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“Allarme Ue: in Europa 20 milioni senza lavoro”, di Marco Zatterin

La Cgil :«nonostante il grande ricorso alla cassa, l’occupazione continua a diminuire». Le previsioni degli uomini di Epifani puntano verso «il passaggio del tasso di disoccupazione dal 6,3% al 9,4% quest’anno ed al 10,3% nel 2010». Ovvero «sino a un milione di posti a rischio sino alla metà dell’anno prossimo».
Purtroppo questa volta gli economisti ci hanno azzeccato. All’inizio dell’anno avevano detto che la crisi globale avrebbe portato la disoccupazione europea verso il 10% e così è stato. Ieri Eurostat ha diffuso i dati relativi a luglio: nel complesso dei paesi dell’Ue i senzalavoro sono 21,7 milioni, 5,1 milioni in più rispetto allo scorso anno. In percentuale siamo al 9,5% della popolazione attiva per la zona della moneta unica, il dato peggiore dal maggio del 1999. Nella media dei ventisette si scende al 9%, cifra che non si toccava da cinque anni e tre mesi. Il dato peggiore in Spagna, che ha il 18,5 % di disoccupati, percentuale che sale 38,4% tra i giovani che hanno meno di 25 anni.
Il timore è che la vetta non sia ancora raggiunta. C’è allarme fra i sindacati e inquietudine si registra anche nella sinistra continentale dove Poul Nyrup Rasmussen, presidente del partito Socialista europeo, prevede che a fine 2010 saranno in 28 milioni quelli privi di un posto di lavoro e, per questo, auspica che i governi (per lo più di centrodestra) prendano delle decisioni concrete per le fasce sociali più vulnerabili. Oggi il tema sarà fra quelli sul tavolo del vertice informale dei ministri finanziari a Bruxelles.
L’incognita è chiara. La Bce ritiene che la disoccupazione potrebbe aumentare anche in un contesto di ripresa economica dal momento che «è un indicatore sfasato». In Germania il presidente della Bundesbank Axel Weber ritiene che l’esercito dei senzalavoro crescerà nel suo paese «quando l’orario ridotto volgerà al termine» e questo «potrebbe pesare sui consumi». E’ il nocciolo della questione. Mentre tutti gli indicatori suggeriscono che il fondo sia stato toccato e che la ripresa possa ricominciare, la diminuzione della domanda potrebbe ritardare il miglioramento, se non peggio.
Si vedrà. Eurostat, intanto, affida alla Spagna la maglia nera europea, con il 18,5% di disoccupati. Il governo socialista di Zapatero sta affrontando la piaga ricorrendo alle casse pubbliche, cosa che ha contribuito a far schizzare il deficit al 4,69% del pil nel mese di luglio. Senza troppi risultati, visti i numeri.
Vanno male Regno Unito e Irlanda. In Germania il tasso migliora per il secondo mese consecutivo, buon segno per la locomotiva che tutti attendono L’Italia se la cava con danni limitati, anche se il dato diffuso ieri (7,4%) riguarda il primo quadrimestre e non è rappresentativo. L’Istat ha segnalato che l’occupazione nelle grandi imprese ha fatto registrare un segno negativo del 4,2% in un anno e nelle industrie il dato è salito al -9,7% al netto della cassa. Non c’è il livello assoluto, ma si pensa sia più elevato di quello denunciato dai tecnici Ue. «Posta la rilevanza dell’economia sommersa nel vostro paese – ha spiegato una fonte di Bruxelles -, il bilancio non dovrebbe essere tragico».
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi vede rosa. «Nonostante la grande base occupazionale manifatturiera – ha dichiarato – l’Italia ha contenuto gli effetti della crisi sull’occupazione. Il Cnel stima che 800 mila posti di lavoro siano stati salvati grazie agli ammortizzatori sociali con i quali il lavoratore conserva il rapporto di lavoro anche quando è costretto all’inattività». Adesso, ha aggiunto, «si tratta di collegare maggiormente i sussidi a formeche garantiscono il mantenimento delle competenze e dell’occupabilità del lavoratore».
Non la pensa così la Cgil, per la quale «nonostante il grande ricorso alla cassa, l’occupazione continua a diminuire». Le previsioni degli uomini di Epifani puntano verso «il passaggio del tasso di disoccupazione dal 6,3% al 9,4% quest’anno ed al 10,3% nel 2010». Ovvero «sino a un milione di posti a rischio sino alla metà dell’anno prossimo».
La Stampa 02.08.09

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