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“A chi è in mutande ora offrono gli utili futuri”, di Bruno Ugolini

E’ un’Italia che stenta ad apparire. È quella degli insegnanti precari che ad esempio a Roma una bella mattina si sono messi in mutande. Oppure quella di altri professori che a Benevento hanno trascorso giorni e notti su un terrazzo. È l’Italia dell’operaio Guido di Imola che a nomedi tutti i suoi compagni dellaCNH(CaseNewHolland) ha scelto lo sciopero della fame. Mentre altri operai salivano sui tetti della Esab saldature di Mesero, nel Milanese. Simili, inusuali forme di lotta alla Vallecrati di Cosenza o, nelle Marche, alla Cobrim e alla Novico. Per finire con la Montefibre di Acerra. È il diffondersi d’iniziative, alla disperata ricerca di visibilità. Quasi fossero spinti dai suggerimenti di Videocracy, il documentario presentato a Venezia da Erik Gandini: «Basta apparire ». Altri lavoratori seguono strade più tradizionali come nel gruppo Tecnosistemi o alla Lasme di Melfi o alla Metalli Preziosi e alla Lares nel Milanese. C’è molto silenzio attorno a questa parte del Paese. Èanche il frutto della campagna del premier per condizionare la stampa. Una gigantesca distrazione di massa, concentrata sui suoi problemi erettili. Appare chiaro che c’è uno stretto legame tra l’attacco ai diritti dell’informazione e l’attacco ai diritti del mondo del lavoro. Ovverosia sulle scelte economico-sociali per fronteggiare una crisi non certo dissolta. Non sono cose diverse e contrapposte. Oltretutto lo stesso governo a questa Italia malmessa che cosa propone, quale considera come problema prioritario? La partecipazione di operai e impiegati agli utili.Unaproposta forse interessante ma in altri periodi e certo non un’offerta a quei tanti che stanno più o meno metaforicamente in mutande. Gente che quella parola fondamentale, «partecipazione », vorrebbe davvero metterla in pratica nel corso di tempeste aziendali di cui non conoscono nulla. Sono solo considerati oggetti di cui bisogna disfarsi. È stato tra gli altri un docente della Bocconi come Roberto Perotti, a spiegare sul Sole-24 ore che parlare di partecipazione agli utili se l’azienda va male è come legare mani e piedi dei lavoratori ad una barca che affonda. «Ne sanno qualcosa i lavoratori della Enron che avevano investito i propri risparmi pensionistici quasi esclusivamente in azioni Enron e quando fallì l’azienda persero la pensione oltre al posto di lavoro». C’è del resto, in questo gran casino, chi inventa giochi sadici. È successo a Varese. Secondo la Cgil locale solo qui 30mila sono in Cassa integrazione, 1500 in mobilità, 1452 aziende coinvolte da crisi. Ebbene i supermercati Tigros hanno lanciato una lotteria con in palio dieci posti di lavoro. E qualcuno ha osservato: se anche per lavorare adesso si fanno estrazioni tipo Superenalotto a che cosa serve dedicare la vita allo studio, accumulare esperienze professionali, compilare un curriculum?
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L’Unità, 7 settembre 2009