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Sulla pelle delle donne

Ru486, stop del governo alla messa in vendita. Il PD si schiera con l’Aifa e risponde a chi parla di semplificazione dell’aborto. Bersani: “La prevenzione è sofferenza?”
Stop alla Ru486. Con i voti favorevoli di Pdl e Lega (13) e quelli contrari (8) del Pd, è stato approvato il documento finale dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva presentato dal presidente e relatore Antonio Tomassini, con il quale si chiedeva al governo di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e la RU486.

Il governo fa orecchie da mercante e ignora il disco verde dato dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, alla pillola, utilizzata in gran parte dei paesi di tutto il mondo. Il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani ricorda al governo che “Il Parlamento non puo’ fare il dottore. E’ questo il limite della politica. E’ giusto vedere se ci sono, o non ci sono, tecniche di aborto meno invasive. Questo lo dico all’Agenzia del farmaco e se mi si dice che cosi’ si semplifica tutto, io rispondo: la prevenzione e’ sofferenza?”.

L’aspetto più grottesco della vicenda risiede nel fatto che, a parte impacciare l’operato altrui, su cui si arroga il diritto di sindacare, il governo non riesce a prendere una posizione chiara. È questa rivolta all’esecutivo da Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, in occasione della conferenza stampa indetta dal Partito democratico per commentare lo stop voluto dal governo. “Alla fine a rimetterci – dice la Finocchiaro – saranno solo le donne italiane, che in questo modo perderanno uno strumento appropriato di interruzione della gravidanza che ne rispetti la salute. Noi volevamo l’indagine conoscitiva alla ricerca di una migliore prassi che potesse assicurare lo standard piu’ alto per l’assistenza delle donne. Purtroppo quella delle maggioranza e’ una partita tutta interna, tra varie fazioni, e alla fine l’unico scopo e’ stato quello di bloccare l’iter tecnico e scientifico dell’Aifa. E mentre Gasparri tuona e parla di aborto fai da te, emerge la contraddittorieta’ di giudizio con Cicchitto che invece da’ ragione all’Aifa. Per ragioni di natura politica il Governo sta facendo chiacchiere, senza avere il coraggio di dire che non vogliono la commercializzazione della pillola. E’ arrivato il momento di dirci cosa vogliono veramente”.

Dalla parte dell’Aifa anche Dorina Bianchi, capogruppo del Pd in commissione Sanita’ del Senato: “Noi riteniamo che l’Agenzia italiana del farmaco abbia fatto il proprio dovere, abbia agito nel migliore dei modi esercitando legittimamente le proprie funzioni: la maggioranza della commissione Sanita’, invece, chiedera’ al Governo di bloccare l’iter dell’Aifa ed esprimere un parere. È palese il tentativo di scaricare sull’Aifa la responsabilita’ di un iter che noi riteniamo corretto. in commissione si e’ persa un’occasione di valutare la richiesta di potenziare prevenzione e accompagnamento delle donne”.

Dura la condanna di Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera: “Quanto accaduto oggi al Senato e’ un grave atto di imperio della politica su una scelta che dovrebbe essere esclusivamente tecnica e scientifica. La furia oscurantista della maggioranza blocca la commercializzazione di un medicinale gia’ utilizzato da milioni di donne, da molti anniLa procedura seguita fin qui dall’Aifa e’ stata corretta. Tutti gli aspetti dell’adozione del farmaco sono stati valutati, compresa la compatibilita’ con la legge 194. Ma ancora una volta la violenza dell’ideologia prevale sulla valutazione scientifica, il tutto sulla pelle delle donne. C’e’ da immaginarsi come tutto questo apparira’ incomprensibile negli altri paesi europei dove da anni le donne possono liberamente utilizzare questo farmaco e nessuno pensa di impedirglielo”.

Vittoria Franco, senatrice PD, parla di “Una vera e propria forzatura politica perpetrata sulla salute delle donne quella voluta dalla maggioranza con il documento che chiede lo stop della commercializzazione della RU486 nel nostro Paese. Vengono confermati tutti i nostri sospetti che gia’ lasciava intravedere la richiesta di una pretestuosa indagine conoscitiva sulla RU486 avanzata dalla maggioranza al Senato. Noi riteniamo che questo attacco all’Aifa sia del tutto infondato e fuori luogo. L’Agenzia ha fatto la sua parte di organismo tecnico indipendente avendo come sua massima preoccupazione la salute della donna e proprio la compatibilità con la legge 194”.

Giovanna Melandri sostiene: “La decisione della Commissione Sanita’ del Senato di bloccare la commercializzazione della pillola RU486 e’ impropria e insensata”. Lo dice Giovanna Melandri, deputato del Pd gia’ ministro della Cultura. Impropria poiche’ la Commissione parlamentare ha preteso di sostituirsi all’Agenzia Italiana del Farmaco. Insensata, perche’ l’interruzione di gravidanza farmacologica e’ stata introdotta nel sistema sanitario dei paesi europei gia’ da diversi anni: gran parte degli stati europei ha adottato la RU486 nel 1999, in Francia viene utilizzata dal 1988, mentre in Gran Bretagna e’ stata introdotta nel 1990. E’ chiaro, dunque, che la decisione delle forze di maggioranza in seno alla Commissione e’ del tutto politica, nascondersi dietro la pretesa di difendere la salute della donna e’ un espediente vergognoso che lascia le donne italiane ancora una volta sole e indifese”.
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Il Senato chiede lo stop alla RU486. No all’immissione sul mercato
Il dicastero della Salute dovrà definire la compatibilità della pillola abortiva con la legge 194
La Roccella, sottosegretario al Welfare: “Lo daremo in 24 ore”
Dura la reazione degli esponenti dell’opposizione: “E’ una svolta antiabortista, un passo indietro”.
Il Nobel per la medicina, Luc Montagnier: “E’ preferibile a un intervento chirurgico”
La commissione Sanità del Senato ha approvato, a maggioranza, con i voti favorevoli di Pdl e Lega (13) e quelli contrari (8) del Pd, il documento finale dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva RU486 presentato dal presidente e relatore Antonio Tomassini. Nel testo si chiede al governo di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e la RU486.
Secondo la maggioranza con la RU486, l’interruzione di gravidanza diventerebbe molto più facile rispetto alle procedure previste dalla legge sull’aborto. “La coerenza con la legge 194 si realizza solo se c’è il ricovero ospedaliero ordinario per tutto il ciclo fino all’interruzione verificata della gravidanza” ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. “Un processo che se invece avvenisse al di fuori di questo contesto sarebbe una violazione della legge 194. La procedura corretta è evidente. Richiede prima il parere del governo e dopo una nuova delibera dell’Aifa”, il ministro ha aggiunto che “la pronuncia del governo sarà sostanzialmente analoga a quella dell’Aifa”.

Non sarà un processo lungo. Il parere richiesto al governo in merito alla pillola abortiva Ru486 “avrà tempi brevissimi, e sarà espresso anche nel giro di 24 ore”. Lo dice il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, precisando che non c’è alcuno stop all’immissione nel mercato, e che dopo il parere ci sarà un nuovo Cda dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e, a quel punto, si potrà procedere alla pubblicazione in gazzetta del provvedimento per l’immissione in commercio in Italia della Ru486. “Perché non ci sia contrasto con la 194, è però fondamentale il ricovero ospedaliero – ha concluso Roccella -. Nessun day hospital, ma bisogna garantire la presenza del medico durante l’intera procedura di aborto, per evitare che gli effetti collaterali rappresentino un rischio grave”. Non sarà un ricovero coatto però, le donne potranno firmare per uscire, ha specificato Rocella aggiungendo che “nessuno impedirà di andare via, ma le donne devono essere informate sui rischi che corrono”.

La pillola RU486 “sarà commercializzata in ogni caso”, dice Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, spiegando come “per legge se l’Agenzia preposta ne decide l’immissione sul mercato non può essere un parere del ministero della Salute, come quello richiesto oggi dal Senato, a poterne bloccare la vendita”.

Soddisfazione per lo stop è stata espressa dal presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, dal senatore del PdL Stefano De Lillo, da Arturo Iannaccone, parlamentare e responsabile del dipartimento sanità del Mpa: “E’ evidente che la commercializzazione della pillola è in palese contrasto con la legge 194, che punta a evitare che l’aborto venga considerato un metodo contraccettivo”. Soddisfatto anche il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri: “C’erano troppi dubbi sulle conseguenze che la pillola avrebbe potuto avere sulla salute delle donne. E’ assurdo che le opposizioni, accecate dal pregiudizio politico, non pensino agli effetti devastanti che può avere sulle donne. Per noi lo stop – ha concluso – è una vittoria di civiltà, una vittoria in difesa della salute”.

Dura la reazione degli esponenti dell’opposizione. “La furia oscurantista della maggioranza blocca la commercializzazione di un medicinale già utilizzato da milioni di donne, da molti anni”, ha detto Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera. “Un autentico colpo di mano – ha ribadito Felice Belisario (Idv) -. E’ assolutamente indecente, una scelta oscurantista che fa fare salti indietro rispetto ai Paesi più evoluti, nei quali viene già somministrata da anni senza battaglie che nascondono altri sconci baratti”. Per il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro: “Quelle della maggioranza e del governo ancora una volta sono chiacchiere, ci dicano una volta per tutte cosa vogliono fare”. Per Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci: “E’ una vergogna, tipica di un regime fondamentalista”. Contrario al blocco però si è detto anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: “Francamente non condivido lo stop, agendo in modo del tutto regolare e legittimo, l’Aifa aveva ammesso la pillola con vincoli assai rigorosi (la commercializzazione e l’uso è consentita solo in ospedale) che rispettano la legge 194”. Così Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl: “All’interno del centro-destra alcuni parlamentari ritengono che il legislatore possa correggere le verità scientifiche e mediche. E’ un’idea pericolosa”. Anche Giovanna Melandri, deputata del Pd, si è dichiarata contro la decisione del blocco: “Gran parte degli stati europei ha
adottato la RU486 nel 1999, in Francia viene utilizzata dal 1988, mentre in Gran Bretagna è stata introdotta nel 1990. La decisione delle forze di maggioranza in seno alla Commissione è del tutto politica, nascondersi dietro la pretesa di difendere la salute della donna è un espediente vergognoso che lascia le donne italiane ancora una volta sole e indifese”.

I medici. Secondo Silvio Viale, il ginecologo torinese che ha sperimentato la RU486, la richiesta della Commissione “allinea l’Italia alle posizioni di Polonia, Malta e Irlanda, dove l’aborto è vietato. Sul piano scientifico è il sintomo di come la donna sia sempre più lasciata sola in balia di posizioni antiabortiste che manipolano la scienza per i propri scopi politici”. Ancora più sicuro il premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier: “L’uso della pillola è preferibile a un intervento chirurgico. Il farmaco è usato da più di venti anni. Non ci sono controindicazioni farmacologiche, ma soprattutto etiche”. Lo scienziato ha poi chiarito che “finché non c’è un sistema nervoso sviluppato l’embrione non può essere considerato un uomo, questo avviene intorno al terzo mese di gravidanza”. Concludendo: “Il farmaco messo a punto in Francia è un analogo di ormoni naturali e comporta rischi deboli dal punto di vista della salute, proprio come un qualsiasi altro farmaco contraccettivo”.
La Repubblica 26.11.09

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