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Gli aiuti vanno, le tasse restano

Finanziaria 2010, il governo affossa famiglie, scuola, università e ricerca e non taglia Irap e Irpef. Fini avverte: “Non usate la fiducia”. Bersani: “Fini metta il parlamento in condizioni di lavorare”. Sgravi fiscali, tagli all’Irap e all’Irpef bye bye! Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti li aveva promessi e sponsorizzati, ma nella Finanziaria 2010, che oggi inizia il suo iter dalla commissione Bilancio, mancano. Così come mancano inspiegabilmente i soldi per le famiglie, per la ricerca, per l’università e per l’innovazione e la green economy. Rimangono gli spot e gli annunci, accompagnati da un monito inaspettato (o forse no?) del presidente della Camera Gianfranco Fini: questa volta il governo eviti di porre il voto di fiducia.

Tasse, ancora tutte qui. Irap e irpef continueranno a pesare sulle tasche degli italiani esattamente come prima, mentre non vedrà, probabilmente mai, la luce l’introduzione della cedolare secca sul affitti, l’altro cavallo di battaglia degli ultimi medi di governo. È una marcia indietro a 360 gradi, fatta eccezione per le affermazioni del ministro Tremonti che da un po’ prometteva una finanziaria “light”. Ebbene per gli italiani questa lo sarà davvero, anzi rischia di diventare da fame.

Scuola, università e ricerca, roba da tagliare. L’università e la ricerca giocano il ruolo di inutili ornamenti nella Finanziaria del governo e come tali vengono “ridimensionati”. Da fondo di finanziamento ordinario, erogato annualmente agli atenei italiani, verranno decurtati ben 678 milioni di euro. Altri 8 milioni di euro invece saranno cancellati dai fonti per il diritto allo studio universitario. Cattive notizie anche per le scuole secondarie di primo grado, alle quali verranno tagliati 206 milioni di euro, a cui vanno sommati i 7,5 milioni previsti per il diritto allo studio. Infine, anche la ricerca scientifica dovrà dire addio a 149 milioni del suo già esiguo budget. Eppure nel provvedimento ci saranno scuole aiutate dal governo…quelle paritarie. Per loro saranno ristabiliti i fondi tagliati da una precedente manovra triennale.

Ma quali famiglie? Delle famiglie il governo sembra essersi totalmente dimenticato, anzi peggio, perché è ascrivibile proprio a loro il taglio più consistente. Fra gli infiniti articoli e commi della Finanziaria, il governo si è perso 900 milioni destinati al bonus del fondo famiglia. Una decisione inspiegabile e preoccupante che indigna anche il settimanale Famiglia Cristiana. ”Non c’e’ nulla. Niente. – scrive il settimanale della Caritas – E anche quel poco che c’era il Governo lo ha cancellato. Per la famiglia, per i figli, per gli anziani e per gli handicappati nella Legge finanziaria, appena approvata al Senato e in questi giorni in discussione alla Commissione bilancio della Camera dei deputati, non e’ previsto nemmeno un euro di spesa. Nessun Governo nella storia della Repubblica e’ riuscito fare un così straordinario salto mortale all’indietro come quello guidato da Silvio Berlusconi”. Come obiettare ad una conclusione del genere? Oltre al bonus famiglia, va ko anche il bonus per i nuovi nati. Il posto dei finanziamenti da oggi sarà preso da una promessa che ha il gusto della presa in giro. Con la cosiddetta “clausola di salvaguardia” il governo si impegna a versare alle famiglie più povere eventuali maggiori entrate. In pratica è una condizione aleatoria che non porterà alcun vantaggio a chi stenta ad arrivare alla fine del mese, soprattutto se si considera che queste entrate “abbondanti” non si verificano praticamente mai. Un piccolo appunto lo merita anche la miracolosa social card che a meno di un anno dal suo lancio, viene destinata alla metà dei cittadini per cui era stata pensata inizialmente.

E poi ancora: influenza A, green economy, fondi per la non autosufficienza. Tanto per chiudere in bellezza, ecco le ultime voci non pervenute. È un mistero che fine abbiano fatto gli 8 milioni destinati alla cura e alla prevenzione dell’influenza A. Così come è degno di un romanzo giallo, o del mago Houdini, il gioco di prestigio che ha fatto uscire di scena i 400 milioni destinati al fondo per la non autosufficienza. Mentre era del tutto scontata l’indifferenza, per non dire ostilità, con cui il governo guarda all’economia verde, neanche menzionata dal testo.

E Fini avverte: non usate la fiducia. E alla fine arriva Gianfranco che, senza mezzi termini sconsiglia al governo l’uso dell’ennesimo voto di fiducia che “potrebbe mettere il presidente della Camera in grave difficoltà, se il voto di fiducia alla finanziaria venisse chiesto non su un testo che esce dalla commissione, bensì su un maxi emendamento del governo”.

Un monito, quello del presidente della Camera, apprezzato dal segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, che commenta: “Fa bene Fini a preoccuparsi perché il Parlamento deve essere messo nelle condizioni di discutere di temi così rilevanti. Mi aspetto che il presidente della Camera faccia valere le sue parole”. Il leader del Pd sottolinea poi che “con questa storia che non c’è più la Finanziaria né l’assalto alla diligenza noi non sappiamo più dove si discuta la manovra economica. La Finanziaria è stata ridotta a tabelle, maxiemendamenti e voti di fiducia, poi si prosegue con cinque, sei, sette decreti de minimis sui quali si mette la fiducia e il punto in cui si discute su cosa fare sul serio non si fa mai”. Secondo Bersani, dunque, c’è “un problema sostanziale di politica economica. Ai tempi dell’assalto alla diligenza, che nessuno rimpiange, chi aveva il fisico riusciva a fare manovre anche di due punti di Pil”.

Commentando il battibecco fra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e quello della P.A. (che ieri ha accusato l’altro di “non essere un economista”) la vicepresidente del gruppo PD alla Camera PD, Marina Sereni, ironizza: “Le liti tra Brunetta e Tremonti ricordano una delle più esilaranti commedie italiane interpretate dal grande Sordi: “Il marchese del Grillo”. Ma, mentre loro disquisiscono di titoli accademici, gli italiani non si divertono per nulla e combattono ogni giorno con le difficoltà economiche, con la disoccupazione, con l’impossibilita’ di investire. La Finanziaria che arriva alla Camera non contiene nulla che possa assicurare rigore e sviluppo, ci batteremo per sostegni ai redditi medio-bassi, alle microimprese soprattutto familiari e per sbloccare gli investimenti degli enti locali”.

Luigi Nicolais, deputato del Pd, spiega che, assieme ai suoi colleghi di partito nella commissione cultura della Camera, ha votato ”contro una finanziaria che presenta contenuti allarmanti soprattutto in materia di saperi e innovazione”. Una finanziaria con la quale il governo ”perde un’occasione di adeguarsi all’Ue. I già gravi tagli operati dal governo nel settore della ricerca risultano ancora più preoccupanti se messi in relazione alle misure operate da tutti i paesi europei per cercare di uscire dalla crisi economica”. Dopo aver elencato i tagli per scuola, università e ricerca, Nicolais sottolinea che invece la Francia ”si appresta proprio in questi giorni ad investire ben 35 miliardi di risorse pubbliche in innovazione”, e la Germania sta facendo qualcosa di simile. L’esponente del Pd chiede che quindi il governo italiano ”tragga la lezione che, in un sistema globale in cui la competitività’ e’ fortemente basata sulla conoscenza, quanto più forte e’ la crisi, tanto più diventa indifferibile scommettere in conoscenza ed innovazione come leva strategica per stimolare ripresa”.

Per Sergio D’Antoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera “L’antimeridionalismo del governo, frutto di una totale subalternita’ alla Lega, si manifesta oggi in una finanziaria del tutto indifferente alle sorti del meridione. Nella manovra non c’e’ infatti nulla di nulla, mentre si fa sempre più pressante il bisogno di strumenti capaci di incentivare gli investimenti produttivi. Come il credito d’imposta, smantellato da quello stesso Tremonti che oggi va in giro a tesserne lodi. Occorre inoltre aumentar le risorse delle zone franche urbane, ideate dal governo Prodi e ferme alla dotazione sperimentale di 100 milioni. Servono infine maggiori aiuti a disoccupati, precari e pensionati, che sono i ceti più esposti agli effetti della crisi. Insomma, un piano concreto, non le scatole vuote prodotte finora dal governo”.
Iv.Gia
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