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“Bersani chiude la porta al cavaliere”, di Ugo Magri

Fini, ma anche Casini, per non dire di Schifani (e qualcuno si spinge ad aggiungere l`inquilino del Colle) scongiurano il Pd di non sbattere la porta a una riforma condivisa della giustizia, perché dicendo no Bersani farebbe il gioco del Cavaliere che vuole esclusivamente il proprio salvacondotto sotto le mentite spoglie del «processo breve».
Quale errore sarebbe, insistono accorati nelle alte sfere istituzionali, perdere l`occasione di mettere mano tutti insieme all`architettura della Repubblica e spingere nell`angolo i «falchi» del PdI…
Ma il segretario democratico non è in grado di offrire sponde. Chi ha preso parte alla prima direzione Pd racconta un Bersani timoroso di vestire i panni del «Re d`Inverno» che già a marzo (elezioni regionali) viene detronizzato. Non un solo voto deve andare a Di Pietro, sembra la parola d`ordine della nuova gestione.
Quindi l`ex-pm venga marcato stretto, mai concedergli spazio. Col risultato che il blando no inziale del Pd alla manifestazione dipietrista contro il Cavaliere, convocata dall`Idv per il 5 dicembre, si sta trasformando in un forse, dipende dalla piattaforma, prima vedremo e poi decideremo, praticamente un «ni» contestato dai moderati Follini e Marini.
Si annuncia uno scontro senza prigionieri nel Parlamento e nelle piazze. Con quali esiti, servirebbe la palla di vetro. Per ora il blocco di centro-destra non pare scalfito. Tre sondaggisti interpellati dall`agenzia Agi (Mannheimer, Ghisleri e Pessato) vedono Berlusconi saldamente in sella, semmai un potenziale sfrangiamento nel fronte dell`opposizione. Il Pd gioca in difesa, stretto tra un Di Pietro che dice no alla legge salva-premier, no alla riedizione costituzionale del Lodo Alfano, no a un ritorno dell`immunità parlamentare;
e un Casini astuto, manovriero, il quale dialoga con chiunque, l`altra settimana col premier e oggi con il sindacato dei magistrati. «Sta aumentando il numero delle persone ragionevoli», lancia ami il leader centrista, «ora si deve passare dalle parole ai fatti con la disponibilità del Pd».
Stesso spartito Fini. Profitta del grande ascolto che si è conquistato, dalla Toscana sembra che torni a bacchettare Berlusconi ma nella realtà si rivolge a sinistra: «Riscrivere le regole deve necessariamente comportare l`impegno per una scrittura che sia quanto più possibile condivisa perché le regole riguardano tutti». E poi ancora: «II paese non può dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale, non ci si deve stancare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che può unire, mettendo in secondo piano tutto quanto può dividere…».
Si fa udire in serata pure Schifani, presidente del Senato, seconda carica dello Stato. Lamenta che «stiamo perdendo del tempo prezioso, è già passato un anno e mezzo dall`inizio della legislatura e non si è fatto nulla». Tradisce impazienza.
E certo non aprirebbero bocca né lui né Fini senza qualche affidamento del Quirinale, dove l`allarme cresce, i «boatos» che lassù giungono dalle procure antimafia non promettono niente di buono, vuoi vedere che l`atto finale della guerra tra Berlusconi e i giudici prenderà le mosse da qualche pentito? E che il Colle farà da parafulmine di tutte le tensioni istituzionali? Ma Bersani scuote la testa: «Abbiamo presentato un pacchetto di riforme, siamo pronti a discuterle anche domattina», dice ai suoi in direzione. «Anche sulla giustizia», precisa, «ma non partendo da una proposta sul processo breve che è impotabile e deve essere ritirata». Niente da fare. Il Pd «è preso in mezzo», lo boccia 1`«ex» Rutelli. Saltano di gioia gli scudieri del Cavaliere, Capezzone portavoce Pdl descrive Bersani «succube dell`Idv». Bonaiuti portavoce del governo rammenta giocoso che il segretario Pd «bevve tutte le panzane del post-comunismo». Perfino un ministro diplomatico come Frattini afferra la clava. E pronuncia il nome scomodo di D`Alema, che il governo italiano ha sostenuto come ministro degli Esteri europeo. Almeno finora, perché c`è l`alternativa Tremonti.
Manovre L`avvocato Ghedini è uno degli artefici del disegno di legge sul processo breve al centro delle polemichetra PdI e Pd, ma anche all`interno dello stesso partito dei premier II processo breve è la risposta per riformare in nome degli italiani la giustizia Franco Frattini Ministro degli Esteri Non c`è volontà di affrontare i problemi che rendono i processi lunghi e le carceri inaccettabili Emma Bonino Vicepresidente del Senato A questo governo non interessa sveltire i processi ma salvare Berlusconi Marina Sereni Vicepresidente Partito democratico Il presidente della Camera cerca sponde Ma il Pd: prima si ritiri il disegno di legge In direzione il segretario spiega: «Il dialogo non può partire dal processo breve» Impaziente Schifani: «Basta perdere tempo Dopo un anno e mezzo non si è fatto nulla»

La Stampa, 17 novembre 2009