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“Casa, ufficio e niente tempo libero. La dura vita delle donne lavoratrici”, di Alessandra Retico

ROMA – Vanno in ufficio, poi una volta a casa tutto ricomincia. Le donne sgobbano parecchio, sempre, più degli uomini. Precisamente tre anni e tre mesi più dei maschi, calcolando un’intera vita lavorativa, cioè circa quarant’anni di esistenza impiegatizia quel che sia. Per specificare ancora meglio: un mese all’anno in più, un’ora e sette minuti al giorno.

Sgobbone. Le italiane sudano assai. Lo sapevamo, eccome, adesso la ricerca “Il tempo è donna”, realizzata dall’Istituto di Ricerca ISPO e commissionata dalla Maison di orologi Eberhard & Co., lo conferma con somma puntualità. Tempus fugit, le signore gli corrono dietro. Perché è il lavoro domestico, insieme a quello fuori casa, a pesare come un macigno nell’economia quotidiana delle donne. Tra la solo popolazione occupata, il tempo del lavoro femminile nel suo complesso, tra uffici e lavatrici, è nettamente superiore a quello maschile: 8 ore e 30 minuti al giorno rispetto alle 7 ore e 23 degli uomini.

Il bello è che alle ragazze tutte queste ore vengono pagate solo per metà: 4.39 retribuite, 3.51 no. Eppure scorrono pesanti le lancette a sfacchinare: piatti da lavare, spesa e manicaretti. I compagni, i fidanzati e anche i single a tutte queste familiari amenità dedicano appena un’ora e dieci minuti, sei ore e 13 finiscono in busta paga, oltre 4 ore (quasi una in più delle donne) se li possono permettere per intrattenimenti e svaghi.

Cambia la situazione del tempo diseguale se si calcola tutta la popolazione, anche quella non impiegata: peggiora. Per le donne, ovvio. Ogni giorno lavorano quasi un’ora e mezza più del sesso forte (?): sette ore e 26 contro le sei e un minuto dei maschi. Dati oggettivi, come specifica la ricerca, che quasi mai corrispondono a quelli percepiti. Per dire: il tempo libero delle donne viene considerato dalla maggioranza della gente uguale o addirittura superiore a quello degli uomini, soprattutto dagli stessi maschi, mentre quasi tre donne su dieci attribuiscono una maggiore quantità di tempo all’altro sesso.

Ma loro, i maschi, proprio non ci stanno: dicono che lavorano e quanto, dannatamente tanto, più delle mogli e delle amiche. Riunioni, appuntamenti, scrivanie, pratiche. L’ufficio, e cioè il lavoro retribuito, loro lo ingigantiscono quando ne parlano: nel calcolo interiore diventa smisurato pur essendo privo delle fatiche cui si sottraggono. Nell’intima contabilità, la voce lustrare padelle non entra.

Destreggiarsi è il motto. Le donne lo sanno bene, da sempre e sempre più spesso adesso. Sono multitasking: l’89,2 per cento delle signore (contro il 77,1 degli uomini) ha l’abitudine alle gimkane quotidiane, anche se poi si lamenta di giorni sempre più corti e di cose che ogni volta rimangono inevase. Che sia una bolletta, un saluto ai genitori o un po’ di sonno. Tutto scorre troppo in fretta, lo dice quasi la totalità degli italiani a qualsiasi genere appartenga. La vita che fugge e ci invecchia: in questa paura le donne non sono più sole.

La Repubblica, 29 ottobre 2009