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“Veltroni punge Bersani: vuole aprire all’UDC”, di R. d’A.

Fassino: “tutte le decisioni assunte su proposta del segretario Franceschini”.
Nel caos della ripresa degli incontri dopo la pausa estiva, i tempi stringono e le regionali di primavera sembrano alle porte. Il Pd, che va districandosi tra gli eventi contingenti e le posizioni da assumere, in attesa di conoscere quale sarà la forma che uscirà dalle urne delle primarie, comincia a prendere le prime decisioni, fissa le scadenze, e la linea veltroniana delle primarie per i candidati cede il posto alle alleanze larghe, con primarie non più di partito.
Si tratta della strategia già proposta da Pierluigi Bersani, ieri sposata all’unanimità dalla direzione allargata agli altri due rappresentanti delle mozioni alternative a quella di Franceschini. Se alleanze andranno fatte, non si potrà imporre ai partiti che correranno col Pd il proprio candidato. Piuttosto, lì dove sarà necessario, si faranno le primarie tra i candidati proposti dai diversi partiti.
Una decisione che trova tutti concordi, ma in modo particolare Bersani e i suoi, che la leggono come l’inizio del tramonto del bipolarismo allaVeltroni. Una lettura che irrita Piero Fassino, coordinatore della mozione-Franceschini, ma soprattutto lo stesso ex leader pd, che tira fuori la sua versione.«Franceschini e Bersani hanno prospettive politiche abbastanza diverse è l’interpretazione veltroniana-. Franceschini diciamo che è più bipolarista. Bersani più legato a un’idea di Pd, propenso a un sistema di alleanze, come in passato. E con lui che sarebbe più probabile un avvicinamento all’Udc».
Anche Fassino replica piccato a chi mette il cappello sulla scelta della direzione.
«Tutte le decisioni della direzione del Pd sono state assunte su proposta del segretario Franceschini con piena condivisione da parte di tutti i partecipanti alla riunione», sottolinea. «In particolare vi è stato pieno accordo sul percorso di preparazione alle elezioni regionali del 2010, attraverso primarie di coalizione dove necessarie e alleanze di governo larghe e credibili. Appare per questo un po’ curioso che una singola mozione cerchi di mettere il cappello su decisioni comuni».
Sdrammatizza l’ala bersaniana, che mette a segno il colpo e vanta di decentrare il potere, conferendo alle realtà locali il potere decisionale sulle alleanze e sulle eventuali primarie per le candidature.
Di certo nelle realtà locali c’è gran fermento. Ed è lì che cerca consensi anche il documento trasversale diVannino Chiti, che denuncia i limiti di tutte le proposte in campo e cerca di “salvare il Pd”. «Penso che ci sia un campo di alleanze possibili su cui bisogna lavorare. Ma le alleanze devono essere fatte sul sì e non sul “nî”», spiega per cominciare. E tutti i partiti alternativi alla maggioranza sono possibili compagni di strada. Mal’importante restano le «priorità programmatiche». Tensioni dunque, con le presenze “ingombranti” per il partito, come quella di Bassolino, in continua polemica dopo le voci che lo rivogliono sindaco di Napoli. Il Pd verso un sistema di larghe intese.
Avvenire 02.09.09

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