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Dal Blog di Marco Cattaneo, Direttore de Le Scienze: “Sulle tracce dell’uomo-bufala”

Da un paio di settimane a questa parte mi coglie una singolare forma di curiosità morbosa. Così, verso le dieci di sera, mi ritrovo rapito, in stato semi-ipnotico, non già da una nave extraterrestre, ma dalle diaboliche frequenze di Rai Due. Dura una mezz’ora, di solito, il catatonico stato di trance. Ma è bastato, in due puntate, a illuminarmi su svariati enigmi del mondo che ci circonda.

Lunedì scorso apprendevo, dalla voce eccitata del conduttore, quasi in delirio estatico davanti al fascino di quelle antiche rovine, che la civiltà preincaica che secondo gli archeologi fondò la città di Tiahuanaco, in Bolivia, nei primi secoli prima di Cristo, sarebbe da retrodatare al 10.500 a.C. – la data della scomparsa di Atlantide (?????????) – se non addirittura al 15.000 a.C., un’epoca di cui non ci resta alcuna traccia storica.
Alcuni studiosi (???) indipendenti ci facevano sapere, durante il servizio, che le datazioni arrivavano al massimo al 1500 a.C., ma ciò non spiegherebbe la peculiare posizione di Tiahuanaco, che sarebbe stata perfetta per rappresentare la posizione di alcune fondamentali costellazioni (???) proprio com’erano diciassettemila anni fa. E dunque – sintetizzando di molto le conclusioni – chissenefrega se i metodi scientifici di datazione ci dicono che Tihuanaco è di epoca romana (chissà perché non dicono mai che Roma l’hanno fondata gli extraterrestri ma per queste sceneggiature di serie B bisogna sempre cercare località esotiche…), se possiamo inventarci un bel mistero da somministrare ai telespettatori in fascia protetta?

Più tardi, dopo un breve servizio su un cannibale giapponese impunito (storia vera, l’abbiamo raccontata anche su “Mente&Cervello”), in chiusura di trasmissione (e del mio inappagabile stato di trance, raggiunto per di più senza l’uso di stupefacenti) arrivava il piatto forte della serata.

Eh sì. Toccava ai cerchi nel grano. Per l’occasione il bravo conduttore – con i suoi accenti sempre forti, avvincenti – ci portava in provincia di Cremona, in un campo di grano. Dove aveva allestito, con le risorse di mamma Rai, un bell’esperimento. Un ragazzotto inglese piuttosto sveglio e tre suoi amici avrebbero dimostrato, in poche ore, come si potevano fare meravigliosi cerchi nel grano con il solo ausilio di quattro assi di legno legate a una corda e trascinate a piedi da bipedi volonterosi.
Il servizio durava a lungo, ma era ben fatto. Quando alle sei del mattino le prima luci dell’alba hanno rischiarato la pianura padana il campo era solcato da una serie di archi perfettamente simmetrici, con le spighe perfettamente spianate, perfettamente realizzato da quattro esseri umani.
Mistero risolto, stava per dire il conduttore… E invece no, sennò che mistero è? Così ha intervistato l’autore, che spiegava tutto, anche l’anomalia di alcuni cerchi nel grano in cui si trovava materiale magnetizzato (un burlone che, per aggiungere un po’ di pepe, si dilettava di buttare unamanciata di limatura di ferro sulle sue opere). Ma lui no: dopo aver mostrato una foto sgranata degli anni cinquanta nelle vicinanze di una centrale elettrica tedesca, l’uomo dei misteri ci avvisava che l’enigma è ancora tutto da svelare (?????????).

Ieri sera lo stato di grazia è durato meno. Una mezz’ora scarsa. Quanto basta per godersi il servizio “Sulle tracce dell’uomo-falena”, improbabile storia di un essere umano alato e dalle abitudini notturne che nelle brumose serate invernali del 1966 avrebbe spaventato a morte gli abitanti di una cittadina del West Virginia. E fin qui, niente di male. La noia mortale della provincia americana può pur fare brutti scherzi.
Le rogne cominciano quando l’uomo-falena viene avvistato nelle vicinanze di un ponte prima che crolli. E proseguono quando il nostro eroe fa capolino nell’aprile 1986 nientemeno che a Chernobyl (ne ha fatta di strada il ragazzo…). Secondo il servizio, “impiegati della centrale avrebbero visto un enorme uccello nero, con ali larghe sette metri, volteggiare tra i fumi tossici”. O tra i fumi della vodka, chi può dirlo…

Non contento, qualche anno dopo l’uomo-falena (o un suo simile) torna verso casa, per spuntare proprio dietro le torri del World Trade Center in una fotografia “apparentemente inspiegabile” . Il caso vuole, ma tu guarda, che sia proprio l’11 settembre 2001, l’evento più fotografato e registrato della storia: strano che in nessun’altra immagine al mondo compaia il lepidottero maledetto. Non sarebbe il caso di chiedere spiegazioni al burlone (e anche di pessimo gusto) che ha taroccato la foto? Invece nel servizio una surreale testimonianza ci informa che un tale “in contatto con l’uomo-falena” era stato da quest’ultimo informato già nel 1967 del crollo delle torri gemelle: le quali, per la cronaca, non erano ancora state costruite. La fine dei lavori avvenne solo nel 1973.
Pensa tu che visione, mi sono detto, mentre il divano cominciava a volteggiare per la stanza…

In chiusura del servizio mi commuovo quasi, alla vista del conduttore, emozionato, che si augura con voce grave che l’umanità non debba più rivedere all’opera l’uomo-falena, mentre passeggia disinvolto tra le lapidi del cimitero di Point Pleasant. luogo del primo avvistamento.

Per questa paccottiglia al confine non già della conoscenza, come recita il sottotitolo di Voyager, ma tra il paganesimo, la superstizione e il pensiero magico, la Rai investe una parte del canone che annualmente versano i contribuenti. Con, in più, quella sottile truffa semantica della parola “conoscenza” nel titolo. Quasi a suggerire che ci sia un fondamento scientifico, una base solida a cui affidarsi e di cui fidarsi.

Questa sbobba, secondo l’Auditel, se la sorbiscono ogni lunedì sera due milioni e mezzo di italiani, in barba a secoli di pensiero razionale, di indagine scientifica, di metodo galileiano. E forse è per questo che la rete ha deciso di premiare il conduttore con la nomina a vice direttore di Rai Due. Gli ascolti pagano, si vede. Ma dal 2009, si legge nei titoli di coda, Voyager riceve anche il Patrocinio del Ministero dei beni culturali. Quel palazzaccio sul Lungotevere da cui il titolare, Sandro Bondi, taglia fondi su fondi alla cultura italiana. E invece Voyager riceve il patrocinio, in qualità di trasmissione di divulgazione culturale.

Se qualcuno riesce a spiegarmi il nesso tra Voyager e la cultura, giuro che vado dal mio psichiatra, prendo il metadone e già tra due lunedì smetto di vedere Rai Due.

P.S. Intanto, per vedere se riesco a disintossicarmi senza aiutini esterni, domani mi rivedo Religioulous, alle 23.00 su Cult.

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