma nel momento in cui si è nel possesso di tutte le facoltà. Inoltre va rinnovato ogni tre anni e viene stilato sotto la guida del proprio medico”. In quella che rischia, a torto, di diventare una guerra fra cattolici e laici arriva una precisazione: “Non è questione di credenti o non credenti, al massimo lo scontro è fra laici e clericali”.

Uno scontro che a macchia d’olio si estende a tutti i temi etici. Come ad esempio il matrimonio fra persone dello stesso sesso e la lotta all’omofobia. Ivan Scalfarotto dice: “A me qualcuno deve spiegare perché in Italia non si può parlare di matrimoni tra omosessuali, vorrei sapere perché si nega un diritto che è ordinaria amministrazione in tutto il mondo a cui noi apparteniamo. La Francia, la Danimarca, la Svezia, l’Olanda e anche la cattolicissima Irlanda si sono date delle leggi e qui questo non si fa. Io penso che uno stato laico è uno stato che riconosce che tutti i cittadini sono uguali e che non può esistere se non secondo ragionamenti non dogmatici che spiegano perché a un cittadino è privato l’accesso all’istituto giuridico, perché a un cittadino che paga il 100% delle tasse viene detto che non perché quel singolo cittadino specificamente ha quelle caratteristiche soggettive per accedere a un determinato istituto giuridico, ma gli si dice che poiché appartiene ad una categoria alla quale appartiene indipendentemente dalla sua volontà, quel cittadino non può accedere a taluni istituti giuridici in questo paese. Questo ha un nome, si chiama apartheid”. Di qui lo scambio di idee con Carra che evidenzia come “alle leggi vanno collegati i valori”. E la replica del candidato alle primarie dell’Unione che si chiede “quali interessi si tutelano negando un diritto?”

Molte le testimonianze di vita vissuta. Come quella di Rita De Santis, presidente dell’associazione genitori di omosessuali. Con la voce quasi rotta dall’emozione e probabilmente dalla rabbia racconta di “un figlio tornato a casa accoltellato” e rivendica “il diritto di amare per mio figlio che non è un rifiuto della società”. E al professor D’Agostino, che poco prima aveva rivendicato il primato della famiglia tradizionale, ribatte: “Qual è la famiglia tradizionale? Quella del Family Day e di Berlusconi che poi fa quello che fa?”.