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“Scuola, al via l’anno horribilis dell’istruzione”, di Maristella Iervasi

Le pagelle magari saranno pure on line e le assenze dei figli verranno comunicate ai genitori via sms. Uno specchietto per le allodole, visto come la ministra unica dell’Istruzione ha ridotto la scuola che riapre oggi i portoni.
LA SCURE DI TREMONTI
Sempre più studenti appiccicati uno all’altro, stretti in classe fino a trentatré ragazzi adolescenti e magari con al fianco diversi alunni con disabilità. Meno ore di lezione e nuove materie come quella che debutta alle medie: un’ora di «approfondimento in materia letteraria», che non si sa a chi spetta.
E insegnanti ridotto all’osso, al punto che i presidi non sanno come fronteggiare gli esoneri alla religione cattolica. Ma non finisce qui.
Le scuole riaprono più povere di prima in tutto, e non solo per la carta igenica e il sapone che sarà sempre a carico dei genitori: alla sonora sforbiciata di cattedre e risorse si aggiunge la questione della sicurezza. Non solo per l’edilizia scolastica che cade a pezzi: la scure di Tremonti è stata usata con vigore anche sui bidelli e il personale di segreteria. La sorveglianza dei bambini e dei ragazzi è demandata al fai-da-te.
Ecco la scuola del rigore e del merito decantata dall’avvocato-ministro Mariastella Gelmini. Ore 8: scatta l’era Gelmini. Zaini in spalla, si ricomincia. È il primo giorno di scuola per oltre sei milioni e mezzo di bambini e ragazzi che vivono in dodici regioni. Ancora qualche giorno di vacanza per altri studenti: in l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia tornano nei banchi martedì, nelle Marche e in Basilicata mercoledì, il 17 sarà la volta della Sardegna e il 18 di Puglia e Sicilia. E anche nel terremotato Abruzzo riprenderanno e lezioni interrotte dal devastante sisma: tra il 21 settembre e il 3 ottobre scatta il tutti in classe.
Al pettine tutti i “guasti”, il gran caos e le mistificazioni del ministero. Per la scuola, un anno “horribilis”. Presidi e dirigenti lasciati soli a garantire la didattica e l’ordinaria amministrazione. Ma la Gelmini nel primo giorno di scuola si è assicurata il suo spazio a Mediaset. Solo dopo andrà a Napoli per inaugurare l’anno scolastico all’istituto penale per minorenni di Nisida. I docenti precari scalzati dagli ammortizzatori sociali promessi dal governo l’aspettano al varco.
ELEMENTARI
È il giorno del ritorno del maestro unico prevalente nelle classi prime ma l’imposizione della Gelmini ha fatto un sonoro flop, nonostante i numeri sulla scelta delle famiglie che il Miur ha “girato” a proprio tornaconto. L’Onda anti-Gelmini almeno in questo è riuscita a contrastare la ministra-avvocato: ha tenuto testa al maestro “tuttologo”. Pochissime le classi a 24 ore, aumentano quelle a 27-30 e 40 ore con il tempo pieno. Abolite tutte le compresenze, che vuol dire abolire i laboratori come quello di informatica, impossibili da gestire da una sola maestra con 27 alunni. A rischio anche le uscite didattiche e le attività di recupero. Si prevedono disagi per i bidelli ridotti all’osso.
MEDIE
Un tempo scuola di 30 ore settimanali. Cattedre a 18 ore, aumento del numero degli alunni per classe, fino a 30. Gli insegnanti di Lettere faranno solo lezioni frontali e non potranno più svolgere potenziamento, recupero e progetti. Anche qui laboratori a rischio per la cancellazione delle compresenze.
SUPERIORI
Un taglio di insegnanti di 11mila unità da subito. Classi-pollaio come non mai: da un minimo di 27 fino a 33 alunni. E non finisce qui. Dal prossimo anno scatta il riodino di Licei, Tecnici e Professionali. Per ora la riforma della scuola superiore non è legge. Spariranno tutte le sperimentazioni. Ai licei un tempo scuola più corto che alle medie: 27 ore al biennio e 30 al triennio (31 al Classico). Negli istituti si costituiranno dipartimenti e comitati scientifici. Come le aziende.
L’ONDA
Mobilitazioni, siti-in, occupazioni degli Uffici scolastici regionali e insegnanti precari in sciopero della fame. Dal Piemonte alla Sardegna riparte l’onda anti-Gelmini. Volantinaggi sotto le scuole del Paese: “Io non ci sto”, mentre dilaga la protesta sindacale. Oggi presidio della Flc-Cgil contro la soluzione dei contratti di disponibilità in viale Trastevere. E anche la Gilda degli Insegnanti chiede provvedimenti più incisivi che diano risposte a tutti i precari. Anche i Cobas di Piero Bernocchi in prima fila. Il 9 ottobre lo sciopero dell’Unicobas.

L’Unità, 14 Settembre 2009

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450 mila studenti tornano in aula,
di Massimo Vanni

«Quello che si apre oggi è un anno scolastico con una minore qualità dell´istruzione, meno servizi, classi più affollate. Ma la Toscana non ci sta: difende da sempre la scuola pubblica e usa proprie risorse per tappare le falle che si aprono continuamente sul fronte dell´intervento dello Stato». L´assessore regionale all´istruzione Gianfranco Simoncini si rivolge con queste parole ai 453.740 alunni toscani che stamani tornano o per la prima volta entrano in classe.
«Voglio ricordare tutto questo perché la scuola, anche nella nostra regione, non sta vivendo giorni felici – sostiene Simoncini – e gli alunni toscani devono conoscere le difficoltà ma anche essere certi che la Regione sta dalla loro parte». La Regione lavora perché «la scuola sia di tutti e non lasci indietro nessuno, lavora per preservare e migliorare la qualità dell´istruzione, i servizi e la sicurezza di aule, palestre e lavoratori», dice l´assessore regionale. Aggiungendo un auspicio, sempre rivolto agli alunni toscani: «Che la scuola torni ad essere il centro dell´attenzione del governo e una priorità per questo Paese. Per la Toscana lo è e lo è sempre stata perché sappiamo che voi, tutti voi, siete un capitale essenziale per il futuro di questa regione. E su di voi vogliamo investire».

Non sarà un anno facile neppure per il personale della scuola, dice l´assessore Simoncini. I tagli colpiscono duro: si dovranno fare i conti con 2.400 posti in meno e decine e decine di precari perderanno il lavoro. Per loro e le loro famiglie si aprono mesi duri: «Anche su questo ci auguriamo che il governo faccia fronte alle proprie responsabilità in maniera seria, non addossando alle Regioni compiti che sono i loro – prosegue l´assessore regionale – e proprio per denunciare queste gravi inadempienze da parte dello Stato, abbiamo deciso di contribuire all´assunzione degli insegnanti necessari a far aprire le 33 sezioni di scuola dell´infanzia tagliate dal ministero».

Un´azione dimostrativa, conclude il responsabile istruzione della Regione, che serva a far riflettere sulla necessità di una inversione di tendenza sulla scuola a livello nazionale: «Grazie al nostro intervento troveranno un posto all´asilo 750 bambini. A loro chiediamo qualche altro giorno di pazienza prima di poter aprire le porte delle nuove classi destinate ad accoglierli. Stiamo facendo in fretta, con l´accordo dei Comuni e in collaborazione con l´Ufficio scolastico regionale, contenti di poter dare questo importante segnale».

Anche gli assessori provinciali Giovanni Di Fede (istruzione) e Stefano Giorgetti (edilizia scolastica) saluteranno gli alunni nel primo giorno di scuola. Lo faranno stamani alle 11.30, quando incontreranno una delegazione di studenti dell´Iti Leonardo Da Vinci presso l´istituto di via del Terzolle.

La Repubblica Firenze,14 settembre 2009

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Precari scuola, nel caos l’inizio delle lezioni
Una polpetta avvelenata

Scuola, si ricomincia. E il “catalogo” della Gelmini è questo: 42.000 insegnanti e 15.000 impiegati in meno, chiusura di 350 scuole, via ai moduli, riduzione del tempo pieno al vecchio dopo scuola parcheggio e strette disciplinari in ordine sparso. È questa la polpetta avvelenata che l’esecutivo, con una serie di provvedimenti a orologeria che hanno debuttato con l’articolo 47 della legge 133, ha preparato per la scuola italiana. Non solo per i precari che da quest’anno – e almeno per i prossimi tre – perderanno il lavoro, ma per studenti, famiglie e in generale il sistema del paese: come si può ricostruire un tessuto economico, uscire bene dalla crisi se si riducono costantemente tempo scuola e risorse a disposizione per il sistema dell’istruzione, della ricerca e dell’università? Le proteste di questi giorni dei precari, colorite, fantasmagoriche, fantasiose – tra cui quella dello scorso giovedì a Roma presso il ministero della Pubblica istruzione – puntano proprio a questo: a far capire alle persone che in gioco non sono in gioco il pure fondamentale posto di lavoro di tanti insegnanti che in questi anni
hanno sulle proprie spalle retto la scuola italiana (e poi a fine anno venivano licenziati: perché costa meno che assumerli, perché ormai si fa così nel mondo del lavoro uso e getta che la nostra società ha creato) ma quello, appunto dell’intero paese. Ed è su questa lunghezza d’onde che si sta muovendo la CGIL, che ha già minacciato uno sciopero generale con manifestazione qualora i tagli non vengano ritirati.
Del resto la situazione non è cambiata con gli sbandierati provvedimenti salva precari che, nei fatti, si limitano a prevedere l’anticipazione di un’indennità di disoccupazione e la precedenza nel conferimento delle supplenze brevi. Pannicelli caldi, come già abbiamo avuto modo di scrivere su queste pagine. Né rassicurano i singoli provvedimenti che alcune regioni stanno adottando per il sostegno ai lavoratori rimasti senza posto. Aldilà dei contenuti, è pericolosa l’idea di un sistema di tutele a geometria variabile, un federalismo scolastico in cui le regioni più ricche “danno”, mentre le altre non possono farlo.
In fondo è la prova generale di un welfare a geometria variabile e sul quale, in questo caso, anche il Sole 24 Ore ha avuto da dire nei giorni scorsi.

L’unità, 14 Settembre 2009
a cura di www.cgil.it

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Primo giorno di scuola, esplode la protesta, di Franco Vanni

cuola al via fra tagli e proteste ancora da trovare 600 insegnanti.
Milano è l´unica provincia lombarda in cui le nomine dei supplenti non sono ancora finite. L´ora alternativa alla religione è scoperta.

ra caos e proteste, cominciano oggi le lezioni per 428mila studenti a Milano e provincia. Nelle scuole mancano ancora 600 insegnanti, che dovranno essere nominati nei prossimi giorni. E gli istituti si trovano così a dover pagare supplenze, nonostante le casse siano a secco: il ministero dell´Istruzione deve alle scuole lombarde 130 milioni di euro, un maxi debito che si è allargato negli anni. E nel giorno di avvio dell´anno più duro per la scuola pubblica, con 4.990 posti di insegnante tagliati dalla Finanziaria in tutta la regione, esplode la protesta: dalla Cgil al coordinamento dei docenti precari, fino agli studenti delle scuole serali e ai genitori di Retescuole, sono decine le iniziative “anti-Gelmini” previste per oggi in città.
Mancano insegnanti perché a Milano, unica provincia lombarda, non sono ancora finite le assegnazioni delle supplenze annuali. E mancano perché quest´anno gli organici sono ridotti all´osso per effetto dei tagli. Alla conta dei posti cancellati si aggiunge ora il decurtamento di altre 1.621 ore di insegnamento. «Almeno per questi spezzoni orari il provveditorato deve dare risposte – dice Rita Frigerio, segretario provinciale di Cisl Scuola – i disagi sono enormi e decine di istituti hanno scritto alla Direzione scolastica denunciando che anche il numero dei bidelli è insufficiente per far funzionare le scuole». Ancora più dura la posizione di Flc-Cgil: «A pagare i tagli sono gli insegnanti precari senza lavoro, per cui non c´è un piano di reimpiego, visto che il patto fra Regione e Gelmini garantisce solo ammortizzatori sociali» dice Corrado Barachetti, segretario regionale del sindacato che per oggi alle 15.30 organizza un presidio di fronte alla Direzione scolastica in via Ripamonti, chiedendo di incontrare il direttore Giuseppe Colosio. Altra protesta di Cgil è quella relativa alla mancanza di insegnanti per seguire gli studenti che non fanno l´ora di religione.
L´ultima stima sui tagli parla di 2.089 supplenti annuali lasciati a casa in Lombardia. Per protesta, gli insegnanti precari del coordinamento “3 Ottobre”, accampati da due settimane di fronte al provveditorato, oggi alle 8 manifesteranno di fronte al liceo classico Parini, in via Goito. I genitori di Retescuole si sono invece dati appuntamento alle 14.30 davanti alla libreria Mondadori di piazza Duomo per denunciare «lo smantellamento della scuola pubblica» e per illustrare il contenuto di una querela presentata contro Emilio Fede, direttore del Tg4, «per il modo calunnioso con cui ha parlato delle proteste anti-Gelmini». E prosegue il “presidio permanente” degli studenti delle scuole civiche serali in piazza XXV Aprile, contro la chiusura di 12 classi su 20 motivata da Palazzo Marino con il basso numero di iscritti. Il Comune, sabato scorso, ha anche installato una serie di transenne fra l´atrio e le scale dell´istituto: «Lo hanno fatto per evitare un´occupazione» sostengono i ragazzi.
La protesta arriva anche dall´interno delle scuole, elementari soprattutto. Nell´istituto di via Palmieri il collegio docenti ha deciso che utilizzerà le cosiddette “compresenze”, ossia l´affiancamento di due insegnanti per uscite e attività di recupero, nonostante il decreto Gelmini le abbia abolite. «Anche da noi si vorrebbe salvare la presenza di due insegnanti durante le attività, ma il ministero parla chiaro, le ore recuperate vanno impiegate per le supplenze» dice Antonella Pilotto, vicepreside della scuola elementare Goffredo da Bussero. Vista la carenza di fondi, la sua scuola ha già chiesto ai genitori di portare da casa carta igienica e sapone.

La Repubblica Milano, 14 Settembre 2009