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“Proibire moltiplica”, di Massimo Gramellini

Una storia di sesso & potere, sepolta da tempo sotto cumuli di battutine e sbadigli, è riuscita a radunare davanti al focolare televisivo oltre 7 milioni di italiani.

Strapazzando colossi come don Matteo e il dottor House. Certo, la trasmissione era ben costruita e ben condotta, e anche la voce del centrodestra ha avuto modo di farsi sentire con vigore (l’interrogatorio di Belpietro alla D’Addario – teso a dimostrare che la signora è a libro paga degli accusatori del premier – aveva l’incisività di un episodio di Perry Mason).

Certo, l’argomento era pruriginoso e si sa come siamo noi telespettatori: schizofrenici. Con una mano scriviamo ai giornali che sarebbe ora di occuparsi di cose serie e con l’altra digitiamo sul telecomando alla ricerca di un’inchiesta sotto le lenzuola che appaghi la nostra sete di morbosità e funga da pretesto per indignarci di nuovo. Certo, la corte del Capo, servile al pari di tutte le corti, con le sue minacce spuntate di censura ha lanciato il programma come il migliore degli uffici stampa, creando un’attesa che ha reso ancora più peccaminosa, e quindi irresistibile, la tentazione di sbirciare Annozero.

Sta di fatto che un terzo del pubblico televisivo si è bevuto lo show di Santoro dall’inizio alla fine. E un terzo di quel terzo, oltre due milioni di persone evidentemente non paghe, si è poi trasferito con Belpietro nel salotto di Bruno Vespa dedicato ai commenti del post-partita. Così, dopo aver taciuto sull’argomento per mesi, la Rai ha parlato della D’Addario dalle nove di sera fino all’una e mezzo di notte, e sui due canali «berlusconiani» per giunta, mentre la terza rete «comunista» trasmetteva un film di evasione. Il mondo alla rovescia, come mille altre volte in questo strano Paese. Ma se tutto questo è potuto succedere, è perché ancora una volta i cortigiani del potente di turno (e il potente medesimo, obnubilato dalla sua stessa potenza) hanno sottovalutato una legge infallibile della storia: il proibizionismo non paga, anzi, moltiplica gli effetti di ciò che si vuol proibire.

Che tu nasconda whisky o notizie scomode, alla fine otterrai l’unico risultato di veder ricomparire quei «mostri», ingigantiti dalle aspettative e dal fascino del peccato. Nel frullatore nevrotico dell’informazione moderna, dove persino Obama dopo meno di un anno è già venuto a noia, aver negato per tutta l’estate l’esistenza televisiva della D’Addario ha realizzato la bella impresa di consegnarla intatta alla curiosità morbosa dell’autunno. E meno male che i berluscones erano dei maghi nella comunicazione…

La Stampa, 3 ottobre 2009