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“L’Economist boccia Silvio: Time to say addio”, di Enrico Franceschini

LONDRA – “Time to say addio”, ora di dire addio: così, con un titolo mezzo in inglese mezzo in italiano, il settimanale britannico The Economist chiede le dimissioni di Silvio Berlusconi. Nel numero domani in edicola, l’autorevole periodico, che la sua base a Londra ma vanta una diffusione in tutto il mondo, pubblica un lungo editoriale dedicato agli ultimi sviluppi della vicenda italiana. “E’ stata una brutta settimana” per il premier, scrive l’Economist, enumerandone le ragioni: la decisione del tribunale di Milano di costringere la Fininvest a versare una garanzia dei 750 milioni che è stata condannata a pagare come risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti per il controverso acquisto della Mondadori; i 43 milioni l’anno chiesti da sua moglie Veronica come alimenti per il divorzio; il processo per corruzione e quello su presunti legami mafiosi che stanno per riprendere; la protesta di piazza del “No-Berlusconi day”; infine le dichiarazioni di Gianfranco Fini su Berlusconi che si crede “un monarca assoluto” e sulla “bomba atomica” rappresentata dalle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza.

L’Economist ricorda di essersi opposto a Berlusconi, criticando il suo debutto politico nel 1993-’94, giudicandolo “unfit”, inadatto, a governare l’Italia nel 2001, suggerendo agli elettori italiani fin dalla copertina di dirgli “Basta!” nel 2006 ed esprimendosi a favore del centro-sinistra nelle elezioni del 2008. Ora il settimanale chiede le sue dimissioni, non tanto per gli scandali privati, quanto per il conflitto d’interessi, l’ombra dei processi e la cattiva gestione di politica economica e politica estera. In un secondo articolo, una corrispondenza da Roma, l’Economist cita Beppe Grillo secondo cui “per Berlusconi è cominciato il conto alla rovescia”, pur notando subito dopo che il premier potrebbe avere un asso nella manica: decidere di indire elezioni anticipate e presentarsi al popolo come una vittima di “macchinazioni di giudici di sinistra, esibizionisti di destra e Cosa Nostra”, per cui la rivista non fa previsioni su come andrà a finire. Ma si augura, nell’editoriale, che Berlusconi si dimetta, sostituito da Fini, da Casini o da Bersani: “Chiunque prenda il suo posto potrebbe completare la trasformazione del paese che Berlusconi interruppe quando entrò nell’arena politica negli anni ’90. L’Italia starebbe meglio se il Cavaliere uscisse di scena”.
La Repubblica 04.11.09