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“Aids, giornata mondiale di lotta: 33 milioni di malati nel mondo”

Il mondo celebra oggi, come ogni anno, la Giornata Mondiale di lotta all’Aids (data simbolica scelta nel 1998 perchè il primo caso di Aids fu diagnosticato il primo dicembre del 1981). In trent’anni, si sono contagiate 60 milioni di persone e 25 milioni sono morte per cause correlate al virus. Dall’ultimo rapporto dell’Unaids, il programma delle Nazioni Unite contro Hiv/Aids, risulta che nel 2008 erano quasi 33,4 milioni le persone che nel mondo convivevano con il virus (due terzi nell’Africa Subsahariana, 2,5 mln bambini), con 2,7 milioni di nuove infezioni e 2 milioni di morti collegate alla sindrome.

È una strage che fa sempre meno notizia, oscurata da pandemie più mediatiche (l’ultima in ordine di tempo, l’influenza A) e dalla diffusa consapevolezza che ormai sia una malattia guaribile. Ma l’Aids continua a mietere vittime. I dati del rapporto 2008 di Unaids, il programma congiunto delle Nazioni Unite su Hiv e Aids fotografano una pandemia tutt’altro che debellata e che necessita di nuove campagne informative e soprattutto più ingenti investimenti.

La Giornata 2009 mette in evidenza in particolare lo stretto legame tra i diritti umani e l’accesso alla prevenzione, al trattamento e alla cura di Hiv e Aids. Un tema fondamentale: malgrado siano stati raggiunti importanti risultati nella lotta a questa sindrome (dati dell’Unaids rivelano che negli ultimi 8 anni gli sforzi internazionali hanno portato a una riduzione dei nuovi contagi di circa il 17%), nei Paesi a basso e medio reddito sono meno della metà i malati che ricevono le terapie antiretrovirali di cui necessitano.

Ad oggi, infatti, si calcola che per ogni 5 nuovi casi di infezione solo 2 persone hanno accesso ai trattamenti necessari. E in Italia? Per oggi sono in programma convegni, manifestazioni, e l’avvio di uno spot promosso dal Ministero della Salute sull’importanza di effettuare il test, con Valerio Mastandrea come testimonial. Perchè il rischio, specie nei Paesi più avanzati, è la sottovalutazione del virus: il test si fa sempre meno, e dei 180.000 sieropositivi nel nostro Paese, si stima che uno su quattro non sappia di esserlo, ritardando così le terapie e soprattutto diventando un veicolo inconsapevole di contagio. Negli ultimi anni, sono state spese notevoli quantità di energia e denaro per ottenere l’accesso alle cure. Questo impegno fa parte di un più ampio obiettivo di fornire l’accesso universale alle cure previsto per il 2010 dai Millennium Development Goals.

La maggior parte dei Paesi che intende espandere l’accesso alle cure si è posta l’obiettivo di fornire trattamenti antiretrovirali a circa l’80% delle persone che ne ha bisogno. Tuttavia, l’accesso al trattamento è basso in molti Paesi in via di sviluppo. In queste aree del mondo, alla fine del 2008, appena il 42% delle persone che aveva bisogno di trattamento lo riceveva, anche se si tratta di un aumento sostanziale, rispetto al 33% dell’anno precedente.

Per quanto riguarda la copertura globale con antiretrovirali, sono stati fissati due obiettivi ambiziosi dalla comunità internazionale. Il primo, «3 by 5» era stato lanciato dall’Oms nel 2003 con l’obiettivo di raggiungere con gli antiretrovirali 3 milioni di persone a basso e medio reddito entro la fine del 2005. Anche se l’obiettivo non è stato raggiunto fino al 2007, l’iniziativa può essere considerata comunque un successo. Il trattamento si è enormemente diffuso e la copertura si è triplicata, passando da 400 mila persone nel dicembre 2003 a 1,3 milioni di persone nel dicembre 2005. In Africa subsahariana, le persone che hanno avuto accesso sono addirittura aumentate di otto volte. Inoltre, sono state ampliate anche le infrastrutture deputate alle cure: i siti di trattamento del settore pubblico sono aumentate da 500 a più di 5.100.

La seconda iniziativa «Tutti entro il 2010», lanciata nel 2005 dal vertice mondiale delle Nazioni Unite, aveva l’obiettivo di raggiungere un accesso universale alla prevenzione, al trattamento e alla cura di Hiv e Aids entro il 2010, tuttavia, secondo il rapporto 2008 dell’Unaids, la maggior parte dei Paesi non riuscirà a centrare l’obiettivo. «Tutti entro il 2010» è anche parte dell’obiettivo del millennio n. 6, che mira ad arrestare e a cominciare a invertire la diffusione di Hiv e Aids entro il 2015. Per conferire massima risonanza all’evento, la World Aids Campaign e i suoi partner stanno incoraggiando, sostenendo e pubblicizzando la celebrazione di eventi legati ai diritti umani, Hiv e Aids.

L’Unità, 1 dicembre 2009