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Non passa la candidatura di D’Alema, bloccata dai compromessi sulle nomine ai vertici di Bruxelles. La laburista inglese Ashton è stata eletta all’unanimità menistro degli esteri europeo. Ennesima defaillance internazionale del Governo italiano: Massimo D’Alema non è stato eletto ministro degli Esteri europeo. A ricoprire la carica sarà l’outsider Chaterin Ashton, ex commissaria europea al commercio. La candidata inglese è stata eletta all’unanimità dai capi di governo europei, dopo una decisione maturata nel pomeriggio di ieri. La Presidenza del Consiglio europeo è stata invece assegnata al belga Herman Van Rompuy, esponente del Partito popolare.

L’esecutivo italiano è stato estromesso dai giochi fin dall’inizio: le trattative intergovernative dei giorni scorsi avevano evidenziato una convergenza d’intenti politici fra i soli francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi. La presunzione ed il vanto pavoneggiati dal premier nelle relazioni internazionali si sono rivelate sterili, irrilevanti. È necessario considerare, inoltre, come le istituzioni europee stiano perdendo la propria sovranità sovranazionale, e come le decisioni principali siano vincolate dagli interessi dei singoli governi. La nomina di Catherin Ashton, a questo riguardo, è servita a stemperare gli animi sull’altro sconfitto illustre, Tony Blair. L’ex premier britannico era stato proposto dal governo inglese alla presidenza del consiglio europeo nonostante il parere contrario di quasi tutti i governi europei. Sembra che la sua sconfitta sia dipesa dalla scelta di aver appoggiato G.W.Bush nella guerra contro l’Iraq, e dall’essere considerato da molti una guida “troppo forte”.

Il capogruppo del Pse, Martin Shulz, aveva dichiarato che D’Alema è “il candidato di un governo non socialista”, ed ha rimproverato il “non fattivo attivismo del Governo italiano”. L’ex premier italiano sembra aver pagato colpe altrui. D’Alema avrebbe avuto senz’altro maggiore autorevolezza e competenza nella guida di un dicastero agli esteri, inoltre, la Asthon sembra non possedere un’esperienza adeguata. Nell’esecutivo di Barroso ha ricoperto prevalentemente ruoli di esperta economica.

Massimo D’Alema ha commentato in questo modo la propria sconfitta, “faccio i migliori auguri alle persone che sono state nominate, è stato un onore essere candidato per un incarico così prestigioso”

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha commentato in questa maniera la mancata elezione di D’Alema: “dalle notizie che arrivano, nell’insieme mi pare si giunga a nomine di basso profilo. Se sarà così, non sarà certo una buona partenza per l’Europa di Lisbona. Aquanto pare hanno prevalso le ragioni di Stato e le esigenze del governo britannico sule obiettive competenze e capacità di rappresentare una forte politica estera europea”.

Il capogruppo del Pd Dario Franceschini ha dichiarato che “la mancata nomina di Massimo D’Alema è una occasione persa non soltanto per l’Italia ma anche per le esigenze di rilancio di una nuova politica estera comune della Ue attraverso la scelta di una personalità autorevole. Rispetto alle indicazioni del gruppo di alleanza progressista al Parlamento europeo a favore di D’Alema ha prevalso una logica di equilibri di basso profilo tra i governi nazionali. Una giornata che avrebbe potuto segnare un passo avanti importantissimo ha registrato invece un passo indietro”.

Piero Fassino ha dichiarato che “è prevalsa una scelta di “compensazione”che, dopo il venir meno della candidatura di Blair a Presidente del Consiglio Europeo, ha indotto a scegliere comunque una personalità inglese per l’incarico di Mister PESC. Resta l’amarezza per il mancato esito di una candidatura, quella di Massimo D’Alema, ampiamente riconosciuta come autorevole e intorno alla quale si era realizzato un vasto consenso”.

Il capo delegazione del Pd ha invece definito in questo modo la mancata elezione di D’Alema: “La conclusione della lunga trattativa sulle nomine Ue lascia l’amaro in bocca: si tratta di un’occasione perduta per l’Europa, che aveva la possibilità stavolta di nominare figure prestigiose che avrebbero dato maggiore profilo all’Unione. E in più, da italiani, viene da dire che il nostro Paese complessivamente non è riuscito a far sentire il suo peso tanto da far valere le qualità del candidato che, una volta tanto tutti insieme, eravamo riusciti ad esprimere”.

Il senatore Pd Ignazio Marino ha dichiarato: “Penso che Massimo D’Alema fosse il miglior candidato che il nostro paese e l’Europa fosse il miglior candidato che il nostro Paese e l’Europa potesse esprimere, per le sue competenze e le sue capacità, dimostrate anche nelle sue funzioni di presidente del consiglio e poi come ministro degli Esteri”.
Fe. Gas.
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