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“Anti italiano sarà lui”, di Antonello Soro

Berlusconi e il suo esercito mediatico stanno portando avanti una pericolosa e spregiudicata operazione politica e culturale.
Meno violenta, apparentemente, di quelle che hanno colpito il direttore dell’Avvenire e il presidente della camera, ma non meno dannosa. È la campagna sull’italianità. Sugli antitaliani.
Che saremo noi, quelli dell’opposizione mentre lui sarebbe l’unico e il solo paladino dell’italianità.
Chi si oppone sarebbero i nemici della patria al servizio e al soldo di potentati e gruppi di interesse stranieri.
Insomma la rievocazione, neppure troppo implicita, della famosa lobby giudaico-pluto-massonica.
Non ci siamo. Questa operazione va stroncata sul nascere. Perché falsa e mistificatoria. Un antipasto di una simile condotta lo si era già avuto in campagna elettorale con la vicenda Alitalia. In nome della difesa dell’italianità della compagnia di bandiera si sono fatti pagare a tutti gli italiani dei costi ingiusti.
Per avere che cosa? Un’italianità di facciata, poiché nella sostanza Air France, con un rotondo 25%, è e resta il più importante azionista della compagnia. Non parliamo poi di Malpensa, il grande hub voluto dal clientelismo leghista che è stato tra le cause principali di tutti i guai, le inefficienze, i dissesti finanziari di Alitalia. E che dire della telenovela dell’Expò 2015 che noi del Pd abbiamo fortemente voluto quando eravamo al governo come grande opportunità per Milano e il nord e che bizantinismi e giochi di potere, tutti interni al centrodestra, stanno fortemente depotenziando.
Diciamo la verità, oggi il nord dell’Italia, come l’intero paese, non ha un’idea coerente di sviluppo. Non ce l’ha anche perché il governo nazionale non sa guidarlo. E lo si deve al governo Berlusconi e al suo alleato secessionista.
Se però il nord piange per la crescente marginalità, il sud non ride.
C’erano decine di miliardi di euro per le infrastrutture e lo sviluppo, i famosi fondi europei Fas per le aree sotto utilizzate. Sono stati saccheggiati per venire incontro alle vacue promesse elettorali, come il taglio dell’Ici per i più abbienti o il finto salvataggio dell’Alitalia. Promesse fatte tra le altre cose quando ancora la crisi non aveva espresso tutta la sua potenza. Che giudizio dare allora di questo governo? È un governo che arricchisce l’Italia o è un governo che la spoglia? È un governo che mette più soldi nelle tasche degli italiani o è un governo che toglie quei pochi soldi che restano? Tutto si può dire delle politiche finora adottate dalla maggioranza tranne che siano politiche di sviluppo e coesione nazionale.
La sfida culturale, politica ed economica di saldare finalmente l’Italia, di superare la questione meridionale è scartata in partenza. La cifra è quella della rinuncia e del galleggiamento.
Il governo Berlusconi-Bossi ha mandato ai meridionali questo messaggio: “Siete voi che non volete crescere, che non volete migliorare.
Queste risorse non ve le meritate”. Del resto questa è la maggioranza che invece di discutere di come spendere i soldi che spettano al sud ferma tutto il paese a ragionare delle gabbie salariali, ovvero proprio del contrario: come sottrarre al sud ancora più soldi.
Bisogna denunciare questo atteggiamento ipocrita per cui a parole si dice che la questione meridionale è una questione nazionale ma invece, quando si ha la possibilità di incidere concretamente sulle dinamiche sociali e culturali, quando si ha la possibilità di far crescere una parte degli italiani, ecco che gli si chiude inesorabilmente la porta in faccia. E noi dovremmo sentire lezioni sull’italianità da chi si comporta così? Oggi, chi ha a cuore veramente l’Italia deve chiamare le cose con il loro nome, deve riconoscere che si sta aprendo una nuova e seria questione sociale.
Chi vuole bene all’Italia non cerca di nascondere la gravità della situazione. Con il -5 per cento di pil e con 400 mila disoccupati in più solo nell’ultimo anno non si può minimizzare, far finta che il peggio sia passato e sperare che succeda qualcosa. C’è un’insostenibile leggerezza nelle politiche di questo governo, dimostrata in ultimo proprio dalla tanto decantata finanziaria light. Una leggerezza “gaia e irresponsabile” che si dimostra impotente ad arginare il progressivo impoverimento del paese. La campagna sull’italianità serve solo a nascondere l’assenza di risultati e il sostanziale immobilismo di un governo impegnato soltanto nella continua, puntuale, delegittimazione degli avversari e nella disperata ricerca del galleggiamento quotidiano. Altro che italianità!

Europa, 24 settembre 2009

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