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“Scuola, sfilano in tremila la protesta monta le tende”, di Ilaria Venturi

Il corteo anti-Gelmini.
Cena offerta dallo stand Libera Terra della Festa dell´Unità e servita dai volontari Cgil
Una maestra: prima vado in pensione, poi le canterò al ministro

IL corteo è aperto dallo striscione “No ai tagli alla scuola pubblica” e sono soprattutto gli insegnanti precari a portarlo. Poi lo striscione dei bambini: “Difendiamo la scuola pubblica”. Loro saltano allegri, gridano “Bhuu Gelmini”. Nemmeno gli organizzatori si aspettavano di essere in tanti, temevano la stanchezza dopo un anno e più di cortei, notti bianche e fiaccolate contro la riforma e i tagli del ministro Gelmini. Invece in tremila sfilano ancora, è il popolo della scuola che ieri si è fatto di nuovo sentire. Ad appena quattro giorni dalla prima campanella. Via Rizzoli, poi via Zamboni, la sosta in via De´ Castagnoli, davanti all´ufficio scolastico regionale, verso le sei e mezza del pomeriggio. I precari cantano, sulle note di Bella Ciao, “La Gelmini non la vogliamo perché la scuola farà morir”, poi il coro “Giù le mani dalla scuola”. Ancora striscioni, insegnanti, genitori e bambini, tantissimi, che camminano. Le mamme dell´istituto comprensivo di Calderara portano lo striscione: “Rivogliamo la nostra scuola”. Perché? Stefania Vietti è un fiume in piena: «Perché su cinque classi prime chieste a tempo pieno alle elementari ne hanno concesse solo due, hanno tolto le compresenze e quindi la possibilità delle uscite didattiche, l´inglese non si sa se verrà garantito, l´aula di informatica non sarà usata perché non si sono insegnanti per dividere i bambini in piccoli gruppi». Prende fiato, la mamma. «E alle medie è anche peggio: classi da 26-27 alunni con ragazzini disabili. Come genitori siamo molto preoccupati». E lo è il loro sindaco, Irene Priolo, che li segue: «Ne va della qualità della vita dei nostri bambini e studenti». I sindaci di sinistra della provincia ci sono quasi tutti, c´è il Pd in forze, con capigruppo e consiglieri provinciali e comunali, il segretario Andrea De Maria, che ribadisce: «Il Pd è a fianco dei manifestanti, c´è una intera comunità che vuole difendere la scuola». Ci sono gli assessori Pariani e Lembi, quest´ultima dichiara: «Sono qui come mamma di un bimbo che va a scuola e come rappresentante del Comune per sostenere l´esigenza di avere una scuola di qualità». Le bandiere (Cobas, Prc e anche il partito socialista) sono in fondo, la Cgil sfila senza vessilli. Dentro il corteo ci sono anche gli studenti medi, qualche universitario dell´Onda, e tanti insegnanti precari. Le loro storie si intrecciano con quelle dei bambini rimasti senza maestra per andare al museo e all´orto botanico, come raccontano Lucia e Teresa, 10 anni. Storie come quella di Giuliana, che l´anno scorso ha insegnato italiano in una classe delle medie e quest´anno dovrà tornare nella stessa classe solo per due ore di geografia. O di Antonella che si è vista sfumare il posto di ruolo e che rimane precaria. «Otto anni in cui cambio scuola, colleghi e alunni ogni anno, come fai a insegnare bene? «. E poi la disoccupazione che non arriva a luglio ed agosto, «umiliante a 38 anni chiedere i soldi a papà per l´affitto». In via dell´Indipendenza arriva la pioggia, il corteo termina in piazza Re Enzo e gli striscioni servono da ombrelli, «ma la pioggia non ci fermerà», grida dal palco un´insegnante. La cena è sotto i voltoni del Palazzo: pasta e pizze, che arrivano dallo stand Libera Terra alla Festa dell´Unità, servite dai volontari Cgil. Arrivano gli attori e vengono montate le tende in piazza Re Enzo, in una ventina, insegnanti e genitori, rimangono per la notte. La manifestazione, pioggia permettendo, si fermerà oggi alle 14. Scuote la testa la maestra Paola Zaganella: «Andrò in pensione e dopo scriverò al ministro. Ora mi accuserebbe di fare politica a scuola».
da La Repubblica/Bologna