cose che scrivo, cultura, interventi

«L’uomo delle sfide eroiche», di Giorgio Napolitano

La lettura degli scritti di Giuliano Vassalli consente, pur presentando un ben preciso profilo, di cogliere la triplice dimensione – se così posso dire – di una personalità fra le maggiori della nostra vita democratica. Quella del grande giurista, impegnato a offrire il contributo della sua dottrina all’azione di governo e alla riflessione su esperienze ed evoluzioni altamente significative della nostra epoca nel campo del diritto. Quella di coerente e coraggioso antifascista e combattente della libertà. Quella di appassionato militante politico, sempre fedele agli ideali e alla storia del socialismo italiano. Appare chiaro lo strettissimo nesso tra questi tre aspetti della straordinaria figura di Giuliano Vassalli.

Io l’ho potuto – pur appartenendo ad una generazione un po’ più giovane – seguire e ammirare per lunghi anni nel corso della mia attività parlamentare, al di là delle rispettive collocazioni partitiche. E in tempi recenti ho avuto occasione di ascoltare suoi splendidi discorsi, come quello, che molto mi colpì, dedicato a Giacomo Matteotti.

Nella commemorazione di Aldo Moro ho ritrovato in felice sintesi il punto di vista dello studioso vicino al pensiero giuridico del collega democristiano, l’ammirazione – da giurista e da politico – per l’ispirazione morale dell’impegno di Aldo Moro e il convinto richiamo, da parte di Vassalli, alle posizioni da lui sostenute nel tormentato periodo della prigionia che avrebbe avuto per epilogo l’assassinio del presidente della Dc.

Ma quel che nella lettura degli interventi e degli scritti raccolti in questo libro suscita uno speciale interesse è la trama di vicende personali e collettive che unifica i ritratti di uomini di primo piano del movimento socialista e dell’antifascismo (compresi gli ardimentosi che accorsero in Spagna a difendere la Repubblica e caddero, come Mario Angeloni).

Si sente qui quanto profonda sia stata la identificazione di Giuliano Vassalli con momenti cruciali di una storia da lui vissuta direttamente o assunta come retaggio di generazioni precedenti la sua come quella di Matteotti e di Di Vagno. Una profonda identificazione, ideale, politica e – aggiungo e sottolineo – umana e morale, perché nell’antifascismo, socialista e di ogni altra radice, si espressero un patrimonio di valori e di esempi, una carica di intelligenza, di cultura e di generosità, che esercitano ancora oggi una suggestione senza uguali per chi voglia esplorare le radici della nostra democrazia repubblicana.

E colpisce l’affetto, quasi filiale, con cui Giuliano Vassalli si avvicina alle figure di Pertini, di Saragat, di Nenni; la modestia con cui si colloca accanto a loro nel ricordo del rapporto di collaborazione che stabilì con ciascuno di essi.

Così come colpisce il pudore di Vassalli nell’accennare alla parte che personalmente ebbe nella Resistenza e in sfide eroiche – si può ben dirlo, al di fuori di ogni retorica – contro il fascismo e contro l’occupazione e l’oppressione nazista.

Sono onorato e lieto di poter dare, con la presentazione di questo libro, un piccolo segno della riconoscenza che la Repubblica fondata sulla Costituzione deve a Giuliano Vassalli come rigoroso «giudice delle leggi», come strenuo combattente per la libertà e la dignità della patria e come sapiente servitore dello Stato democratico.

*Il ricordo di Giuliano Vassalli del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tratto dal libro Frammenti di storia, dello stesso Vassalli. Il volume, edito da Palomar e a cura di Matteo Lo Presti, sarà a giorni in libreria.
da La Stampa

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«Vassalli, un partigiano al servizio del diritto», di Alberto Papuzzi
Nel ’44 aiutò Pertini e Saragat a fuggire dal carcere di Regina Coeli. Parlamentare socialista, è stato ministro e presidente della Consulta

Nel gennaio del 1944, per iniziativa di Pietro Nenni, segretario dei socialisti italiani, la giunta militare del Cln di Roma organizza l’evasione dal carcere romano di Regina Coeli di due altri leader socialisti e capi politici della resistenza antifascista, destinati a rivestire alti incarichi nella futura democrazia: Sandro Pertini e Giuseppe Saragat. Con l’aiuto decisivo del medico del carcere e di un agente di custodia, la fuga riesce il 25 gennaio. Tutta l’audace e avventurosa operazione viene diretta da un giovane avvocato, che rappresenta i socialisti all’interno del comando militare della capitale, formato anche dai comunisti e dagli azionisti: Giuliano Vassalli.

Anche lui era atteso, nell’Italia del dopoguerra, da un impegnativo destino nella vita politica e negli affari istituzionali. Sarebbe stato ministro di Grazia e giustizia e presidente della Corte Costituzionale. È morto a Roma mercoledì scorso a 94 anni. Per volontà della famiglia, la notizia è stata data soltanto a esequie avvenute. «Una delle maggiori personalità della vita politica e culturale dell’Italia repubblicana», ha detto Giorgio Napolitano. Alto, elegante, asciutto, garbato, ma anche estremamente fermo nelle proprie scelte politiche, dotato di un understatement che lo mostrava un po’ distaccato rispetto al mondo dell’establishment romano, Giuliano Vassalli è stato un signore della politica italiana, uomo di grande spessore scientifico oltre che culturale, che appariva sempre dato in prestito alle dispute parlamentari e alla lotta fra i partiti, per quanto sapesse misurarsi anche con le questioni più dure.

Era espressione di una borghesia colta e liberale, un pizzico aristocratica, estranea agli affarismi, usa a professare fedeltà alle istituzioni e difesa della democrazia. Fu al fianco di uomini come Piero Calamandrei. Come giurista ha offerto un contributo, considerato smagliante sul piano scientifico, sia alla riforma del Codice penale (rispetto all’edizione di Rocco) sia a quella più recente del Codice di procedura. Una battaglia che lo inorgogliva era quella per negare lo status di combattente ai reduci di Salò. Era nato a Perugia nel 1915, figlio di un grande giurista liberale, Filippo Vassalli. Laureatosi in giurisprudenza alla Sapienza nel 1936, maturò l’adesione all’antifascismo militante proprio negli ambienti universitari romani. Ma la decisione di impegnarsi in attività clandestine coincise con la guerra. Fu tra i fondatori dell’Unione proletaria italiana (Upi) modellata sul Mup di Milano fondato da Lelio Basso.

Le due formazioni si ispiravano al socialismo, ma avevano più presa del partito socialista soprattutto sui giovani, fra gli studenti e nella borghesia dei professionisti. Nel 1943 Vassalli partecipa alla grande fusione da cui nasce il Psiup con segretario Nenni. Dopo l’8 settembre, attivo nella Resistenza, assume ruoli sempre più significativi, entrando a far parte della giunta militare romana. L’evasione di Pertini e Saragat è il suo colpo d’ala, ma dirige anche decine di blitz soprattutto nei quartieri di Centocelle e Quadraro. Il 3 aprile del 1944 viene catturato dalle Ss. Incarcerato e torturato, evita la morte anche per intercessione di ambienti vaticani, però rimane in carcere fino all’arrivo degli angloamericani. Per la sua attività nella Resistenza venne decorato con la medaglia d’argento al valor militare.

Nel dopoguerra vive in prima persona i tormentati andirivieni dei movimenti socialisti: a Palazzo Barberini sceglie Saragat, nel 1959 rientra nel Psi di Nenni. Consigliere comunale, il suo maggiore interesse è per l’insegnamento, come docente di diritto penale all’Università di Roma, e in altri atenei, a partire dal 1960, esercitando per un po’ anche l’avvocatura da penalista. La politica, e i socialisti, si ricordano di lui nei frangenti e nei cambiamenti dell’Italia del ’68: c’è bisogno di uomini nuovi e dalla storia impeccabile. Vassali viene eletto deputato nel 1968. Dieci anni dopo sarà candidato dai socialisti alla presidenza della Repubblica, ma è un ballon d’essai, l’eletto sarà Sandro Pertini (alla presidenza concorrerà anche nel 1992 quando vincerà Scalfaro). Quindi sarà eletto senatore per due volte (1983 e 1987).

E’ allora che diventa ministro della Giustizia, nel governo Goria (’87), nel governo De Mita (’88) e nel VI governo Andreotti (’89). In una fase di frammentazioni, con l’arrivo della Lega, la fine del Pci, il caso Gladio, Vassalli si dimette da ministro nel 1991. Poco dopo Cossiga lo nomina giudice costituzionale, a novembre diventa presidente della Corte. Oltre alla militanza antifascista, oltre a quella parlamentare, l’eredità di Vassalli è anche nella sua esperienza di giurista, messa al servizio sia di progetti di riforma della legge penale sia di casi di principio proposti dalla realtà italiana, che lo videro protagonista di un fondamentale rapporto fra scienza giuridica e società civile. Decine di saggi sono il deposito di queste esperienza, di un giurista equilibrato, che nel 1982 scriveva: «Il diritto penale sostanziale, a onta della tensione umana che in ogni tempo lo percorre, è da millenni più o meno lo stesso. Per lo meno, nonostante i rivolgimenti storici, sono quasi sempre gli stessi – e limitati – i suoi problemi specifici: l’illecito, la colpa, la sanzione, la pericolosità dell’agente».
da La Stampa

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Una vita per la democrazia

Muore a 94 anni Giuliano Vassalli, giurista ed eroe della resistenza. Il PD: “Profondo senso di vuoto per la scomparsa di un padre della Repubblica”.

Se ne va il giurista, l’avvocato, il ministro della giustizia, il giudice costituzionale, ma soprattutto se ne va l’uomo. Giuliano Vassalli si è spento ieri sera all’età di 94 anni a Roma. Con la sua morte l’Italia dice addio ad uno dei suoi pezzi di storia più autentici e nobili, fatto di amore per la democrazia ed eroismo civile.

Giuliano Vassalli era nato a Perugia il 25 aprile 1915. Figlio di Filippo Vassalli, civilista, aveva compiuto gli studi universitari a “La Sapienza” a Roma durante il difficile ventennio fascista. Gli anni della seconda guerra mondiale arrivarono in fretta e per il giovane giuliano rappresentarono un punto di svolta umana e personale, prima che storica. L’8 settembre 1943 matura la sua scelta antifascista ed entra nella Resistenza romana prima e nella giunta militare del CLN in seguito.

Generoso e idealista, fu proprio lui ad organizzare l’evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli nel gennaio 1944, pochi mesi prima che i nazisti catturino anche lui. La prigionia le torture nel carcere di via Tasso dureranno fino alla vigilia dell’arrivo delle forze angloamericane. Avvocato e docente universitario, ordinario di diritto e procedura penale, ha insegnato nelle universita’ di Urbino, Pavia, Padova, Genova, Napoli e infine Roma, dove ha concluso la la sua carriera accademica nel 1990.

Durante la sua attivita’ politica e’ stato consigliere comunale e capogruppo del Partito Socialista Italiano a Roma dal 1962 al 1966; deputato dal 1968 al 1972; senatore e capogruppo parlamentare dal 1983 al 1987. E’ stato ministro di Grazia e Giustizia nel governo Goria dal 28 luglio 1987 al 13 aprile 1988, nel governo De Mita dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989, nel governo Andreotti VI dal 22 luglio 1989 al 31 gennaio 1991. E’ stato anche candidato del Psi alla presidenza della Repubblica nel 1992, quando pero’ venne eletto Oscar Luigi Scalfaro.

Otto anni dopo essere stato nominato giudice costituzionale dall’allora presidente Cossiga, è stato eletto all’unanimità presidente della corte. La sua vita, ricca di esperienze sotto il profilo umano, politico e giuridico ha camminato di pari passo con la storia della repubblica italiana. Vassalli ha infatti preso parte a tutte le commissioni insediate dal 1946 al 1968 e dal 1972 al 1978 per la revisione del codice penale e di quello di procedura penale. Nel 1987, come ministro di Grazia e Giustizia, ha presenta una riforma del codice di procedura penale, approvata nel 1988 ed entrata in vigore l’anno successivo. Sempre nel 1987 ha presentato un disegno di legge di riforma parziale del codice di procedura civile, approvato, con numerose integrazioni, nel 1990.

Tutto il Partito Democratico ha espresso il suo cordoglio. Dario Franceschini ha scritto in una nota: “Con Giuliano Vassalli se ne va un uomo di grande intelligenza, uno dei padri del nostro diritto e un acuto costituzionalista. Voglio ricordarlo per la sua passione civile e politica che gli fece compiere le sue scelte coraggiose di fiero antifascista e di guida nella Resistenza fino a finire nel carcere di via Tasso dove viene torturato dai nazifascisti”, ha aggiunto, “mi unisco personalmente e a nome di tutto il Partito democratico al dolore dei familiari”.

Per Pierluigi Bersani, Vassalli “è stato un combattente della libertà, un rigoroso custode della Costituzione, una di quelle personalità che hanno accompagnato la nostra vicenda repubblicana di cui purtroppo si sente e si sentirà la mancanza”.

Anche Ignazio Marino esprime cordoglio: “Con la scomparsa di Giuliano Vassalli, se ne va una delle figure piu’ nobili e importanti della politica, cultura e storia italiana. In un periodo dove il dibattito è sempre più ‘urlato’, le persone come Vassalli ci fanno ricordare che la politica dovrebbe essere soprattutto studio, approfondimento e confronto. Ricorderemo sempre con nostalgia quest’uomo che sin da giovane ha lottato per la liberta’, facendo parte della Resistenza romana durante la seconda guerra mondiale”.

Walter Veltroni dichiara: “Vassalli e’ stato una voce importante nel dibattito politico italiano, dagli anni della sua coraggiosa lotta antifascista fino al suo lavoro di giurista e di ministro della Giustizia. Costituzionalista innovativo, giurista capace di guidare un lungo complesso lavoro di riscrittura dei codici, animato da un grande impegno civile e politico accompagnato a un carattere severo e schivo. La sua morte mi addolora, esprimo la mia vicinanza alla sua famiglia e ai suoi amici”.

“E’ morto un grande italiano, un grande democratico – dice Francesco Rutelli – l’esponente di un socialismo democratico e liberale, uomo di legge e di giustizia, persona di straordinaria mitezza”. In occasione del 25 aprile, alcuni anni fa, Rutelli ricorda che gli fece visita. ”Fu un’occasione toccante – rammenta oggi Rutelli – proprio in compagnia di Vassalli al Museo di Via Tasso, dove egli da giovane antifascista fu preso prigioniero durante l’occupazione nazista di Roma”.

Anche Lanfranco Tenaglia, responsabile Giustizia del PD afferma: “Esprimiamo un profondo cordoglio per la scomparsa di Giuliano Vassalli, grande maestro di diritto e uomo che ha illuminato le istituzioni con la sua opera e il suo contributo di idee. Giuliano Vassalli e’ stato il padre del Codice di Procedura Penale che ha introdotto in Italia il principio della parità processuale delle parti. Questo suo insegnamento va perseguito e reso effettivo, con riforme della Giustizia che servano davvero ai cittadini, come lui ci ha insegnato”.

Vannino Chiti, vice presidente del Senato: ”Apprendo con dolore la notizia della morte di Giuliano Vassalli, già Presidente della Corte Costituzionale e Ministro della Giustizia. Un protagonista della storia del nostro Paese, dall’impegno contro il nazifascismo alla costruzione della Repubblica, come servitore dello Stato e uomo delle istituzioni. Giuliano Vassalli – aggiunge – e’ stato un grande giurista, intellettuale raffinato, socialista animato da una autentica cultura di governo. Come Ministro della Giustizia diede impulso a riforme legislative del codice di procedura penale e civile, avviando così un percorso riformatore importante. Vassalli pagò il suo impegno nella Resistenza a Roma, con l’arresto e le torture nella prigione di via Tasso, ma mai limitò’ il suo impegno per la costruzione della democrazia, sempre schierato a difesa della Costituzione”.

Infine la presidenza del Pd di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, Luigi Zanda, Nicola Latorre e tutti i senatori del gruppo “salutano commossi Giuliano Vassalli, un protagonista della Resistenza, un grande giurista, un uomo che ha contribuito con il suo lavoro prezioso e con la sua straordinaria saggezza democratica a dare alle istituzioni italiane prestigio e decoro. Da eroico partigiano subì la tortura nazifascista e nulla poté in lui scalfire il senso del rigore e della giustizia. Da presidente della Consulta fu fedele e fermo difensore della nostra Carta costituzionale. Da giurista ha contribuito a dotare il nostro Paese delle importanti riforme dei codici di procedura penale e civile e da politico e’ stato un protagonista delle migliori pagine del riformismo italiano al quale ha contribuito con lucidità e determinazione. Ci resta un profondo senso di vuoto e di dolore per la scomparsa di uno dei più fedeli padri della nostra Repubblica”.
da www.partitodemocratico.it