attualità

“Tagli alla sicurezza, il curioso caso di Roberto Maroni”, di Marco Laudonio

Se dall’opposizione arriveranno proposte per “dare più soldi alla polizia, la Lega è pronta a sostenerle. E se da ambienti governativi arriva una richiesta di tagli noi voteremo contro, perché sulla sicurezza, non possono esserci vincoli di maggioranza “. Così parlò il ministro dell’Interno Roberto Maroni, con ancora nelle orecchie i fischi presi da parte dei poliziotti che il 28 ottobre protestavano davanti a Montecitorio. Eppure in questi mesi non ha tenuto conto delle proposte del PD, presentate più volte per aumentare i fondi alla sicurezza, sempre bocciate dal governo di cui fa parte Maroni.”Questo governo e questa maggioranza hanno fatto la loro fortuna sull’insicurezza promettendo soluzioni salvifiche, facendo qualche norma sulle ronde e poi praticando tagli micidiali alla sicurezza che è in ginocchio. Se decidono di riprendere questo tema e se la Lega fa questa riflessione è la benvenuta” ha risposto il segretario del PD, Pier Luigi Bersani.

Si è arrabbiato subito Umberto Bossi, sprezzante: “Maroni l’ho allevato io quando era ragazzino e farà ciò che dice la Lega, che mantiene la parola: abbiamo fatto le elezioni con Berlusconi, non con l’opposizione. Per avere i fondi tratteremo con il ministro Tremonti “. A-ha, mettersi in fila Umberto, Tremonti sono mesi che taglia i fondi a qualsiasi capitolo di spesa e mentre ti trastullavi tra ronde padane e Barbarossa improbabili il governo ha tolto al settore 3,5 miliardi di euro, l’organico della Polizia è stato ridotto di 40 mila unità, è stato operato un taglio del 44% delle risorse per le attività operative, il rinnovo del contratto del comparto è stato rinviato di 3 anni …tanto la crisi è psicologica…
Non è della sua nidiata il capogruppo del PDL, Maurizio Gasparri che congratulandosi con Maroni, dice che era ora di battere i pugni.
Meglio tardi che mai perché il bilancio sulla sicurezza dopo una campagna elettorale fatta su tg e quotidiani che aprivano sull’allarme sicurezza ha tre gravi pecche: sono troppo stretti i vincoli fissati dal governo, troppo pochi i fondi a disposizione, troppo pochi i volontari delle ronde: appena 6 richieste!!

Probabilmente il ministro ha letto i nostri emendamenti, e poi si è scordato di citarne gli autori con il premier, a cui ha rivelato di aver fatto richieste ”irrinunciabili, inderogabili e irriducibili per avere un miliardo e cento milioni di fondi in più per il prossimo anno. Si parla tanto di scudo fiscale ma la sicurezza deve tornare ad essere al primo punto nell’agenda di governo”.

Ci ha stupito sentire che il ministro dell’Interno per far funzionare il suo ministero deve chiedere i soldi all’opposizione. Invece di battere i pugni sul tavolo, o fare al pugno tra compagni di banco vi diciamo che siamo pronti a raccogliere la sfida, vi spieghiamo noi come comportarsi con 7 suggerimenti

1. Leggete bene i conti del ministro Maroni e dite se anche per il PDL come per il PD il tema della sicurezza è cruciale, e va affrontato non alimentando la paura e l’insicurezza dei cittadini. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD sottolinea che “dal 2008 al 2009 questo governo ha tagliato al Ministero degli Interni più di 900 milioni di euro destinati all’ordine e alla sicurezza e che per il 2011 e’ previsto un ulteriore taglio di circa 500 milioni. Ovviamente altri tagli di risorse destinate alla sicurezza sono stati operati sui capitoli del Ministero della Difesa e della Giustizia. A conferma della inconcludenza e della mancanza di serietà con cui il governo Berlusconi affronta una questione serissima, si e’ arrivati a tagliare, e pesantemente, anche i fondi destinati alla Direzione Investigativa Antimafia.
Questa e’ la realtà dei ‘fatti’ del Governo Berlusconi”.
2. Votate gli emendamenti del Pd che stanziano più risorse per le Forze di Polizia e le Forze Armate. Lo propone la senatrice Roberta Pinotti, responsabile Difesa del Pd: “A Gasparri ricordiamo che è il presidente dei senatori del Pdl, se vuole c’è un modo inequivocabile per dimostrare coerenza tra parole e fatti: quello di far votare al suo gruppo i nostri emendamenti. Siamo contenti della rinnovata concordia tra Maroni e La Russa. Ma è più di un anno che come Pd, insieme con i sindacati di Polizia e con i cocer, denunciamo l’insostenibilità dei tagli alla sicurezza e alla difesa imposti dal governo Berlusconi. Basta con le chiacchiere il Senato sta esaminando la Finanziaria: è ora che la maggioranza dimostri coraggio e coerenza attraverso modifiche alla manovra”.
3. Diamo subito 350 milioni alle forze di polizia, basta escludere il ministero del Tesoro dai destinatari dei soldi sequestrati alla mafie. Attualmente, spiega la capogruppo del Pd nella commissione Antimafia, Laura Garavini, “solo il 66% di questo fondo viene diviso tra ministero dell’Interno e ministero di Giustizia, il resto va al Tesoro. Dato che da tempo Maroni e Alfano dichiarano che in quel fondo a fine 2009 ci saranno 700 milioni di euro per i loro ministeri, dobbiamo dedurre che ce ne siano altri 350 per il ministero dell’Economia: escludendolo dai beneficiari avremo subito quei milioni in più per la sicurezza.
4. Allo stesso modo estendiamo ai corrotti le leggi sul sequestro dei beni che valgono per i mafiosi, avremmo ancora più risorse.
5. Aumentiamo i fondi per la contrattazione collettiva nazionale del personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate per gli anni 2010-2012. Nella commissione Bilancio i colleghi di Maroni e Gasparri hanno bocciato l’emendamento alla Finanziaria, presentato dai senatori del Pd della Commissione Difesa per aumentare le scarsissime risorse previste. Come ha ricordato il senatore del Pd Mauro Del Vecchio sono ancora “in attesa di rinnovare il contratto per gli anni 2008-2009 e il governo Berlusconi ha più che dimezzato le risorse rispetto a quelle assegnate negli anni 2006-2007 dal governo Prodi”. Infatti Berlusconi ha deciso di mettere sul piatto appena 100 milioni, guadagnando le lodi di Gasparri (si quello dei pugni) e di Fabrizio Cicchitto…
6. Il ministro dell’interno risponda alla domanda della senatrice democratica Rosa Calipari: “Perché Roberto Maroni ha votato i tagli in Consiglio dei Ministri?”
7. Il ministro dell’interno come chiesto da Gianclaudio Bressa vicepresidente dei deputati PD renda conto al Parlamento e al Paese del fallimento delle ronde, un flop che boccia la politica razzista del pacchetto sicurezza governativo.

Gli italiani aspettano risposte vere ed efficaci alla richiesta di maggiore sicurezza. E sanno che devono essere affidate, esclusivamente, allo Stato. Senza tagli.

www.partitodemocratico.it, 5 novembre 2009

******
Sull’argomento segnaliamo anche questo articolo

“Nel monolite della Lega compare qualche crepa”, di Marcello Sorgi

E poi dicono che la politica italiana è immobile. Non appena il ministro dell’Interno Maroni ha minacciato di far votare la Lega con il Pd, pur di ottenere i fondi per la sicurezza che fin qui Tremonti gli ha negato, un piccolo terremoto interno è nato nella maggioranza: allarme di Bossi, chiarimento (chissà poi quanto vero) con il ministro ribelle. Ma intanto appoggiato, a sorpresa, nella sua linea. di insubordinazione al rigore del ministro dell’economia, dal ministro della Difesa La Russa, che, come diretto responsabile dell’arma, condivide con Maroni il malcontento delle forze dell’ordine.
Quanto questo malcontento sia motivato si fa presto a dirlo: poliziotti e carabinieri lamentano la mancanza di generi di prima necessità per il loro lavoro: benzina per le auto civetta, soldi per gli straordinari, personale per ricoprire i turni.
È per questo che Maroni ieri ha s’è detto pronto a rompere le righe, pur di ottenere i fondi che gli occorrono per mandare avanti l’enorme macchina del ministero dell’Interno.
Piuttosto che ritrovarsi a bocciare, per vincolo di maggioranza, gli emendamenti dell’opposizione favorevoli al finanziamento dei costi della sicurezza, Maroni ha messo le mani avanti, quasi chiedendo al Pd di dargli una mano, e tirandosi dietro La Russa.
Questa mezza rivoluzione avvenuta nell’arco di un mattino ha un responsabile, con un nome e un cognome: Pier Luigi Bersani, tra l`altro, com’è ovvio, positivamente sorpreso dalla mossa di Maroni. E non perché il nuovo segretario del Pd si sia reso disponibile a chissà quale inciucio con il centrodestra, tutt`altro. Ma è bastato che Bersani facesse capire che in Parlamento è pronto a mettere a disposizione i voti del Pd per tutte le forze del centrodestra che intendessero sfruttarli senza vincoli di maggioranza, per riaprire la strada alle riforme, o anche semplicemente per rompere il muro tra centrodestra e centrosinistra, e voilà, le crepe finora nascoste dentro la coalizione di governo sono venute allo scoperto. Ora si assiste anche al manifestarsi di un dissenso all’interno della Lega, il partito forse più monarchico della storia repubblicana. Siamo solo all’inizio, e siamo a qualche settimana dall’approvazione della finanziaria. Con l’arrivo dei fondi dello scudo fiscale, e con l’approssimarsi della campagna elettorale per le regionali, ne vedremo delle belle.

La Stampa, 5 novembre 2009