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“Il dossier, la scuola de-formata”, di Maristella Iervasi

La scuola è appena cominciata è già cade a pezzi. Istruzione pubblica stravolta dai tagli, didattica frantumata e qualità scadente. E c’è di peggio: nell’era Gelmini gli alunni con disabilità restano ultimi. E’ l’impietosa fotografia della Flc-Cgil con il dossier: “La scuola de-formata”.

Tagli e studenti. Una sforbiciata in tre anni di oltre 130mila posti tra personale docente e Ata (bidelli, personale di segreteria). Da subito un taglio di 42.104 insegnanti e 15.167 Ata. Il tutto mentre aumentano gli iscritti: 7milioni e 800mila gli studenti al 7 settembre 2009, quasi 8mila in più rispetto all’anno scorso.

Precari. Oltre 18mila docenti e 7mila ausiliari, tecnici e amministrativi dopo anni di impegno nella scuola non avranno più un lavoro e uno stipendio. “Altro che i 12mila” conteggiati dalla Gelmini. La Lombardia ha perso 2.803 posti, le regioni del Sud hanno subito circa 12mila licenziamenti. “Emblematica la situazione di Napoli – sottolinea il sindacato – :lo scorso anno c’erano 401 posti di italiano alla scuola media. Quest’anno neanche uno”. Per la Flc-Cgil il problema del precariato si risolve rimuovendo i tagli e ripristinando i posti mancanti. Quindi, rispetto del piano triennale di 180mila assunzioni in ruolo (150mila docenti e 30mila Ata) previsto dalle Finanziarie 2007-2008.

Edilizia scolastica A tutt’oggi non c’è un piano programmato degli interventi. All’indomani della tragedia della scuola di Rivoli, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso ha stimato in circa 13mila miliardi le risorse necessarie per mettere a norma gli edifici scolastici. E’ stato stornato dai fondi Fas (Fondo aree sottosviluppate) un miliardo, di cui 230 milioni – precisa il sindacato – sono stati assegnati alle città dell’Aquila devastate dal terremoto. Non solo. Le risorse previste nel bilancio del ministero per il 2009 sono pari a 77 milioni di euro “e non a 100 milioni di euro” come previsto nel piano triennale. “Non sappiamo che fine abbia fatto il contributo di 20 milioni di eruo derivante dai risparmi delle spese della politica così come le sorti dei 60 milioni di euro stanziati dalla Presidenza del Consiglio e destinate a 100 scuole del Molise”.

Scuole senza fondi. Il Miur ha un debito di circa 1 miliardo di euro nei confronti delle scuole. A tutt’oggi le scuole non hanno ricevuto neppure i 5mila euro annunciati dal ministro Gelmini il 4 agosto scorso. Nelle scuole mancano i soldi per pagare i supplenti e rimane il peso dei crediti pregressi (è il caso dei costi delle visite fiscali spostate a carico delle Asl solo da luglio). Il governo Prodi aveva prso l’impegno di definire un piano pluriennale di assegnazioni e trasferimenti agli istituti scolastici delle risorse necessarie. Il ministro Gelmini taglia soltanto e costringe i genitori a contribuire alle spese: dalla carta igenica e sapone all’uso di laboratori e fotocopie.

Integrazione e disabilità Tantissime classi che accolgono alunni con disabilità sono state costitutite con 28-30 alunni. Confermata la dotazione organica di 90.469 posti per il sostegno a fronte di un aumento di alunni certificati di oltre 3mila. In Piemonte il numero di studenti è aumentato in modo significativo (+900): è stato assegnato lo stesso numero di docenti dello scorso anno e questo ha prodotto la diminuizione del numero di ore di sostegno assegnate a ciascun studente con disabilità. Dal Molise a Sondrio, da Catania a Varese sono tantissimi i casi clamorosi. Ma la Gelmini continua a tacere.

L’Unità, 30 settembre 2009

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“Miur e sindacati firmano il decreto attuativo salva-precari”, di Maristella Iervasi

La ministra unica dell’Istruzione è davvero unica. Un comunicato del Miur recita: “Precari, il Miur e sindacati firmano il decreto applicativo”. Ma è una bugia. Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil: “Il ministro Gelmini è una bugiarda. Noi non abbiamo condiviso alcuna intesa. I contratti di disponibilità sono una vera presa in giro per i precari. Diffidiamo il ministro a fornire notizie false”. E viale Trastevere si giustifica: “Un refuso…”.

Il decreto applicativo è stato dunque firmato, ma senza il principale sindacato della scuola. Un provvedimento che lascia per strada oltre 30 mila persone. Dunque, la protesta dei docenti e bidelli precari non cessa. Sabato tutti a Roma per la grande manifestazione di protesta che coinfluirà con quella sulla libertà di stampa. Alcuni docenti precari parleranno dal palco della Fnsi.

Ed ecco il famigerato decreto applicativo tanto sbandierato dal governo. Riguarderà solo 18mila supplenti precari e non tutta la platea dei 250mila. Garantita la precedenza assoluta nel conferimento delle supplenze temporanee al personale docente e Ata a cui non è stato rinnovato l’incarico quest’anno. Solo dieci giorni di tempo per presentare la domanda.

Gli insegnanti e i tecnici amministrativi che presenteranno richiesta di supplenza potranno indicare una sede provinciale a scelta tra quella che ha gestito la graduatoria ad esaurimento e quella nella cui graduatoria di circolo o di istituto si è inseriti per questo anno scolastico.

Per i periodi non coperti da supplenza c’è la disoccupazione Inps (indennità di disoccupazione) che può essere integrata attraverso progetti attivati dalle regioni in accordo con il ministero. Riconosciuto il servizio per l’intero anno ai fini della graduatoria.

Il punteggio sarà attribuito alla stessa classe di concorso, posto di insegnamento o profilo professionale per il quale il personale ha prestato servizio lo scorso anno scolastico.

Se il precario lavora in una regione che non ha sottoscritto intese con il ministero dell’istruzione, restano valide indennità di disoccupazione e precedenza nelle supplenze.

Le regioni che hanno fatto intese sono: Veneto, Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Lombardia, Puglia e Basilicata.

L’Unità, 29 settembre 2009

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“Precari, Gelmini bocciata di nuovo. A rischio le nomine dei supplenti”, di Salvo Intravaia

Precari, Gelmini bocciata di nuovo a rischio le nomine dei supplenti Graduatorie dei precari nel caos e balletto di supplenti in vista. Il Consiglio di Stato, dando ragione a migliaia di supplenti che si sono rivolti alla giustizia amministrativa, ha dichiarato illegittimo il provvedimento che ha creato le cosiddette “code” nelle graduatorie ad esaurimento. L’inserimento in graduatoria, quindi, deve avvenire “a pettine”, cioè secondo il punteggio. Il che significherà rifare tutte le graduatorie a tempo di record.

“Riteniamo – dichiara Marcello Pacifico, presidente dell’Anief (l’Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione), che ha patrocinato quasi tutti i ricorsi – che il ministro Gelmini debba annunciare l’emanazione di una nota correttiva che ordini all’amministrazione periferica di adeguarsi alle pronunce della magistratura. In caso contrario – continua Pacifico – ci penserà il Tar Lazio che il 9 ottobre si dovrà pronunciare su un ricorso ad hoc promosso dall’Anief per l’ottemperanza delle ordinanze e la nomina di un commissario ad acta”.

Lo scorso mese di aprile, il ministro dell’Istruzione ha firmato un decreto per l’aggiornamento delle graduatorie dei precari che conteneva una sostanziale novità rispetto al passato: graduatorie nella sostanza bloccate per due anni e possibilità di inserimento soltanto in coda su tre province oltre quella di appartenenza. Anche se nessuno lo ha mai ammesso, il provvedimento tendeva a tutelare i precari delle regioni settentrionali spesso scalzati nelle immissioni in ruolo e nell’attribuzione delle supplenze più lunghe dai colleghi meridionali, con più anni di precariato e con più punti. Infatti, non potendosi spostare in un’altra provincia i precari meridionali, collocati in coda anche se con un punteggio superiore, possono esser nominati soltanto dopo i colleghi autoctoni.

L’Anief aveva subiti rilevato l’incongruenza della norma e, rispetto all’inserimento in graduatoria in base al merito (e quindi al punteggio), si era rivolta al Tar che in più occasioni si è pronunciato a favore di questa tesi. Ma il ministero dell’Istruzione, spiegano gli interessati, “ha emanato nel luglio una nota invitando gli Uffici scolastici provinciali e regionali a non adeguarsi alle ordinanze della magistratura amministrativa procedendo alle assegnazioni delle immissioni in ruolo e delle supplenza annuali dalle graduatorie di coda in spregio a ogni principio meritocratico in attesa dell’udienza del Consiglio di Stato”.

Cosa accadrà adesso? Se la sentenza del Consiglio di stato verrà applicata, gli 8 mila insegnanti immessi in ruolo ad agosto ora potrebbero vedersi revocata la nomina. Stesso discorso per i supplenti nominati prima dell’avvio dell’anno scolastico. Insomma: l’ostinazione del ministero potrebbe gettare nel caos l’intera scuola italiana, costretta ad un balletto di supplenti senza precedenti ad anno scolastico ampiamente iniziato. “Finalmente si può mettere la parola fine a un brutto caso di mala amministrazione che ha sprecato il denaro dei contribuenti per far prevalere una visione distorta della nostra storia nazionale”, conclude Pacifico.

La Repubblica, 1 ottobre 2009

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“Taglio di 40milioni ai fondi della legge 440”, di R.P.

Due mesi fa, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali, il ministro Gelmini aveva annunciato che erano stati finalmente “sbloccati” 40milioni di euro da destinare alle spese di funzionamento delle scuole.
La pubblicazione nel sito della Camera dello schema di direttiva sulle modalità di impiego del fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa previsto dalla legge 440/97 spiega adesso la provenienza dei 40milioni.
Rispetto allo stanziamento del 2008, quello del 2009 risulta infatti inferiore proprio di 40 milioni ed è dunque chiaro che i fondi per il funzionamento sono stati ricavati proprio diminuendo quelli della legge 440 !
Tutte le voci che compongono il “pacchetto” hanno subito riduzioni più o meno consistenti.
I fondi per le attività di educazione alla salute, di educazione ambientale e di educazione alla cittadinanza passano così da 20 a 15 milioni di euro (erano 27 milioni nel 2007), e persino quelli per l’handicap subiscono un “ritocco” di 500mila euro (si passa infatti da 10.500.000 euro a 10milioni netti); 500mila euro in meno anche per le scuole paritarie (il fondo passa da 5.500.000 euro a 5milioni).
Istruzione professionale, alternanza scuola-lavoro ed educazione degli adulti erano finanziate lo scorso anno per 69milioni di euro, quest’anno riceveranno 48milioni in tutto.
Pesante il taglio per le attività di formazione aggiornamento: nel 2008 per questa voce erano previsti 18milioni di euro (4 da utilizzare a livello centrale e 14 da assegnare alle scuole); quest’anno, per promuovere aggiornamento e formazione le scuole dovranno attingere al fondo per l’ampliamento del POF che passa da 31 a 37milioni (ma nel 2008 le due voci analoghe erano finanziate con un budget di 45milioni).
Aumenta di 3milioni lo stanziamento per progetti sull’educazione scientifica e sul’insegnamento della lingua italiana: si passa infatti da 8 a 11 milioni, ma la somma dovrà servire anche per organizzare i corsi di formazione di lingua inglese per i docenti di scuola primaria. E’ chiaro peraltro che i 3 milioni in più sono del tutto insufficienti per organizzare corsi per tutto il personale che necessita di formazione: come è noto a partire da quest’anno dovrebbe prendere avvio il piano per la progressiva “eliminazione” dei docenti specialisti che dovranno essere sostituiti da insegnanti di classe appositamente formati. Ma con 3milioni di euro si possono formare al massimo 2-3 mila docenti.
Compaiono infine alcune voci nuove: innovazione tecnologica (2milioni di euro), editoria digitale (2milioni di euro) e valutazione degli apprendimenti (1.500.000 euro).
Nei prossimi giorni il provvedimento verrà esaminato dalla Commissione Cultura della Camera; il dibattito si preannuncia acceso, anche se l’esito è scontato. Intanto, nel pomeriggio del 30 settembre, lo schema di direttiva è stato già illustrato dalla senatrice Aderenti alla Commissione Cultura del Senato.

Tecnica della Scuola, 1 ottobre 2009