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Senato, passa la mozione PD sulle riforme istituzionali

Bersani, Finocchiaro, Letta: “No al processo breve”. 128 sì per le proposte volte a eliminare il bicameralismo perfetto, introdurre il Senato federale e tagliare il numero dei parlamentari

Passa al Senato la mozione PD sulle riforme istituzionali. Evitando di intrecciare la riforma della seconda parte della Costituzione e gli interessi e le difficoltà di Berlusconi, sottolineate da Pier Luigi Bersani che ha parlato di “una confusione micidiale nel centrodestra – per poi ribadire – Non spacchiamo il capello e non inventiamoci questioni di lana caprina. Noi mettiamo al primo posto il lavoro, siamo disponibili a riforme di sistema per modernizzare il Paese e contrari a leggi ad personam: in queste tre cose ci sta dentro tutto il Pd. Le riforme servono anche a fermare rischi populistici”.

Il Senato ha votato per eliminare il bicameralismo perfetto, introdurre il Senato federale e tagliare il numero dei parlamentari.
Punti contenuti anche nella mozione Pdl-Lega: 128 i sì a quella delle opposizioni e 144 per Pdl e Lega, l’Idv ha votato solo la sua. Non c’è stata una mozione unitaria per il rifiuto della destra di riforma della legge elettorale e di rafforzamento del ruolo del Parlamento. Ma la questione della riforma della legge elettorale per noi è uno dei principi essenziali della democrazia: quello di riannodare il filo della rappresentanza politica, di tornare a parlare di una responsabilità degli eletti nei confronti dei loro elettori e non nei confronti del segretario del partito che li ha voluti nella lista bloccata.

Niente da fare anche sulla giustizia ed è stata Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato,a ribadirlo: “Non c’è nessuno scambio, noi siamo contrari al processo breve. E allora mettiamoci alla prova, opposizione e maggioranza. Ritengo, nonostante il fatto che non si sia arrivati ad una mozione unica, rispetto alla quale c’era la nostra disponibilità, pur nella differenza delle posizioni, che basterebbe a riscattare il senso e il valore dell’incontro di oggi quel primo capoverso che è identico ed è riportato sia nella mozione del Pd e Udc che della mozione del Pdl e della Lega: l’impegno, cioè, a che le riforme costituzionali, in questo Paese, si facciano, da questo momento in poi, a larga maggioranza. Non è l’ovvietà. In questo tempo della politica, e invece è giusto che così sia”.
E ha fatto riferimento agli ammonimenti del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano , contro il rischio di una reciproca delegittimazione politica, il rischio di un collasso istituzionale.

Sempre ieri Enrico Letta in una lettera a la Repubblica ha tracciato il profilo dell’opposizione che vogliamo spiegando come “questa settimana in Parlamento condurremo la nostra battaglia per far saltare il processo breve . Perché riteniamo sbagliato il provvedimento e ingiusto il ricatto che vi è alla base, cioè l’immunità per il premier o, in alternativa, lo sfascio ulteriore di una giustizia già in crisi. La linea del Pd l’ha espressa in modo chiaro Bersani domenica: No a leggi ad personam, sì a riforme di sistema Mi chiedo dove mai si possano trovare posizioni del Pd che autorizzino a scrivere il contrario. Affermare che il premier, come qualunque cittadino, può difendersi nel e dal processo, secondo la legislazione vigente, non lo mette sopra la legge, ma, appunto, al livello di qualsiasi cittadino. Ribadisco: secondo noi, volendosi difendere dal processo. Berlusconi sbaglia. Eppure, questa possibilità gliela concedono i suoi giudici, applicando le regole del legittimo impedimento,oggi previste”. Lettera in cui ha spiegato anche che un atteggiamento di opposizione e di contemporanea alternativa arriverà dal PD sulle grandi questioni sociali, a partire dal “dato-record della disoccupazione (in particolare di quella giovanile, arrivata al 26,9 per cento) è l’ultimo tassello di un mosaico che smontala tesi del governo su un’Italia che esce meglio degli altri dalla crisi. Purtroppo non è così. I nostri emendamenti in Finanziaria sulle protezioni per i lavoratori e sulle riduzioni fiscali per i redditi medio-bassi e perle piccole imprese saranno la base perle 1000 piazze per l’alternativa , con cui l’11 e il 12 dicembre presenteremo i nostri no al governo Berlusconi e i nostri sì per l’alternativa”. Un’alternativa vincente e che quindi convinca “qualcuno che ha votato o al centro o addirittura dall’altra parte. Senza perdere l’anima e mantenendo la speranza che questo Paese, con un governo di riforme e di progresso, possa uscire dalle drammatiche difficoltà nelle quali si sta dibattendo. Dall’Italia si può non fuggire. In Italia si possono cambiare le cose. Dipende anche dall’alternativa a questo governo che saremo in grado di costruire”.

Nella dichiarazione di voto sulla mozioni in materia di riforme la Finocchiaro ha anche ribadito che non siamo a una “riedizione del dialogo di cui tanto si è favoleggiato all’inizio della legislatura, non è la solita caramella appiccicosa che ci siamo rigirati in bocca fino allo sfinimento. E non è uno scambio, non c’è nessuno scambio. La questione è semplice. Noi siamo contrari al processo breve e lo stiamo dimostrando con la nostra azione in commissione, lo dimostreremo con i nostri emendamenti. Siamo contrari al processo breve e abbiamo la pretesa di fare le riforme di sistema che rendano la giustizia davvero più celere ed efficace. Noi siamo quelli che non conoscono altro diritto di difesa che quello che si esercita nel processo. Noi tuttavia crediamo nei valori del
garantismo, siamo quelli che non cercano le scorciatoie giudiziarie e sanno distinguere tra responsabilità politica e responsabilità penale. Aggiungo attraverso la mia modesta esperienza – è stata magistrato ndr -che chiunque abbia provato ad essere un giudice sa distinguere ancora e meglio tra il profilo della responsabilità politica e il profilo della responsabilità penale. Questo non toglie niente alla durezza del nostro giudizio politico.
Noi siamo questo, contrastiamo le leggi singolari e chiediamo riforme di sistema e nel fare questo esponiamo noi stessi e la nostra responsabilità di maggiore partito dell’opposizione. Noi ci opponiamo all’indebolimento dell’ordinamento e ai provvedimenti contingenti e ad personam e usiamo la nostra forza per rendere più forte ed efficace il sistema. Non vedo contraddizione in questo, vedo semmai coraggio, perché ci vuole coraggio a non essere, dall’opposizione, forza di blocco e perché non è la conservazione il nostro riparo. Quindi riforma di sistema e quindi un luogo perché questa riforma possa farsi”.
da www.partitodemocratico.it