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Nuovi particolari sul caso Cucchi

Il senatore del Pd Ignazio Marino prova a far luce sulle cartelle cliniche dell’ospedale di Regina Coeli. Il sottosegretario Giovanardi, a Youdem, ridimensiona e chiarisce le dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa.

Stefano Cucchi sarebbe stato picchiato da almeno due agenti della polizia penitenziaria mentre era detenuto in una cella del Palazzo di Giustizia di Roma, in attesa che si svolgesse il processo per direttissima nei suoi confronti. Due pugni l’avrebbero colpito al volto e gettato a terra, poi sarebbe stato preso a calci. Il supertestimone che ha raccontato al Pm Vincenzo Barba questi fatti sarebbe un immigrato clandestino di 31 anni, arrestato per detenzione di stupefacenti.

Il testimone era detenuto in una cella di fronte a quella dove si trovava Stefano Cucchi, anche lui in attesa di essere sottoposto ad un processo per direttissima. Allarmato dalle urla avrebbe osservato dallo spioncino quanto stava accadendo. Successivamente sarebbe stato trasportato insieme a Cucchi all’interno di una camionetta della polizia penitenziaria per rientrare nelle carceri di Regina Coeli, ed in quell’occasione Cucchi gli avrebbe detto , “hai visto quei bastardi come mi hanno ridotto?”.

Il senatore Pd Ignazio Marino, presidente della commissione di inchiesta sull’efficienza ed efficacia del sistema sanitario nazionale, questa mattina, al termine dell’audizione di alcuni dottori del Fatebenefratelli ha tentato di fare luce su quanto emerge dalle cartelle cliniche del carcere di Regina Coeli sulle cause di morte di Cucchi, “ci sono certamente delle discrepanze tra quanto abbiamo ascoltato dai medici di regina Coeli, che fanno rifermento a delle lesioni anche al volto, e quello che abbiamo ascoltato dai medici del Fatebenefratelli, che sembrano non denunciare lesioni così importanti al volto”.

Questi rilievi parlerebbero di lievi segni sottocutanei e sotto le orbite, ma non di tumefazioni e lesioni così gravi come ci era sembrato di capire. Dobbiamo approfondire il motivo per cui queste ecchimosi e tumefazioni presenti non ci fossero poi il giorno dopo. Andremo avanti con la nostra indagine non escludendo un confronto tra i medici. Non credo che le cartelle cliniche siano state alterate, anche perché la cartella clinica per qualche motivo non è stata visionata da nessuno dei medici del pronto soccorso, i quali evidentemente si sono concentrati più sulle condizioni cliniche del paziente che sulla revisione dei documenti di Regina Coeli e della città giudiziaria”.
Ma sia la documentazione del carcere che quella della città giudiziaria, però, documentano tumefazioni ed ecchimosi”.

Il deputato del Pd Jean Leonard Touadi ha presentato un interrogazione parlamentare al Ministro della giustizia sul caso Cucchi. Si chiede al Guardasigilli di confermare e verificare la drammatica dinamica dei fatti che emerge dalle ricostruzioni giornalistiche, “al fine di garantire una maggiore sicurezza sia per i detenuti che per le guardie carcerarie, all’interno delle strutture penitenziarie italiane”.

Nel frattempo il sottosegretario Carlo Giovanardi, ospite di PuntoDem (talk serale di Youdem), ha ridimensionato le proprie dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa sulla morte di Stefano Cucchi. Aveva attirato su di se le critiche di buona pare del mondo politico, “Ho avuto modo di parlare con la sorella di Stefano Cucchi e con l’avvocato della famiglia. Entrambi hanno detto di condividere le mie vere affermazioni; Stefano era un ragazzo pieno di problemi, in qualche giorno ha perso 6 o 7 chili e questo perché si è presa per buona la sua volontà di non bere e non mangiare. Dunque la colpa della morte del giovane romano è da imputare solo a lui. È un fatto che i medici non hanno fatto niente per indurlo alla nutrizione e non hanno avvertito la famiglia. Mi rendo conto di aver messo il dito nella piaga con le mie dichiarazioni e questo ha dato fastidio a molti, perché come si sa c’è un grande dibattito alla Camera e al Senato sul fine vita, ma quando uno decide di lasciarsi morire e glielo lasciano fare cosa si deve pensare? Cucchi pesava 35 chili alla sua morte”.

Giorgio Sandri, padre di Gabriele, il ragazzo tifoso ucciso due anni fa da un poliziotto in una stazione di servizio dell’autostrada, anch’egli ospite di PuntoDem, ha commentato in questo modo le dichiarazioni di Giovanardi, “Devo dire che le dichiarazioni di Giovanardi mi hanno fatto tornare indietro di 2 anni quando Pier Ferdinando Casini disse che troppi politici se la prendevano con il poliziotto che aveva sparato e non con gli Ultras. Qui mi sembra di capire che questo ragazzo era tossicodipendente e soffriva di anoressia e quindi sarebbe potuto tranquillamente morire. Cucchi era schedato come tossico proprio come un ultras, come lo era stato mio figlio. Credo che oltre la pietas che è dovuta al ragazzo, bisogna essere in generale un po’ più riflessivi”.

Esistono due casi analoghi a quello di Cucchi sui quali occorre riflettere e mantenere la memoria. Si parla di Marcello Lonzi, un 29enne deceduto nel penitenziario di Sughere a Livorno. Secondo l’autopsia sarebbe morto per arresto cardiaco, ma la madre continua a sostenere che sia stata conseguenza di un violento pestaggio compiuto dai secondini. Poi il caso di Aldo Branzino, la cui morte all’interno del carcere di Perugia sarebbe stata causata dall’omissione di soccorso di una guardia carceraria, in occasione di un malore che aveva colpito l’uomo.

Fe. Gas. da www.partitodemocratico.it