economia, lavoro

“Europa senza lavoro: in 22 milioni a spasso”, di Roberto Giovannini

Non si ferma la crescita della disoccupazione in Europa. Ieri Eurostat – l’ufficio statistico dell’Ue – ha diffuso i dati di settembre, e nella zona dell’euro la percentuale di senza lavoro è salita dal 9,6% di agosto al 9,7%. E’ il valore più alto dal 1999, con un aumento davvero impressionante rispetto al 7,7% di soli 12 mesi or sono. Per l’Unione Europea a 27 il dato di settembre è pari al 9,2%, contro il 9,1% di agosto e il 7,1% del settembre 2008. In valori assoluti, l’esercito dei disoccupati del Vecchio Continente raggiunge quota 22,123 milioni, di cui ben 15,324 concentrati nell’Eurozona, con un incremento rispetto ad agosto di 286.000 unità, di cui 184.000 nell’Eurozona. Rispetto al settembre 2008, in pratica sono stati bruciati oltre 5 milioni di posti di lavoro, di cui 3,2 milioni nella sola area dell’euro. Dati impressionanti. Dati destinati a peggiorare: parola di Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. Parlando ieri a un convegno in Italia, Strauss-Kahn ha avvertito che «abbiamo davanti a noi ancora 12 mesi di aumento della disoccupazione a livello mondiale», e si è detto preoccupato «perché molti governi hanno già detto che la crisi è finita», visto «il pericolo di una ripresa senza posti di lavoro».
«Non possiamo dichiarare vittoria, prima di avere una riduzione dei disoccupati», ha scandito l’ex-ministro francese, secondo cui «la crescita ripartirà dal primo novembre del 2010 a livello globale» grazie agli stimoli e agli incentivi varati dai governi. Insomma, servono ancora politiche di sostegno, ma «è ancora troppo presto per avviare le exit-strategy e ritirare gli aiuti». Una tesi su cui concordano i capi di Stato e di governo Ue, riuniti a Bruxelles: «Per il ritiro delle misure anti crisi bisognerà aspettare che la ripresa sia certa».
E nel suo messaggio al convegno di Capri dei Giovani Imprenditori di Confindustria, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha lanciato un monito: «Prospettive durature di ripresa sono legate specialmente in Italia alla capacità delle istituzioni di avviare riforme condivise atte a superare quelle debolezze». Per Napolitano qualche segnale di miglioramento della congiuntura si avverte, anche se «restano le preoccupazioni per la lentezza e la fragilità della ripresa in atto, per i pesanti effetti negativi della crisi sui livelli occupazionali, che rischiano di perdurare nel tempo». Occorrono dunque riforme politiche, ma anche che «il sistema delle imprese sia in grado di cogliere con prontezza le opportunità», a cominciare da quelle che emergono nel Mediterraneo (tema del convegno di Capri). «Al presidente Napolitano possiamo dire che noi ci siamo e faremo sommessamente la nostra parte», risponde subito la presidente dei “Giovani”, Federica Guidi: «cercheremo di tenere le nostre aziende attive, vive, vivaci, competitive sul mercato».
Intanto, se ieri la commissione Bilancio del Senato ha rinviato all’Aula l’emendamento per il taglio dell’Irap, sul fronte sindacale il clima per il governo si fa più complicato. Se più o meno si può considerare scontato il dissenso della Cgil di Guglielmo Epifani, stavolta anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni avverte che si taglierà solo l’Irap senza dar nulla ai lavoratori si andrà allo scontro: «Per quel che mi riguarda sarò io stesso a proporre lo sciopero generale se il governo aiuta solo le imprese per superare la crisi economica. Siamo stufi di pagare anche per altri». «Sul tema della disoccupazione in Italia c’è troppa leggerezza – accusa Epifani – e si scherza un po’ con il fuoco».
La Repubblica 31.10.09

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Disoccupazione record in Europa allarme Fmi: “Aumenterà ancora”, di Elena Polidori
Nell´Eurozona europea tasso salito al 9,7% In Italia è al 7,4% In Spagna senza lavoro quattro giovani su dieci
Obama: il piano anti crisi Usa ha salvato 650 mila posti
La crisi continua a cancellare i posti di lavoro, soprattutto in Europa. Una ennesima conferma arriva con i nuovi dati Eurostat: a settembre è record di disoccupati con un tasso del 9,7%, il massimo dal 1999. Solo un anno fa era al 7,7%. Colpiscono soprattutto i numeri complessivi: sono 22 milioni le persone a spasso nella Ue, di cui oltre 15 nella sola zona euro. In dodici mesi si sono persi 5 milioni di posti. I record negativi si susseguono da mesi e, secondo tutte le previsioni, sono destinati a proseguire. «Abbiamo ancora davanti a noi 12 mesi di crescita della disoccupazione», pronostica il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss-Kahn. Ma negli Usa si vedono i primi segni in controtendenza: la Casa Bianca fa sapere che le misure di stimolo decise da Obama hanno salvato o creato quasi 650 mila posti.
E tuttavia, proprio perché ci sono di mezzo i piani anti-crisi che prima o poi bisognerà pure smantellare, i governi s´interrogano sulla natura della ripresa (è vera? è drogata? durerà?) e sui suoi negativi effetti per l´occupazione: “jobless recovery”, la chiamano. L´inglese Gordon Brown assicura che la questione-lavoro sarà al centro dei prossimi vertici internazionali, probabilmente anche del g20 finanziario di St . Andrews il 6 e 7 novembre: «Bisogna discutere delle barriere che in Europa e nel mondo frenano l´occupazione». Preoccupazione emerge anche nella bozza del Consiglio Ue: la disoccupazione «peggiora», è prevedibile «un ulteriore deterioramento», serve «un impegno politico» a favore del mercato del lavoro: «Vanno adottate misure che lo sostengano».
Scelte difficili, se non altro perché il panorama economico è incerto. Strauss-Kahn per esempio è tra coloro che temono una ricaduta nel tunnel della recessione, con il rischio di una crisi “a W”, come si dice in gergo. Ed è convinto che comunque non si può dichiarare vinta la battaglia contro la recessione «prima di avere un ribasso dei disoccupati». Perciò, per ora le misure anti-crisi restano lì dove sono.
Nella triste graduatoria che sempre accompagna le statistiche sul lavoro si scopre che a settembre il tasso di disoccupazione tra chi ha meno di 25 anni è a quota 20,1% all´interno di Eurolandia (da 15,7 del settembre 2008). Ma in Spagna i ragazzi senza lavoro sono il 41,7%. E ancora: tutti soffrono per il posto che non c´è, ma l´Italia, su base annua, è con la Germania, tra i paesi che registrano una crescita dei disoccupati più contenuta: si è passati dal 6,8% al 7,4% (calcolando i secondi tre mesi 2008 e 2009). La Cgil con il segretario Guglielmo Epifani accusa: «Sul lavoro si scherza col fuoco. C´è troppa leggerezza nell´affrontare questi problemi». Il sindacato è pronto a scendere in campo se «il governo non fa nulla». Preoccupazione anche nel mondo delle Acli.
Nell´intera Unione europea il tasso di disoccupazione è del 9,25 (dal 7,1 di un anno fa), il massimo dal 2000.
La Repubblica 31.10.09