economia, lavoro

“Senza banda larga non c’è futuro Si ferma lo sviluppo”, di Roberto Giovannini

Senza ricerca e innovazione non c’è futuro per l’Italia dell’industria, e si rischia anche di uscire tardi e male dalla fase di recessione. È vero che – lo dice il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nel corso della Settima Giornata della Ricerca – il paese «non è un deserto, ci sono tante aziende che fanno ricerca e innovazione»; ma la situazione è critica. Peggio: come mostra la decisione del governo di cancellare gli 800 milioni per la diffusione della banda larga, si rischia di fare addirittura un passo indietro. Come scrive il delegato di Marcegaglia allo sviluppo della banda larga, Gabriele Galateri di Genola, «il ritardo nell’assegnazione dei fondi per il Piano Romani arreca un grave danno al Paese. Il Piano anti digital divide è strategico. Lo è per l’inclusione sociale dei cittadini, per l’efficienza della Pubblica amministrazione, ma soprattutto per la competitività delle piccole e medie imprese». Anche perché «ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil».
L’analisi di Marcegaglia è piuttosto preoccupata. Se la ricerca «è la vera chiave per competere nel futuro», serve però che «vari strumenti, dal credito di imposta alla ricerca, fino ad Industria 2015, diventino operativi e siano strumenti concreti a supporto delle imprese». Prima di Marcegaglia il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini aveva definito «un dovere» del governo «potenziare il finanziamento del credito di imposta», perché «è doveroso un sostegno diretto alle imprese che decidono di innovare». Un impegno salutato da Confindustria, «perché al momento ci sono circa ventimila imprese che chiedono di fare investimenti ma poi si trovano un tetto». Per cambiare rotta è positivo l’avvio del bando da 1,6 miliardi per il Piano di ricerca nazionale, ma il leader degli imprenditori chiede che «in futuro lo strumento sia vero e automatico per le imprese» che vogliano investire. Anche perché «c’è il rischio che, accanto alla fuga di cervelli, ci sia anche la fuga dei progetti di ricerca».
Per parte sua Confindustria ha messo a punto il progetto Sud-Nord, un piano di diffusione dell’innovazione tra le imprese mirato al Mezzogiorno. Un piano che come ricorda il vicepresidente Diana Bracco insieme agli altri interventi sollecitati dagli imprenditori deve contribuire a portare l’investimento in ricerca e innovazione «almeno al 2% del Pil entro il 2013». Un progetto che piace al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente all’appuntamento: «Questa della Confindustria è una bellissima iniziativa – ha commentato Napolitano – che combina la ricerca e il Mezzogiorno in un progetto che va nella direzione giusta».

La Stampa 07.11.09