attualità, partito democratico

Franceschini dice no a Vespa: “Non vengo a Porta a Porta”

Il segretario del Pd rinuncia alla trasmissione del 23 settembre.
“Terremotati strumentalizzati, non mi presto a questa operazione”
“Non vengo a Porta a Porta”. Dopo le polemiche per la cancellazione della puntata di Ballarò, Dario Franceschini rinuncia all’invito di Bruno Vespa che aveva programmato una trasmissione con il segretario del Pd per il 23 settembre.
“Leggo ora – dice il leader Pd – alcune dichiarazioni di Vespa secondo le quali la mia presenza sarebbe da intendere come una sorta di par condicio per coprire l’incredibile scelta della Rai di stravolgere i palinsesti dell’azienda allo scopo di garantire al premier una vetrina strumentalizzando e spettacolarizzando il dramma dei terremotati d’Abruzzo. E’ un’operazione grave di cui non posso e non voglio rendermi complice in nessun modo”. Secca la replica di Vespa (“motivazioni pretestuose”) che attacca il segretario del Pd: “Non le consento di definire una nostra trasmissione come una vetrina al servizio del presidente del Consiglio. Esigo lo stesso rispetto rivolto ad altre trasmissioni che dal pluralismo di Porta a Porta hanno tutto da imparare”.

Franceschini rilancia: “La logica della puntata di questa
sera e’ di ‘trasformare il dolore in spettacolo”.

Ma è tutto il Pd che attacca la scelta di viale Mazzini. “Stasera si dovrebbe festeggiare il dono dei prefabbricati costruiti dalla provincia di Trento, cui siamo grati” dice Massimo D’Alema. Per questo il protagonista, chiosa l’ex ministro degli Esteri dovrebbe essere protagonista il presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai. Perchè “le villette che erano state promesse da Berlusconi e che non sono ancora pronte”. “Spero intanto – ironizza D’Alema – che il presidente del Consiglio comunichi la lista dei terremotati ospitati a casa sua visto che aveva preso questo nobile impegno”.

E anche dall’interno del cda si levano nuove voci critiche. “L’episodio di Ballarò – dice il consigliere Nino Rizzo Nervo – è grave in sè, e denuncia senza mezzi termini che si vuole non solo compiacere e non disturbare il manovratore ma anche attuare un preciso disegno per anestetizzare le ultime diversità che resistono nel servizio pubblico radiotelevisivo”.
www.repubblica.it 15.09.09

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