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«Per non piangere altri morti. Messina, errori da non rifare», di Marco Laudonio

28 morti, 7 dispersi, 564 sfollati. Siamo arrivati al giorno dei funerali di Stato per i morti dell’alluvione di Messina ma dietro al dolore è sul crinale che divide il governo dall’opposizione che dobbiamo constatare come chi ha la maggioranza non stia arretrando minimamente da quell’impostazione di abbandono del territorio che ci ha portato a piangere i morti per colpa dell’incuria, del taglio dei fondi dalla difesa del suolo, dell’indifferenza per le norme applicate in tutta Europa, per l’incoraggiamento dell’abusivismo, per la pervicacia con cui si ostina a destinare tutti i fondi al ponte sullo stretto, per il disarmante scaricabarile tra Ministero dell’Ambiente, Regione Sicilia ed enti locali su ciò che si poteva o si doveva fare per evitare questa tragedia annunciata.

A volte per salvare delle vite basta la memoria, come quella che dovrebbe far ricordare le alluvioni negli anni passati, come quella avvenuta a Scaletta Zanclea addirittura nel 1957 con dinamiche simili e segnalataci da Giancarlo Ba o quella di soli due anni fa.

A volte per salvare delle vite basta applicare le norme.
Gli europarlamentari David Sassoli, Gianni Pittella e Gianluca Susta sono gli autori dell’interrogazione per far sbloccare e adottare dall’Italia la direttiva per la “Protezione del suolo” che l’11 novembre 2007 era stata approvata dal Parlamento europeo stabilendo la mappatura del suolo per evidenziare le zone a rischio di dissesto idrogeologico nel territorio europeo.
“L’alluvione nel messinese ha abbattuto case, travolto paesi e sradicato interi tratti di ferrovia. L’adozione di questa direttiva europea, che rileva la mappa delle zone a rischio in Europa, probabilmente avrebbe potuto prevenire una simile catastrofe – spiegano gli eurodeputati – per questo chiediamo al Consiglio quali misure intende adottare perché la direttiva venga immediatamente sbloccata , visto che il Parlamento europeo l’aveva già approvata nel novembre 2007”.

A volte per salvare delle vite basta mettere in sicurezza il territorio, sarebbe la vera opera straordinaria per non tornare a piangere. “Abbiamo già dimenticato l’alluvione del 2007, memoria bruciata nello spazio di un anno – ha accusato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, intervenendo in aula dopo la relazione di Guido Bertolaso su Messina – non è possibile bruciare sempre ciò che accade: avere grandi momenti di commozione, le commemorazioni, la solidarietà, gli sforzi di solidarietà che certo tutti onorano. Ed essere un Paese così arretrato e sordo e dimentico ogni volta che c’è da mettere mano a un’opera che è l’unica possibile per consentire di tornare a vivere in luoghi abitati dall’antichità e di evitare di tornare ormai a piangere morti con una cadenza ravvicinata: la messa in sicurezza del territorio. Non è in discussione il sofisticatissimo sistema della Protezione civile con il quale vengono previsti gli eventi dovuti alla conformazione del nostro territorio. In discussione è altro, è perché essendo così sofisticati nel prevederli non riusciamo ad evitarli e perché questo porti ogni volta tragedie con decine di morti. Sarà il passare del tempo, la capacità che avremo di chiudere definitivamente l’età dell’innocenza quella che ci salverà da altre catastrofi”.
La Finocchiaro con i nomi e cognomi di chi nel governo ha permesso si arrivasse a questo, ha messo un freno alla scaricabarile. “La verità è che su quel banco non dovrebbe esserci il sottosegretario Bertolaso, ma il ministro Matteoli, il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e probabilmente anche il Presidente del Consiglio e il ministro Tremonti, se è vero come è vero che rispetto alla finanziaria 2008 che prevedeva 510 milioni per la difesa del suolo, oggi ne abbiamo soltanto 120 stanziati per l’anno prossimo”.

Uno scaricabarile denunciato dal segretario del PD siciliano, Francantonio Genovese e da Raffaella Mariani, capogruppo Pd in commissione Ambiente, dopo l’intervento del sottosegretario Guido Bertolaso in Parlamento il 6 ottobre: “Sono emersi chiari riferimenti all’insufficienza delle politiche governative sulla definizione di un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio. Stupisce che a tale denuncia che viene da un membro del governo corrisponda il silenzio del ministero dell’Ambiente e l’assenza di ogni azione concreta. Il presidente della commissione Ambiente si unisce al coro delle lamentele nei confronti del governo dimenticando le sollecitazioni quotidiane del gruppo del Pd per un’incisiva svolta nella gestione delle politiche ambientali. Da mesi attendiamo di sapere quali siano i pensieri e le valutazioni del ministro Prestigiacomo che rifugge il confronto e trascura il rapporto con le Regioni e con le commissioni parlamentari su molte delle principali emergenze del nostro paese.”

A volte per salvare delle vite bisogna sconfiggere l’abusivismo e non sanarlo a colpi di condono. Nel 1994 e nel 2003 abbiamo avuto due condoni edilizi generalizzati, e stava per partire anche in Sicilia un piano casa dagli effetti sul territorio che per noi sono devastanti. “In questi giorni abbiamo sentito dal governo risposte un po’ confuse – accusa la Finocchiaro – si è parlato di Ponte sullo Stretto mentre stanno venendo giù i Peloritani e i Nebrodi. Quel pezzo di territorio è a rischio gravissimo: conta l’abusivismo, contano gli incendi che hanno devastato i boschi di quella zona, conta l’abbandono delle campagne, ma conta il fatto che rispetto a tutto questo non possiamo pensare di mettere rattoppi. E io penso che non sia affatto il momento, ha ragione il Presidente della Repubblica, di evocare opere eccezionali. Quello che dobbiamo fare è mettere con sistematicità, con caparbietà in ordine e in sicurezza il nostro territorio. Non c’è niente di straordinario da fare se non l’opera straordinaria che è questa messa in sicurezza. Altrimenti – ha concluso Anna Finocchiaro – parleremo ancora una vota di tragedie annunciate, di avvisi inascoltati, di paure dimenticate, di voci seppellite. Vorrei invece che per una volta tanto in questo Paese avessimo memoria di quello che accade”.

Le lacrime di coccodrillo oggi servono a ben poco. Ermete Realacci, responsabile ambiente ha fatto un po’ di conti: “Il solo effetto condono nelle precedenti sanatorie edilizie di Berlusconi generò nel 2003 40.000 nuove case illegali, con un incremento della produzione abusiva superiore al 41% tra 2003 e 2001. Lo stesso accadde nel 1994 grazie al condono Berlusconi-Radice: durante i mesi di discussione delle legge furono costruite 83mila abitazioni fuorilegge. E la stessa politica scellerata del “tana libera tutti” e del via libera al cemento illegale si stava riproponendo anche in questo Governo con il piano casa”.

A volte per salvare delle vite bisogna non raccontare bugie, abbandonare il miraggio di opere faraoniche e inutili, come il ponte sullo Stretto di Messina. Invece in questi giorni il ministro delle Infrastutture, Altero Matteoli, afferma avrebbe impedito l’alluvione se fossero iniziati i lavori del ponte sullo stretto, con relative opere infrastrutturali, non sarebbe accaduta la tragedia di Messina.

“Le affermazioni del Ministro Matteoli sono davvero imbarazzanti. Quando sostiene, infatti, , getta solamente ed inutilmente del fumo negli occhi dei tanti cittadini infuriati per quanto è accaduto -così il capogruppo in commissione Trasporti alla Camera dei Deputati, Michele Meta, replica alle affermazioni del Ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli – non è onesto – aggiunge Meta -, dire oggi che purtroppo non ci sono soldi per mettere in sicurezza il Paese e poi tentare, come fu fatto nella prima bozza del piano casa alla vigilia del terremoto in Abruzzo, di alleggerire le norme in materia antisismica per i privati, poi frettolosamente cassate dal Governo. Buon senso vorrebbe che si metta da parte l’inutile investimento del Ponte di Messina, con un costo stimato di 6 miliardi di euro, e che si dirottino le risorse del piano infrastrutture deliberato dal Cipe su progetti immediatamente cantierabili di salvaguardia del territorio e di mobilità sostenibile”.
Allibito anche Andrea Martella, responsabile Infrastrutture del PD: “La gente muore e lui continua con il suo spot sul ponte, dissociato dalla realtà. Il ponte sullo stretto, mai come in questo momento – continua il deputato del Pd -, non rappresenta una priorità ed è tutto da verificare sia dal punto di vista del suo finanziamento che della sua realizzazione. Non ci vuole un genio per capire che adesso ciò che serve è mettere in campo da subito le risorse necessarie per affrontare l’emergenza idrogeologica siciliana. Se proprio Matteoli insiste nel parlare di migliorie derivanti dalla costruzione del ponte ci dica finalmente e nel dettaglio quali sono, e quantifichi risorse e costi reali. La verità è che la Sicilia e il Paese meriterebbero più rispetto”.

Sempre per salvare delle vite bisogna agire. Siamo riusciti a far ritirare la prima versione del piano casa, in cui Berlusconi aveva proposto una specie di condono preventivo, senza nessun rispetto per il territorio e
per la sicurezza antisismica. È ora di cambiare rotta e puntare su di un piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio ed il miglioramento del patrimonio abitativo. Per il PD bisogna estendere la misura del 55% di credito d’imposta dal risparmio energetico, e che il governo vuole sterilizzare, alla sicurezza antisismica. È ora di permettere ai Comuni che hanno risorse disponibili di non sottostare al patto di stabilità per gli interventi a salvaguardia della sicurezza dei cittadini e del territorio. È’ una priorità per le amministrazioni, per la politica, per il rilancio dell’economia, per il territorio, per i cittadini delle centinaia di comuni che non devono mai più piangere i loro morti e le case devastate, come Giampileri ha dovuto fare 2 volte in 50 anni.

da www.partitodemocratico.it