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“Scuola, i frutti avvelenati della riforma Gelmini”, di Maristella Iervasi

Matteo è entrato a scuola emozionato e sudato per il peso dello zaino sulle spalle. Ha abbracciato i suoi compagni e ha “cercato” i suoi insegnanti. Ma quella di francese della media “Garibaldi” di Genzano alle porte di Roma, non si è presentata. Primo “buco” d’ora a scuola. Per colpa del pasticciaccio Gelmini-Tremonti. Cattedre vuote e sforbiciate di bidelli, meno materie e taglio di ore. Ecco la scuola del rigore e del merito decantata dalla maestra unica dell’Istruzione. E questo non è che il primo assaggio.
La campanella suonerà ufficialmente per gli oltre 6milioni di studenti lunedì. Solo una piccola parte è già tornata tra i banchi: chi già ieri chi lo farà giovedì, con grande disagio per le famiglie italiane per via della chiusura della mensa e dell’orario ridotto di lezione a causa dell’anticipo rispetto al calendario scolastico regionale.
Insomma, come non mai la scuola riapre nel caos. Le graduatorie sono pronte ma la nomine dei docenti in molte città sono ancora in corso. Per alcune tipologie di posti c’è il rischio che la copertura slitterà a ottobre, è il caso degli insegnanti di sostegno. Non solo. C’è chi ha riaperto le scuole con solo 4 bidelli su oltre 500 alunni-adolescenti. Presidi che dovranno fare i conti con la sorveglianza scoperta tutto l’anno, perché hanno più sedi scolastiche che collaboratori scolastici. Classi-pollaio, fino a 30 alunni anche in presenza di studenti con disabilità alle infanzia come alle superiori, dove la riforma dei licei scatterà dal 2010.
I frutti “avvelenati” della riforma Gelmini stanno venendo al pettine. La Scuola pubblica non sarà più la stessa: né quella dei bambini né quella degli studenti-adolescenti, fino ai ragazzi delle superiori. Nulla di immutato invece per le private, il governo ha deciso di non minarle. Anzi, le finanzia.
Restaurazione del maestro unico-prevalente alle elementari nonostante il non gradimento delle famiglie italiane e la disobbedienza all’imposizione delle 24 ore. Ovunque meno ore di lezione docenti costretti a fare i tappabuchi su più classi. Materie nuove che entrano di autorità nel curriculum come un’ora di l’Approfondimento alle medie che non si sa a chi far svolgere. E tante magagne ancora aperte, come il drammatico scenario dei 25mila precari “invisibili” e l’assenza fino ad oggi del modello didattico d’indirizzo del primo ciclo (infanzia, elementari e medie), utile per uniformare sul territorio la didattica, dopo l’accetta sulle compresenze, la cancellazione del cosiddetto “modulo” e la rinconduzione di tutte le cattedre a 18 ore. Ma per la Gelmini va tutto bene: “In autunno non ci sarà un’altra Onda” ha più o meno dichiarato di recente, snocciolando la sua litania sull’istruzione fatta di rigore e grembiulini.
L’ammazzacattedre. Il ministro “ombra” dell’Istruzione ha accettato i tagli decisi da Tremonti senza muovere un dito. Almeno la Moratti minacciava le dimissioni. Lei no, ligia al suo rigorismo ha lasciato le scuole vicine alla bancarotta: in cassa solo pochi spiccioli utili per acquistare la carta igienica al discount. Solo dopo le mille proteste ha deciso di concedere qualcosa: risolto il nodo delle visite fiscali (le pagheranno le Asl e non più le scuole) e forse anche le supplenze brevi per i primi giorni di scuola saranno salve (le pagherà il ministero).
L’accetta sulla scuola. 42.100 insegnanti in meno da subito. Stessa cosa per 15 mila Ata (di cui 10mila bidelli). La mannaia sull’istruzione e il personale è lungua un triennio. Il risparmio complessivo a cui Tremonti tiene come l’osso è di 87mila docenti e 44mila Ata. Nei prossimi due anni la scuola perderà altri 20mila docenti e 15mila Ata.
Le mobilitazioni. Se settembre è incandescente, l’autunno si annuncia bollente. I sit-in e le proteste anti-Gelmini già sono in atto in tutta Italia. Giovedì 10 la Flc-Cgil si incatenerà sotto il ministero per la questione dei precari “invisibili” lasciati fuori dalla scuola e per ribadire l’esigenza di una marcia indietro sui tagli alla scuola. Anche il sindacato Gilga sarà in piazza. Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil non esclude la proclamazione di uno sciopero nazionale.

L’Unità, 8 settembre 2009

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Consigliamo sull’argomento anche la lettura di questi tre articoli, da L’Unità e da Repubblica.

“Scuola, i precari di Formigoni avranno lo stipendio, gli altri no”, di Ma. Ge.

A casa, senza lavoro, ci resteranno in 25mila. Venticinquemila precari espulsi dalla scuola, grazie alla gestione Gelmini-Tremonti.
Che si tratti di una vera e propria valanga di disoccupati comincia ad essere chiaro anche al Pdl. E almeno al Nord Formigoni tenta di correre ai ripari. Con un accordo speciale, firmato oggi dalla Regione Lombardia e dal Minsitero di Maristella Gelmini che lancia una ciambella a circa 1500-2000 precari perdenti posto di lavoro.
Almeno loro, dovrebbero continuare a ricevere lo stipendio. Lo scorso anno hanno avuto un contratto annuale, per insegnare. Quest’anno, come gli altri 23mila, si sono ritrovati senza nulla. E, nonostante le proteste, nemmeno loro riotterranno il loro posto di lavoro. “Verranno impiegati in progetti relativi all’accompagnamento, orientamento, reinserimento e sostegno”, spiega l’accordo stretto dal presidente della Regione con la ministra di Berlusconi. E il lavoro svolto oltre ad assicurargli il 100% dello stipendio consentirà loro anche di ottenere il punteggio previsto per le graduatorie come se avessero svolto una supplenza annuale.
La Regione Lombardia contribuirà con 15 milioni di euro, il ministero coprirà il resto. «È un accordo molto importante con cui raggiungiamo due obiettivi – ha spiegato il ministro Gelmini – garantiamo lo stipendio ai lavoratori che hanno perso il posto e miglioriamo l’offerta formativa delle scuole». E allora perché non garantire lo stesso anche agli altri 23 mila?

L’Unità, 8 settembre 2009

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“Precari, si allarga la protesta. La Cgil: «Pronti allo sciopero»”, di Virginia Lori

Con le prime campanelle che iniziano a suonare un po’ ovunque, non accenna a posarsi il caos della scuola italiana che rischia di essere travolta dalla mobilitazione degli insegnati precari. Sul piede di guerra in tutta Italia, con occupazioni dei provveditorati (da Milano a Roma a Torino) e manifestazioni in piazza contro le decisioni del ministro Maristella Gelmini. A cui alcuni parlamentari del Pd hanno chiesto di riferire in Parlamento: «in quella sede hanno spiegato gli onorevoli Ghizzoni, Zampa, Marchignoli, Ghedini, Soliani, Bertuzzi, Marchi, Marchioni e Vitali ribadiremo la necessità di ingranare da subito la retromarcia sui tagli». Ma il ministro Gelmini intanto deve fare i conti anche con la minaccia di uno sciopero generale. Rischio paventato dalla flc Cgil, comparto scuola del sindacato, che ieri si è detta «pronta a proclamare lo sciopero generale e una manifestazione nazionale. L’auspicio ha spiegato il sindacato in una nota è che questo avvenga co-
me in passato unitariamente». Nel frattempo, però, la Cgil ha già fissato un proprio calendario di lotta. Che inizia giovedì 10, giorno in cui è stato programmato un sit in sotto al ministero dell’Istruzione. Altre iniziative, inoltre, saranno studiate per il 14 settembre (primo giorno di scuola) in tutta Italia mentre all’inizio d’ottobre, ha annunciato la Cgil, «sarà individuata una giornata per essere in “100 piazze per la conoscenza”».
INIZIATIVE IN TUTTO IL PAESE
Ieri intanto a Roma i precari, che da giorni stanno occupando il provveditorato, si sono riuniti in una assemblea (a cui ha preso parte anche il candidato alla segretaria del Pd Ignazio Marino) da cui poi è scaturito un corteo che ha fatto rotta verso viale Trastevere. «Chiediamo le dimissioni immediate del ministro Gelmini hanno spiegato i docenti del Cps, il coordinamento precari scuola che ha annunciato l’idea di accamparsi davanti al ministero vogliamo anche il ritiro dei tagli e l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari sui posti vacanti che ci sono e possono, quindi, essere occupati a tempo pieno da insegnanti di ruolo e non da supplenti». Nel frattempo di fronte a viale Trastevere si era già concluso il sit in organizzato da Sinistra Libertà nel corso del quale una cattedra era stata simbolicamente “tagliata” in due, metafora dei tagli della Gelmini raffigurata come una “donna di denari”. «La scuola taglia cattedre ha spiegato Paolo Cento col più grande licenziamento di massa in un momento in cui il governo dovrebbe invece investire nell’occupazione».
Ma le manifestazioni dei precari della scuola ieri sono proseguite intensificandosi in tutta Italia. A Torino, ad esempio, i precari della scuola coordinati dalla Flc Cgil hanno deciso di occupare simbolicamente piazza Carlo Alberto dove resteranno per tutta la settimana. A terra, poi, sono state disegnate delle sagome bianche a simboleggiare, hanno spiegato, «i lavoratori che in questi giorni saranno espulsi dal mondo della scuola e per quelli che si trovano in situazione di vulnerabilità sociale». È arrivata invece al sesto giorno l’occupazione del provveditorato agli studi di Catania ad opera di insegnanti precari e personale ata. Dopo il «No Gelmini Day» di sabato, quando tremila persone hanno sfilato in corteo, oggi una delegazione sarà a Palermo per un incontro con il presidente della Regione Raffaele Lombardo.

L’Unità, 8 settembre 2009

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“E i precari marciano in città. ‘Troppi tagli uccidono la scuola’”, di Cecilia Cirinei Laura Serloni

Francesca Pandolfi, ha 39 anni, è precaria da 7 nonostante i corsi di specializzazione e le ore passate in classe con gli alunni. E ieri sera è stata costretta a lasciare a casa due figli, scendere in strada e montare la tenda, con decine di altri docenti precari davanti al ministero della Pubblica Istruzione, in viale Trastevere. La notte si passa lì. Continua e non si ferma la lotta degli insegnanti. «Devo manifestare, è un obbligo, un dovere – ammette – sia per salvare il posto di lavoro che in 4.500 rischiamo di perdere, sia per salvare la scuola pubblica. Non ci sono più risorse, ho sempre avuto classi con non meno di 25 studenti e non si possono fare accorpamenti, ne va della qualità dell´insegnamento».
Prima c´è stata l´occupazione dell´ex Provveditorato di via Pianciani e ieri in centinaia hanno sfilato da viale Manzoni a via Labicana fino al Colosseo e poi giù per viale Aventino e via Marmorata e si sono fermati, educati e civili senza provocare un intoppo lungo il percorso e senza dare troppo fastidio al traffico, davanti alla sede del ministero guidato da Mariastella Gelmini, in viale Trastevere. Una manifestazione pacifica. Un corteo dai cori intonati nell´altoparlante e con balli improvvisati in strada. “La lotta non ci fa paura, la lotta non ci fermerà: Gelmini stiamo ad arrivà”, hanno urlato all´unisono i tanti precari della scuola. Ad aprire la protesta dietro lo striscione “Tagli alla scuola: una truffa per tutti”, i volti dei trentenni e quarantenni che da anni aspettano di diventare docenti di ruolo. Nel corteo anche il senatore Pd Vincenzo Vita: «È una battaglia da sostenere e troveremo gli strumenti parlamentari per farlo. Una lotta doverosa. E´ stato un corteo tranquillo e civile nei confronti dell´inciviltà di un governo che non si degna neanche di rispondere»
«Il presidio davanti al ministero è permanente – annuncia Carlo Seravalli del Coordinamento precari scuola Roma – andremo avanti per giorni, settimane, mesi». Intanto ieri notte in camper e tende, con sacchi a pelo e lettini improvvisati hanno occupato i marciapiedi di viale Trastevere. E oggi alle 18.30 ancora assemblea per decidere le prossime forme di protesta. «Blocchiamo l´inizio dell´anno scolastico – incalza Dino Bruno, precario dal 2000 – solo così potremo restare uniti nella lotta». Già, perché molti non vedranno i contratti rinnovati, ma tanti altri avranno «solo la magra consolazione di un contratto di disponibilità – spiegano i precari – cioè faremo da tappabuchi nelle ore di laboratorio». Annunciano una grande manifestazione nazionale da organizzare per fine settembre, ma intanto partiranno nelle scuole le ronde dei precari per riuscire a coinvolgere nella protesta anche i docenti di ruolo.

La Repubblica, 8 settembre 2009