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«Ma su quei processi calerà la scure della prescrizione», di S. Mar.

L’affermazione di Berlusconi su sue mancate dimissioni in caso di condanna, rischia seriamente di trasformarsi in un periodo ipotetico dell’irrealtà. Perché certo, bocciato il Lodo Alfano, ricominceranno i suoi due processi milanesi ma i tempi porteranno facilmente alla prescrizione. Pur escludendo anche eventuali cambiamenti normativi – la ventilata idea di rendere Roma unica sede dei processi per le alte cariche dello stato, ad esempio – che renderebbero fin da subito inutili le udienze residue.

Il processo più importante, e anche più «scomodo», è quello che lo vede imputato per corruzione in atti giudiziari: accusato di aver versato 600mila dollari all’avvocato inglese David Mills affinché, come testimone, dichiarasse il falso in due vecchi processi, ormai definitivamente conclusi (All Iberian e corruzione nella Guardia di Finanza). E già in due gradi di giudizio Mills – coimputato con lui finché proprio il Lodo Alfano non aveva escluso il premier – è stato giudicato colpevole e condannato a 4 anni e 6 mesi. I giudici di primo grado scrissero nelle loro motivazioni che l’avvocato «agì da falso testimone per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l’impunità dalle accuse, o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati». I giudici di secondo grado che hanno emesso la sentenza, appena martedì scorso, non devono pensarla diversamente, vista la confermato della condanna.

Con queste premesse, dato che il reato è sempre a doppio senso – corrotto e corruttore – la sorte di un coimputato sarebbe praticamente segnata; salvo che, come si augura Berlusconi, la Cassazione rovesci il verdetto. Nel frattempo il suo processo dovrebbe andare avanti (prima udienza il 27 novembre) ma molti ostacoli si sovrappongono. Il primo è che si dovrà formare un nuovo collegio giudicante: quello che aveva processato e condannato Mills in primo grado per legge non può più riesprimersi. Fatto questo, bisognerà concordare un calendario delle udienze e gli impegni di un primo ministro, previsti e imprevisti, sono difficilmente gestibili. Insomma è possibile che l’anno di tempo che rimane alla prescrizione passi senza che si arrivi a sentenza.

Possibile che i giudici non riescano a pronunciarsi in tempo neppure nel secondo processo, dove Berlusconi è imputato di frode fiscale assieme a Fedele Confalonieri e altri manager del suo gruppo: secondo l’accusa si sarebbero creati fondi neri gonfiando il prezzo di alcuni diritti televisivi pagati da Mediaset. E’ vero che la prescrizione ha tempi più lontani (2012) ma è vero che è ancora in piena fase dibattimentale: di comune accordo accusa e difesa avevano deciso di «congelarlo» in attesa della sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. Riprende il 16 novembre già con un sicuro rinvio: due giudici su tre sono solo «in applicazione» e, in attesa che arrivino i titolari, non potranno far altro che fissare il calendario delle udienze. Avanti di questo passo, la prescrizione può arrivare, magari preceduta da qualche depenalizzazione per il reato contestato.

La Stampa 01.11.09