economia, partito democratico

Finanziaria: di male in peggio

Il governo blinda la finanziaria ponendo la fiducia anche nel voto delle Commissioni. Per Bersani “siamo davanti ad un mini assalto alla diligenza, fatto di misure totalmente irrilevanti per la situazione che abbiamo davanti”. Un atto di arroganza di una maggioranza incapace di discutere nemmeno in minima misura.

Starà davvero diventando una pessima abitudine ma anche quest’anno si conclude con le stesse modalità di quello precedente. Il governo Berlusconi presenta una legge finanziaria inadeguata a risolvere i problemi più urgenti per il Paese e davanti alle crescenti divisioni interne e obiettive difficoltà di gestione, con un maxiemendamento, blinda il testo evitando qualunque forma di dialogo o collaborazione con l’opposizione.
A dire il vero il DPEF del 2009, deliberato e votato in soli 9 minuti ha seguito un percorso diverso rispetto a quello di quest’anno. Quello attuale è stato presentato, votato e discusso al Senato con un testo. Poi è stato completamente modificato alla Camera con la richiesta successiva di porre la fiducia anche sul voto in commissione. Una sorta di assalto alla diligenza del Far West con metodologie moderne. E nel rivendicarne i meriti, la solita Lega Nord continua a farla da padrone ponendo paletti a cui Berlusconi, più orientato alle prossime elezioni regionali che a risolvere la crisi economica, non sa dire di no.

Commentando il voto sulla finanziaria, dal congresso del Pse a Praga, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha dichiarato “siamo arrivati all’assurdo, si mette la fiducia anche sul voto in commissione: questa vicenda dimostra che non ci è data la possibilità di discutere dei problemi del Paese”.
“Credo che stiamo andando veramente di male in peggio”, ha aggiunto Bersani. “Non possiamo dare un contributo al dialogo, parlare di lavoro, occupazione, redditi, investimenti dei comuni, situazioni delle piccole e medie imprese”.
“La maggioranza – ha concluso Bersani – ha organizzato in modo blindato un mini assalto alla diligenza, fatto di misure totalmente irrilevanti per la situazione che abbiamo davanti, e l’ha fatto con arroganza chiudendoci la bocca e non discutendo con noi nemmeno in minima misura di ciò che abbiamo proposto”.

Dello stesso parere anche il deputato Pd Francesco Boccia. “Se dare un contributo costruttivo, significa sbattere i tacchi davanti agli ordini di Tremonti, noi, come ovvio, non possiamo imitare l’onorevole Bocchino e tutti i parlamentari del centrodestra”.
“Quando qualcuno ti dice che nessuna delle tue proposte può essere valutata, quale contributo si può dare? – ha aggiunto Boccia – Ciò che è evidente dall’esame della Finanziaria è che nel braccio di ferro tra Tremonti e Fini ha stravinto il ministro dell’Economia e l’opposizione paga la debolezza del presidente della Camera”.
“Nonostante la crisi in atto e la difficile congiuntura – ha chiosato Boccia – alla fine il rigoroso Tremonti ha dato via libera a oltre settecento milioni di mance varie per il triennio 2010-2012. Si va dal Belice (è dal 1968, cioè dall’anno della mia nascita, che la Finanziaria se ne occupa) alle popolazione dell’Istria e della Dalmazia, dai finanziamenti all’Istituto Mediterraneo di ematologia, al museo tattile ‘Omero’ di Ancona. Per non parlare dei fantomatici cento milioni finalizzati a interventi sul ‘rispettivo territorio in appartenenza’, che, tradotto, significa marchette per i parlamentari di maggioranza Finanziaria. Damiano, il governo mina tutele dei lavoratori.

“Le scelte del governo sulla finanziaria sono gravi nel metodo, ma non meno gravi per quanto riguarda il merito. È inutile che la maggioranza continui a sostenere che la somma aggiuntiva per gli ammortizzatori sociali è pari a 1 miliardo 125milioni di euro, quando tutti sanno che di quella cifra ben 860 milioni sono destinati nel 2010 alla detassazione del salario di secondo livello di contrattazione. Rimane una somma aggiuntiva per gli ammortizzatori sociali di 265milioni”. Lo ha dichiarato Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.

“Quello che colpisce – ha proseguito Damiano – è la scelta del governo di cospargere la finanziaria di interventi che minano le tutele dei lavoratori: non sono stanziate risorse sufficienti per il contratto del pubblico impiego; il processo del lavoro, prima gratuito, adesso avrà un costo per i lavoratori; si reintroduce lo staff leasing, cioè l’affitto di gruppi di lavoratori a tempo indeterminato cancellato del governo Prodi; si estende l’uso dei voucer anche al lavoro pubblico e addirittura ai lavoratori par-time; la retribuzione degli apprendisti potrà essere definita dai contratti aziendali indebolendo il contratto nazionale e si devolvono risorse alle agenzie private del lavoro per la stabilizzazione, anche a termine, dei cassaintegrati anziché destinare queste risorse direttamente alle imprese per favorire il reimpiego di questi lavoratori a tempo indeterminato”.

Per Antonio Misiani tesoriere del Pd e membro della Commissione Bilancio di Montecitorio, “è patetico il tentativo della Lega di rivendicare il proprio contributo alla Finanziaria 2010: è evidente che non sanno come spiegare ai propri elettori del Nord che questa manovra economica è solo un fritto misto di minutaglie del tutto inutili di fronte alla peggiore crisi economica e sociale del dopoguerra”.
“Le norme sull’Ici – ha sottolineato Misiani – sono solo un atto dovuto che restituisce il maltolto ai Comuni dopo un anno e mezzo di pressioni dell’Anci e dell’opposizione, mentre sulle Forze dell’Ordine non hanno il coraggio di dire che le ronde tanto sbandierate si stanno rivelando l’ennesimo buco nell’acqua o che gli stanziamenti per l’ordine pubblico e la sicurezza sono stati tagliati di 210 milioni di euro rispetto al 2009. Apprendiamo inoltre che sarebbe stata approvata una fantomatica risoluzione sui forestali del Nord: peccato che mentre i leghisti si baloccano con queste cosucce, in Lombardia, Piemonte e Veneto stanno chiudendo centinaia di aziende con migliaia e migliaia di lavoratori abbandonati al loro destino, nel più totale disinteresse del governo di cui la Lega è parte integrante”.

“Il maxiemendamento imposto oggi in commissione Bilancio mette in evidenza ancora una volta il disprezzo che questa destra ha per le regole del confronto democratico”. Lo ha affermato Sergio D’Antoni, deputato del Pd e vicepresidente della commissione Finanze della Camera. “Dopo una settimana di stallo – ha aggiunto D’Antoni – e un’intera nottata in cui le opposizioni hanno esposto i loro emendamenti, il relatore ha dovuto ammettere che non avrebbe accettato alcuna indicazione diversa da quelle del governo. Si è consumato così in soli dieci minuti l’ennesimo sfregio ai danni del Parlamento. Atto al quale ci ha tristemente abituati l’esecutivo Berlusconi e che ora sbarca con inaudita rozzezza persino in commissione”.
Per D’Antoni, “sul tavolo rimane un testo inadeguato, debole e malpensato, che pur gravando per quasi 9 miliardi sulle tasche dei cittadini, non dà alcuna risposta agli urgenti e pressanti bisogni dei redditi medio bassi, delle imprese e delle zone deboli. Una finanziaria insieme costosa e inefficace, raro esempio di cattiva ingegneria legislativa, esclusivo frutto di guerriglie e logiche di potere
tutte interne alla compagine berlusconiana. Il Pd non se ne starà a guardare. Proporrà nuovamente i suoi emendamenti in Aula, dando inizio a una battaglia in nome dello sviluppo del Paese e del rispetto delle regole democratiche”.

A.Dra da www.partitodemocratico.it

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Di seguito le novità introdotte dalla “Finanziaria leggera”: un maxi-emendamento di 135 commi pari a 8,9 miliardi di euro, votato senza lasciare spazio ad alcuna forma di collaborazione

* WELFARE-LAVORO:
DETASSAZIONE SALARIO PRODUTTIVITA’ – Viene confermata la detassazione al 10%. Il tetto è fissato a 6.000 euro lordi per il solo settore privato e per i lavoratori con reddito non superiore nel 2009 a 35.000 euro.
CONTROLLI FALSI INVALIDI – Scatteranno 100 mila verifiche aggiuntive sulle invalidità civili. La lotta ai falsi invalidi dovrebbe dare 50 milioni di euro in più.
AIUTI ANTI-CRISI PER CO.CO.PRO – Viene rafforzato il piano anti-crisi per i lavoratori a progetto. A loro spetterà una somma pari al 30% del reddito percepito nell’anno precedente (e
comunque non più di 4.000 euro) se avevano un basso reddito con un solo committente ed ora risultano senza contratto di lavoro per almeno 2 mesi.
REINTEGRO OVER 50 – Arrivano 120 milioni di sconti contributivi per le imprese che assumono lavoratori anziani, over-50, che sono in cassa integrazione. Ci sono anche premi ed incentivi per ricollocare disoccupati, cassaintegrati e svantaggiati, tra cui disabili (65 milioni le risorse).
PROROGA AMMORTIZZATORI E PORTABILITA’ DISOCCUPAZIONE – Vengono prorogati al 2010 tutti gli ammortizzatori in deroga introdotti nel 2009 che verranno anche estesi a settori o ambiti ora non coperti. C’è poi la ‘portabilita’ dell’ indennità di disoccupazione: i datori di lavoro che assumono, a tempo pieno ed indeterminato, lavoratori che percepiscono l’indennità di disoccupazione, possono beneficiare un incentivo pari alla stessa indennità spettante al lavoratore.
VOUCHER – Il pacchetto dispone un ampliamento della platea dei lavoratori e delle mansioni per le quali si può far uso dei buoni-lavoro: tra questi c’è l’estensione temporale per gli studenti universitari, la possibilità di utilizzo dei ‘buoni’ presso maneggi e scuderie.

* TAGLI SU ENTI LOCALI:
SCURE SU ASSESSORI – Tra il 2010 e il 2012 gli enti locali avranno un taglio di circa 230 milioni. Per compensarli dovranno tagliare le poltrone: i comuni di un quarto i consiglieri e di
un quinto gli assessori; le province del 20% gli assessori.
PICCOLI COMUNI – Taglio di 10 milioni per piccoli comuni e comunità montane a prevalente popolazione anziana.
ICI, PIU’ RIMBORSI AI COMUNI – Viene integrato di 156 milioni per il 2008 e di 760 milioni dal 2009 il rimborso ai comuni per le minori entrate derivate dalla cancellazione dell’Ici prima-casa.
FEDERALISMO, TRENTO E BOLZANO APRIPISTA – Arriva una prima attuazione del federalismo con accordi stipulati con le province autonome di Trento e di Bolzano e la Regione Trentino Alto Adige. L’intesa libera oltre 1 miliardo di risorse (ma sul deficit hanno un impatto positivo di 500 milioni).

* PATTO SALUTE:
RISCHIO PIU’ TASSE – Le Regioni con la sanità ‘in rosso’ che non presentano piani di rientro o i cui piani di rientro non passano le verifiche previste, rischiano un aumento dell’Irap (di 0,15 punti percentuali) e dell’addizionale Irpef (di 0,30 punti).
PIU’ RISORSE A SSN – Il patto prevede anche un incremento di 584 milioni per il 2010 e di 419 milioni per il 2011 rispetto al livello già fissato di finanziamento. Nel 2012 fissato un incremento del 2,8%. A questi si aggiunge 1 miliardo di anticipazione di liquidità per le regioni con piani di rientro per l’estinzione di debiti ante-2005.
OSPEDALI E STRETTA SPESA – Arrivano poi 24 miliardi per la ristrutturazione degli ospedali ma anche vincoli per ridurre la spesa del personale, che dovrà calare dell’1,4% rispetto al 2004.
DA FONDO TFR 3 MLD A SANITA’ – Una parte delle risorse del Fondo Tfr gestito dall’Inps, dei lavoratori che non hanno scelto un fondo pensione, servirà a coprire il Patto per la Salute: si
tratta di 3 miliardi nel solo 2010.

* LO ‘SCUDO’: Il gettito dello Scudo, usato quest’anno per ridurre gli acconti, ritornerà nel 2010 quando si pagherà il saldo. Le risorse saranno utilizzate per molti capitoli: 5 per mille (400 mln), libri gratuiti a scuola (103 mln), adempimenti internazionali (130 mln), fondi di solidarietà per
l’agricoltura (100 mln), finanziamento università (400 mln), scuole non statali (130 mln), autotrasporto (400 mln), ma anche per le sedi diplomatiche all’estero, per gli enti locali danneggiati dal sisma dell’Abruzzo, per la funzionalità del sistema giustizia.
* BANCA DEL SUD: Il testo della finanziaria contiene ora le disposizione finalizzate alla costituzione della Banca del Mezzogiorno. Servirà a sostenere progetti di investimento nel meridione e a garantire le Pmi nei loro progetti. Avrà una disciplina fiscale agevolata e le azioni potranno essere sottoscritte da fondi mutualistici.

* GIUSTIZIA:
CONTRIBUTO SUI PROCESSI – Cambia, e diventa più pesante, il contributo che si paga per avviare un’azione giudiziaria di tipo economico. Prima era in quota fissa mentre diventerà a scaglioni parametrati sul valore del processo.
TABULATI TELEFONICI – Le società dovranno fornire gratuitamente le informazioni sul traffico telefonico relative a processi o procedure giudiziarie.
CARCERI – Vengono stanziati 500 milioni, dal fondo Infrastrutture, per nuove carceri o per aumentare la capienza di quelle attuali.

* CEDOLINO UNICO: Dal 2011 i dipendenti pubblici saranno pagati con il cedolino unico. Questo eviterà il conguaglio che solitamente slitta all’anno successivo e si tradurrà in una sorta di versamenti fiscali una-tantum da 200 milioni nel 2011.
* TURN OVER POLIZIA E VVFF: Vengono stanziate risorse per consentire il turn over al 100% di Polizia e Vigili del Fuoco.
* BONUS RICERCA: Viene incrementata per 400 milioni (2010 e 2011) la spesa per il credito d’imposta riconosciuto alle imprese per i costi sostenuti in attività di ricerca industriale e di sviluppo pre-competitivo.
* ACCONTO IRPEF: la riduzione del 20% dell’acconto di novembre, prevista da un apposito decreto, viene ”travasata” in Finanziaria.
* AMBULANTI E DURC: Saranno le regioni a disciplinare il Durc, il Documento unico di regolarità contributiva escluso ora per il commercio ambulante. Senza si rischia il blocco della licenza per 6 mesi.
* ABRUZZO, TRA SOSPENSIONI E CEDOLARE SECCA: Viene rimodulata la sospensione delle imposte per le zone colpite dal terremoto in Abruzzo. Le rate inizieranno da giugno 2010. Potranno inoltre sperimentare la cedolare secca sugli affitti del 20%.
* PONTE STRETTO: Viene autorizzata la spesa di 470 milioni, come contributo all’Anas, per la realizzazione del Ponte.
* RISORSE ANTI ALLUVIONI E PER SICUREZZA SCUOLE: Viene destinato 1 miliardo di euro per attuare piani straordinari che rimuovano le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Risorse anche per gl interventi di messa in sicurezza e adeguamento antisismico delle scuole.
* FONDI PER ROMA: Arrivano per la Capitale 600 milioni di risorse per aiutarla nel piano di rientro dal deficit, attraverso l’attribuzione di beni immobiliari.
* BENI MAFIA: Gli enti locali avranno un diritto di prelazione per l’acquisto (ma serve un regolamento attuativo) di beni confiscati alla Mafia. E’ poi prevista una opzione prioritaria per cooperative di militari e poliziotti.
* AGRICOLTURA: Sono introdotte norme per assicurare i crediti concessi alle Pmi, soprattutto agricole (20 milioni) ai quali si aggiungono 120 milioni per il pagamento di polizze contro i
danni nel triennio 2010-2012. A questi si aggiungono altri 20milioni per il vino. Vengono poi dirottati sul settore 100 milioni del fondo infrastrutture per programmi di sostegno affidati al Cipe.
* EDITORIA: Arriva un tetto all’erogazione di contributi per l’Editoria della presidenza del Consiglio. Penalizza i giornali di Partito. Vengono riutilizzate le somme attribuite alle Poste per ”riduzioni tariffarie” all’Editoria che non sono state impegnate.
* DEMANIO: L’Agenzia del Demanio, che gestisce il patrimonio pubblico, potrà alienare immobili statali anche con trattativa privata se questi non superano il valore di 400.000 euro. Sopra questo valore va bandita un’asta. Parte poi un’operazione di monitoraggio sulle ”locazioni passive” delle amministrazioni pubblici, cioè sulle spese per affitto fatte dalla P.A.
* MISSIONI INTERNAZIONALI: Previsto il rifinanziamento. Le risorse sono pari a 750 milioni di euro.
* AUTHORITY: Saltato il fondo unico per le authority arrivano però maggiori risorse per l’Antitrust, il Garante della Privacy, la commissione di garanzia sugli scioperi.

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da L’Unità: «Tagli, bavagli e regali alle mafie. Tremonti blinda la manovra», di Bianca Di Giovanni

La Finanziaria arriva in Aula con un record negativo già incassato: è il primo caso di blindatura di fatto già in Commissione. Quella delle ultime 48 ore a Montecitorio è la cronaca di una capitolazione del Parlamento, con il Presidente della Camera ridotto al silenzio dal pugno duro di Giulio Tremonti, che vince su tutta la linea. E in serata commenta «fatto un buon lavoro».
Chiusura su tutto: governo e maggioranza non accolgono nessuna proposta. Un grave atto politico, attacca l’opposizione che promette una dura battaglia in Aula, dove però si profila la fiducia. Pier Luigi Bersani non usa mezzi termini. «Ci chiudono la bocca – dichiara – Non possiamo parlare di nulla, né di redditi, né di occupazione, né degli investimenti».
A nulla è servita una nottata di tentativi, su detrazioni per famiglie e bonus per bambini, o sostegno per i lavoratori. Nulla. Neanche la disponibilità mostrata dalle opposizioni di ridurre le proprie proposte per un esame più veloce apre il varco. Anzi. In mattinata Pdl e Lega ritirano le loro proposte (400) e si preparano a votare il testo già pre-confezionato dal relatore Massimo Corsaro insieme al governo: un pasticcio di misure spot che non rispondono alla crisi, mettono a rischio comparti importanti dello Stato, come la lotta alla mafia e concedono anche una mancia di micromisure ai parlamentari. «Ceti deboli abbandonati – sintetizza Michele Ventura del Pd – messa a tacere anche la maggioranza».
A quel punto i capigruppo Pd, Idv e Udc si presentato da Gianfranco Fini per denunciare l’ennesima anomalia. «È la prima volta che nessun deputato riesce a inserire modifiche in Finanziaria – commenta il capogruppo Pd Pier Paolo Baretta – Fini ha preso atto, non poteva far altro», Le opposizioni abbandonano i lavori e convocano la stampa. Nello stesso momento il centrodestra vara compatto e silenzioso il testo senza modifiche. Ma in Aula il dibattito sarà «caldo» annuncia l’opposizione.
Segue un duello a distanza con accuse reciproche. «Nessuna anomalia, la maggioranza era d’accordo con il governo, l’opposizione ha sollevato solo questioni procedurali», attacca il viceministro Giuseppe Vegas sostenuto dal relatore. «vegas non faccia il provocatore», replica a stretto giro Baretta. Intanto la lega, che all’inizio aveva tentato di smarcarsi, prova a mettere il cappello su qualche misura. Come le risorse per il rimborso Ici garantite ai Comuni. «Un tentativo patetico – commenta Antonio Misiani del Pd – Le risorse sull’ici sono un atto dovuto e non certo una concessione della Lega. Ma cosa si dirà ai cittadini del nord sui tagli alla sicurezza (210 milioni) e sull’inutilità delle ronde?»
Il solco con le opposizioni è incolmabile, sul piano delle regole e su quello del merito. A partire dalle risorse. I quasi 8 miliardi utilizzati provengono dallo scudo fiscale e dal Tfr dei lavoratori. «È un pasticcio fatto di una tantum – attacca Giuseppe Galletti, Udc – e il 70% delle misure serve per ripristinare fondi tolti dalla manovra del 2008, come i libri di testo e la scuola. Non c’è nessun nuovo intervento». «Una Finanziaria senza prospettiva – aggiunge Antonio Borghesi, Idv – che dà poco alla scuola, alla disoccupazione e ai precari, ma riserva 210 milioni alla legge mancia del Parlamento». Spetta a Baretta elencare le disposizioni-vergogna. sulla mafia con un regalo alle cosche con la messa in vendita degli immobili, sull’Abruzzo con l’obbligo di restituire le tasse, sull’editoria con la cancellazione del diritto soggettivo delle testate a ottenere i fondi, sul lavoro. Non è prorogato il bonus famiglia (arriverà con il milleproroghe?), non si parla neanche di poveri.
Il capitolo occupazione è tra i più preoccupanti in tempo di crisi. «Su un miliardo e 100 milioni stanziati, ben 860 milioni sono destinati alla detassazione di secondo livello – attacca l’ex ministro Cesare Damiano – Per gli ammortizzatori restano solo 265 milioni». Come dire: più soldi a chi guadagna e nulla a chi resta senza reddito. L’aumento dal 20 al 30% del sussidio di disoccupazione destinato ai co.co.pro, poi, è una finzione. Per accedere al contributo (massimo 4.000 euro annui) sono necessari tanti requisiti, che già quest’anno, a fronte di circa 200mila precari rimasti a casa, hanno potuto usufruire del bonus non più di 2.000. «È il solito gioco di Tremonti – continua Damiano – che prima stanzia, e poi inserisce ostacoli per utilizzare i fondi». Mobilitata anche la Cgil. «Nulla per il lavoro, nulla per i pensionati», attacca Agostino Megale.

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da la Repubblica: «Un buco nero di otto miliardi», di Tito Boeri
I soldi prelevati dai Tfr dovranno un giorno essere restituiti dallo Stato: ecco i presupposti per un nuovo aumento delle tasse
Doveva essere una manovra in pareggio. A saldo zero. Così era stata votata dal Parlamento a luglio con il Documento di programmazione economica e finanziaria ed è stata presentata a Bruxelles.
Così è stata presentata sui media: una manovra sempre più grande, ma che rispetta il saldo zero. Ma il maxiemendamento alla Finanziaria approvato ieri dalla Commissione Bilancio della Camera ha di fatto cambiato i saldi netti della manovra, lasciando in eredità ai governi della prossima legislatura ben 8 miliardi di spese non coperte, di debito, in più. Mezzo punto di Pil in più di aggiustamento che andrà ad aggiungersi ai due che l´Europa ci richiede da qui al 2012. Insomma più che un pareggio, con tante reti, 9 miliardi di spese in più contro 9 miliardi di entrate aggiuntive, la manovra varata ieri assomiglia al risultato di Arsenal-Wigan: un roboante 9 a 1. Peccato che l´Arsenal siano in questo caso i tanti beneficiari dei 200 commi inseriti in fretta e furia nel maxiemendamento. Di cosa si tratta? Per lo più, di una lunga serie di trasferimenti, ciascuno di piccola entità, concessi dal Museo Omero di Ancona al centro di documentazione sulla cultura italiana in Istria, dai contributi alle associazioni dei combattenti ai trasferimenti alla biblioteca Regina Margherita di Monza. Loro sono l´Arsenal. Mentre il Wigan, gli sconfitti, siamo tutti noi contribuenti. E rischiamo di accorgercene quando ormai è troppo tardi. Quando la manovra è già stata approvata in via definitiva e “bollinata” dalla Ragioneria. Vediamo come e perché.
Nel silenzio di Confindustria, che ha portato a casa nel maxiemendamento 400 milioni in più per il credito di imposta alla ricerca (qualcuno prima o poi sarà messo in condizioni di valutarne l´efficacia?), e in quello ancora più fragoroso del Presidente dell´Inps (nominato dal Ministro Sacconi), il governo ha deciso di appropriarsi degli accantonamenti per il Tfr lasciati in azienda dai lavoratori delle imprese con più di 50 addetti. In assenza del maxiemendamento, i lavoratori avrebbero potuto versarlo a un fondo pensione di loro scelta oppure lasciarlo in azienda. Ora questa seconda opzione svanirà. A loro insaputa, il Tfr lasciato in azienda verrà infatti trasferito a un fondo di tesoreria istituito proprio per coprire la spesa dei 200 commi. In questa operazione avverrà un vero e proprio miracolo: soldi dei lavoratori che figuravano a debito dell´impresa diventeranno delle entrate, sì proprio surplus di bilancio, per lo Stato. Non ci sarà, infatti, alcuna iscrizione a debito di questi 8 miliardi. Da nessuna parte. Delle due l´una o i soldi sono stati davvero scippati ai lavoratori e, dunque, almeno dal punto di vista contabile è giusto iscriverli solo come entrate nelle casse dello Stato. Oppure come non solo speriamo, ma è nella legge e nei fatti, si tratta di soldi che i lavoratori potranno un giorno riavere con gli stessi interessi che avrebbero maturato in azienda e che, dunque, creano un debito dello Stato. Questo debito dovrà, prima o poi, essere saldato. Ci penseremo pagando nuove tasse presumibilmente a partire dalla prossima legislatura.
Nel varare questa ennesima operazione di maquillage contabile il ministro Tremonti ha sicuramente tratto ispirazione dal suo predecessore alla scrivania di Quintino Sella. Il Ministro Padoa Schioppa aveva, infatti, varato sperimentalmente operazione analoga durante il semestre in cui i lavoratori venivano chiamati a decidere dell´utilizzo del loro Tfr. Anche in quella occasione, con tutti i mezzi di comunicazione cui potevamo allora accedere (comprese le colonne di questo giornale) avevamo denunciato la gravità di questa operazione di contabilità creativa. Questa volta, però, c´è un´aggravante. Anzi tre. Primo, tutto avverrà senza che i lavoratori siano stati minimamente informati. Non siamo più nel semestre del Tfr. Chissà così se il signor Galbusera Erminio, operaio di Seriate, verrà mai a sapere che la Lega ha dirottato il suo Tfr anziché alla sua azienda a qualche ignoto ente del Centro-Sud, nell´ambito di scambi di favori interni alla maggioranza. Secondo, questa volta i fondi finiranno dritti dritti in un fondo di tesoreria, senza alcun vincolo circa il loro utilizzo. Non dovranno, in altre parole, essere destinati a finanziare investimenti pubblici, ma cadranno nel calderone della spesa corrente. Terzo, chi oggi ha votato il maxiemendamento, quando era all´opposizione aveva denunciato lo scippo dei soldi dei lavoratori. Insomma siamo alle solite: la Finanziaria 2010 è una storia di miracoli all´italiana e di facce di tolla. Impariamo almeno a chiamare le cose col loro nome.

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