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“Prima notte d´occupazione, no ai tagli”, di Laura Montanari

La prima notte dell´occupazione è un copione collaudato, la prova generale della tenuta del movimento. Sabato sera speciale a Firenze, con le scuole illuminate e via vai di ragazzi in motorino. Non c´è bisogno di ciondolare in piazza o davanti a qualche bar, c´è un posto dove andare, il liceo è aperto, si può stare gratis, senza consumazione obbligatoria. Nel cortile del Galileo Galilei, l´amplificatore butta musica, si balla, si fuma, si parla. Un gruppetto controlla gli ingressi. Entrano solo quelli della scuola o quelli che si presentano a nome del movimento. La prima notte di occupazione non si parla della Gelmini né dei tagli sulla scuola. Non lì. Nell´aula dormitorio i banchi messi attaccati diventano la piattaforma di un letto rialzato su cui appoggiare cuscini, coperte e sacconi. Al liceo classico di via Cavour gli occupanti della prima notte sono fra i cinquanta e i cento. Dipende dalle ore e dai flussi degli amici che si spostano. Per la cena ci si segna su un foglietto e poi si raccolgono le offerte. Sabato il pronto pizza è andato per la maggiore. Cartone e bibita a domicilio. Un brivido verso le 23 quando rimbalza la voce di un «raid fascista» al liceo da Vinci. Vero o falso? Nel dubbio al Galileo si chiude il portone. «Nessuna incursione – spiega Elena del Da Vinci – soltanto discussioni fra gruppi di opinioni diverse». Sono una decina le medie superiori fiorentine occupate contro i tagli della scuola, riforma Gelmini e il ddl Aprea sulla trasformazione degli istituti in fondazioni con l´intervento di pubblici o di privati.
Ieri al Machiavelli Capponi hanno diffuso un documento in cui si spiegano le ragioni dell´occupazione: «la scuola pubblica italiana versa in una condizione deprecabile per l´assenza di adeguati contributi economici, fondi, iniziative, e spazi». Parlano di classi sovraffollate per gli accorpamenti che portano a risparmiare il numero delle cattedre, carenza di custodi e bidelli: «Buona parte delle nostre strutture non sono a norma di sicurezza». Si lamentano perché mancano spazi di incontro («ci troviamo costretti ad autofinanziare l´affitto di locali»), soldi per le supplenze. «Manca anche personale ATA (custodi, tecnici di laboratorio, ecc.) che permetta un´adeguata cura ed amministrazione delle strutture ed apparecchiature scolastiche. Non riteniamo che la soluzione a questi problemi stia nel tagliare ancora». Oggi nuova tornata di assemblee: al Gramsci devono decidere se aggiungersi o meno all´elenco. In diversi licei sono evidenti le spaccature, la vittoria dell´ala radicale del movimento non è stata schiacciante. Ci sono scuole, per esempio il Michelangelo, in cui i prof hanno precisato che faranno lezione per gli studenti che non aderiscono alla protesta. Stessa cosa in altre superiori dove i docenti intendono garantire la didattica.

La Repubblica, 12 ottobre 2009

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