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A colpi di fiducia

La Camera ha votato la fiducia al Governo sul “decreto Ronchi” che prevede la privatizzazione del comparto idrico pubblico. “Ancora una volta la Camera è stata espropriata dalla possibilità di discutere e modificare i provvedimenti del governo”. Ancora una volta il Parlamento viene espropriato del suo ruolo: il Governo lo considera un luogo dove avallare scelte, sbagliate, adottate con poco criterio. Oggi la Camera dei deputati ha votato la fiducia al Governo sul decreto “salva- infrazioni” che contiene la riforma dei servizi pubblici locali, compresa la gestione dell’acqua. Hanno votato 590 deputati e il governo ha ottenuto 320 sì, contro i 270 no dell’opposizione.

Entro due anni potrebbe essere venduto tutto il comparto idrico pubblico per essere affidato a privati, o per essere ceduto a società miste nelle quali l’eventuale partecipazione pubblica dovrà risultare minoritaria. Si tratta dell’ennesimo azzardo di un Governo privo di senso della realtà che si nasconde dietro la necessità di evitare sprechi. Ci si chiede poi dove siano i requisiti di “necessità ed urgenza” previsti per l’adozione di un provvedimento governativo avente forza di legge. L’opposizione ha chiesto l’intervento del Presidente della Camera considerate, sia nel merito che nella forma, le conseguenze che potrebbe comportare l’efficacia di una disposizione del genere. I rappresentanti del Pd e dell’opposizione, inoltre, hanno affermato congiuntamente che “ancora una volta la Camera è stata espropriata dalla possibilità di discutere e modificare i provvedimenti del governo”.

Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha spiegato che la fiducia è stata votata su un testo “identico” a quello approvato al Senato, ignorando il fatto che sono stati apportati degli interventi “migliorativi” su pressioni della Lega Nord che, sebbene consideri sbagliato il decreto, ha votato comunque la fiducia.

Marina Sereni, la vicepresidente del Pd ha dichiarato che “la Camerà farà un opposizione netta e intransigente affinché il decreto 135 venga fermato e modificato”, ha poi aggiunto che “è del tutto inaccettabile che ancora una volta il Governo in maniera frettolosa e pasticciata tenti di affrontare un tema complesso e articolato come quello delle risorse idriche e dei servizi pubblici locali in un decreto che si occupa di infrazioni rispetto alle normative comunitarie”, ha poi aggiunto.

Il deputato del Pd Touadi ha dichiarato che “le motivazioni di urgenza addotte dal Ministro dei rapporti con il Parlamento sono assolutamente pretestuose. Il provvedimento tocca un aspetto fondamentale della vita dei cittadini e delle comunità locali, e su questo il dibattito parlamentare è indispensabile per evitare che il business di pochi prevalga sulla necessità di tutti. Mi chiedo se la prossima mossa della maggioranza non sarà quella di sottoporre alla fiducia anche l’aria che respiriamo”

“L’ordine del giorno della Lega sull’acqua è una presa per i fondelli, un modo per pulirsi la coscienza, che però non cambia le cose”. Così Ermete Realacci commentando l’annuncio da parte della Lega di un ordine del giorno che chiede di modificare le norme che liberalizzano i servizi pubblici locali, contenute nel decreto Ronchi.

“L’unica ragione – ha continuato Realacci – per cui il governo ha posto la fiducia su questo decreto è proprio questa normativa sulla privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Oltretutto essa non è necessitata da alcun vincolo o obbligo comunitario; è una scelta solo politica, che contraddice la posizione storica della Lega. È una presa per i fondelli. La Lega presenterà un documento che si farà approvare dal governo”.

Anche per Roberto Della Seta, senatore Pd, “è indecente il doppio gioco della Lega sull’acqua: con Calderoli firma il decreto che obbliga alla privatizzazione dei servizi idrici, in Parlamento fa finta di
non essere d’accordo. Con l’aggravante della fiducia sul decreto”.

“Etica pubblica – ha proseguito Della Seta- vuol dire anche non prendere in giro i cittadini. E oggi i cittadini devono sapere che la Lega è uno dei principali artefici di una norma che consegnerà il business dell’acqua a quattro o cinque multinazionali, impedendo ogni efficace controllo pubblico sui criteri d’uso, sul prezzo, sulla tutela di un bene comune come le risorse idriche”.

La storia ci insegna che chi amministra l’acqua governa. Le prime forme di condivisione democratica sono nate nella dimensione delle comunità locali dove, oltre ad una comunità di destini, vi era la gestione diretta dell’acqua e delle altre risorse territoriali. Parte della nostra sovranità potrebbe essere compromessa dall’azione lucrosa dei privati, e dalla costituzione di regimi monopolistici.
Fe. Gas
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