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«Sull’istruzione siamo all’emergenza democratica», di F. Luppino

Sarà un solo sindacato, ma l’attesa è per una grande mobilitazione. È lo sciopero generale dei dipendenti pubblici Cgil. Il centro, però, sarà la scuola. Il sito della Flcgil da giorni riporta un banner chiaro: forbice perde, lo slogan per lo sciopero generale dei lavoratori della conoscenza, definizione d’altri tempi, anche un po’ poetica. Ma per Mimmo Pantaleo, segretario generale della FlcCgil, di poetico non c’è proprio nulla.
«Il governo sta mettendo in discussione il diritto costituzionale all’istruzione».

Cosa significa lo sciopero in questo momento?
Si fermerà tutto il pubblico impiego. Ma certo l’emergenza nell’istruzione è enorme. Il governo sta demolendo il sistema di istruzione pubblico, chiamano riordino quello che è uno smantellamento. Quando servirebbe il contrario per dare un futuro al nostro Paese. Cosa resta della scuola dopo un anno di riforma Gelmini? Cosa ha fatto più male? I tagli agli organici. Sta drammaticamente diminuendo la qualità, c’è un disegno pericoloso dietro tutto questo. Si è toccata la scuola primaria che ci invidiavano nel mondo; adesso stanno mettendo mano alla scuola secondaria superiore, con una ricaduta che sarà devastante. È aumentato il numero di alunni per classe e si fa fatica fisica a fare scuola. Invece di investire nelle strutture si disinveste. Venticinquemila precari non hanno trovato posto. Un miliardo e mezzo in meno per l’università. Il governo sta di fatto mettendo in discussione il diritto costituzionale all’istruzione. In silenzio sta andando avanti la destrutturazione della scuola superiore: il governo varerà un regolamento e sarà fatta. Senza discussione pubblica né parlamentare.

Non le sembra che il centrosinistra stia sottovalutando quel che sta accadendo?
Un governo che agisce così è un governo autoritario. Ha avuto tante obiezioni al disegno di riforma delle superiori, a partire dalle regioni. Ma sono pareri non vincolanti. Al centrosinistra dico che la battaglia si deve fare nelle aule parlamentari, ma soprattutto fuori, coinvolgendo tutti. Serve una poderosa mobilitazione pubblica.

Dopo la vostra una mobilitazione dei partiti…
Il Pd ha fatto proposte interessanti. Ma si deve fare di più. Siamo di fronte ad una emergenza democratica

Cosa direte l’undici dicembre?
Vogliamo dedicare la giornata di venerdì alle nuove generazioni: sono loro le vittime della manomissione dell’istruzione, dei saperi, del disinvestimento nel settore della ricerca. A loro stanno rubando il futuro. La manifestazione partirà la mattina da piazza della Repubblica aRomae finirà in piazza del Popolo. Chiuderà Epifani. Lo stesso giorno il Pd farà la sua iniziativa politica… Sarebbe stato meglio se l’avessero programmata per un’altra giornata. Non importa, comunque. Quel che chiedo, però, è che tutti i partiti dell’opposizione sostengano e dichiarino sin da ora di stare al nostro fianco l’undici dicembre. L’unità delle forze politici e sociali di opposizione è decisiva. Ognuno per la propria parte, il sindacato in autonomia dalla politica, ma tutti bisogna muoversi. Sono in gioco diritti costituzionali irrinunciabili
da www.unita.it

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da Aprileonline: «La scuola di tutti noi, il futuro di un intero Paese»
Dopo un grande, lungo ed estenuante lavoro dovremmo a breve vedere entrare in vigore il Trattato di Lisbona. In esso, ratificato dal Governo Berlusconi e da un suo disegno di legge approvato il 31 luglio 08 dal Parlamento, e pubblicato l’8 agosto dello stesso anno, vi è l’Art . 5 BIS che dice: “Nella definizione delle sue politiche e azioni, l’Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta contro l’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana”. Nell’ultima finanziaria del Sudafrica, tra le altre cose, si programma in piena crisi un aumento per l’educazione, che -loro – considerano il perno per il futuro del Paese, del 20% di fondi in più, concentrati soprattutto nelle province più povere.

In questo contesto, il nostro Paese, visto fino a pochi anni fa come un esempio riguardo le politiche educative, decide per mezzo del Governo Berlusconi e dei suoi ministri Gelmini e Tremonti di portare avanti una mera operazione di bilancio, tesa a proseguire in quell’opera di screditamento della nostra scuola pubblica e di mortificazione e umiliazione del suo capitale umano, professionale ed amministrativo. Cifre non più sopportabili, che parlano di un numero di alunni per classe aumentato all’inverosimile, ragazzi disabili tornati nell’abbandono e l’oblio, SSIS chiuse, migliaia di insegnanti ed ATA gettati in mezzo a una strada, o tenuti appesi a graduatorie anch’esse precarie ed instabili, annullate e riammesse di mese in mese, di giudice in ministro, in un’altalena tanto triste quanto umiliante per i lavoratori e le sue istituzioni repubblicane. Siamo in una crisi strutturale talmente grave da non poterci permettere ulteriori errori o manomissioni.

Un Paese come il nostro non può superare la crisi e competere con le altre democrazie occidentali se non attraverso investimenti nei settori della ricerca e dell’istruzione. C’è chi si diverte ad insultare il personale pubblico… ma è tutto un problema di investimenti. Perché, se investi, crei una situazione che valorizza la gente che ci crede nel suo ruolo, e fa crescere anche gli altri che gli sono attorno.
Invitiamo tutto il personale scolastico a tornare o ad incominciare d’ora in avanti a sentirsi, nonostante la propria forma contrattuale, lavoratori a tutti gli effetti. Parti essenziali di un mondo che non può non fare a meno di te, se non in un processo di dissoluzione. Recuperare, insomma, quella dimensione collettiva che permette di creare quei fondamentali legami di solidarietà tra le persone. La difesa della scuola pubblica e del futuro del nostro Paese passa attraverso i diritti di chi nella scuola ci lavora e deve continuare a farlo.
Proprio per questo, esprimiamo fin da ora il nostro appoggio allo sciopero generale di tutto il settore annunciato per dicembre.

Prime adesioni:
Angelo Farano (co.pro); Alfredo Cervellera (vicesindaco Ta); Alessandro Porcelluzzi (SeL); Vincenzo Vestita (Circolo Operaio Jonico); Vito Cervellera, (SeL); Remo Pezzuto (Udu Taranto); Giuseppe Fontana (seg. Prov. Giovani Democratici Ta); Daniele Nuzzi, Claudio Cavaliere (consulente del lavoro); Marco Girelli; Sabatino Petrocelli; Tommaso Russo; Annibale Carelli (consigliere comunale Ta, SeL); Carmela Fumarola (Lista Stefàno); Cataldo Vernaglione (PD); Giuseppe Longo (Arci Ta); Maria Vittoria Colapietro; Luca Occhionero (resp.prov. Organizzazione PRC); Everardo Zilio (Movimento Stefàno); Voccoli Wsevolod; Adele Scarano; Antonietta Mignogna (cons. comunale Lista Stefàno); Francesco Maresca (Spi-Cgil); Antonio Sanarica (operatore sociale);dott. Giovanni Forte (commercialista project manager); Ilaria Cinieri (PD); Angela Mignogna (assessore alla Cultura Comune di Ta); Mario Stante (capogruppo comune Lista Stefàno); Claudio Messinese ( cons. comunale Lista Stefàno); Alfredo Spalluto (assessore lavori pubblici e patrimonio Comune di Ta); Sebastiano Romeo (assessore alla sanità, Comune di Ta); Giuseppe Mazzilli (cons. circ. Montegranaro Salinella, Lista Stefàno); Carmelo Termite (presidente Circolo Arci “Futurja” Ta); Giuseppe Masella (cons. circ. Montegranaro Salinella, PD); Umberto Candelli (cons. circ. Montegranaro Salinella, PRC); Giacomo Di Giacomo (cons. circ. Montegranaro Salinella, SeL); Tonino De Giorgi (Libreria Dickens); Anna Soranno; Francesco Bandinella (Circolo Operaio Jonico); Franco Cosa; Delli Ponti Cosimo (Movimento Stefàno); Claudia Battafarano (PD); Mario Pennuzzi (assessore servizi sociali Comune Ta); Prof. Ernesto Grassi – Presidente UNICEF – Taranto; Giorgio Grimaldi (consigliere prov. Ta); Gianluca Lovre

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da Repubblica: «E Bersani pensa alla piazza contro i tagli alla scuola», di Goffredo De Marchis
Mobilitazione nelle città l´11 e il 12 davanti a scuole, luoghi di lavoro, centri commerciali
ROMA – La risposta al No B day Bersani si prepara a darla venerdì. Non con le mille piazze del Partito democratico. O almeno, non solo con quelle. La mattina di venerdì, il segretario del Pd parteciperà alla manifestazione della Cgil contro il governo per i tagli al settore della conoscenza. Quel corteo, che parte da Piazza della Repubblica a Roma e si conclude a Piazza del Popolo, coincide con il grande sciopero generale che coinvolge tutti i lavoratori del settore: università, scuola, formazione professionale, accademie e conservatori, ricerca. Un tentativo di fermare i tagli di Tremonti che nasce sotto lo slogan “Forbice perde”. La scelta di Bersani, non ancora definitiva, s´inserisce nella logica dall´inizio della sua segreteria: «Stare sui problemi quotidiani».
Non è un´adesione ufficiale del Pd alla piazza. È una partecipazione personale, ma carica di significato. Un modo anche per lanciare la mobilitazione democratica delle “mille piazze”. Bersani presenterà l´iniziativa giovedì a Roma al Teatro Vittoria. E venerdì pomeriggio sarà a un banchetto nella sua Piacenza. Quello stesso giorno e il giorno successivo il Pd organizzerà punti di ritrovo davanti ai luoghi di lavoro, alle scuole e all´università, nei mercati, nei centri commerciali, chiamando a raccolta tutti i suoi dirigenti e parlamentari.
Sarà inevitabile il confronto con il No B-day, con l´efficacia del corteo viola. Ma Bersani difende la sua assenza. Nella sede del Pd si fa notare che i sondaggi, anche i più recenti, confermano dati positivi: senza oscillazioni il partito resta sopra il 31 per cento. Anche la scelta di partecipare al corteo della Cgil (che darà guidato da Guglielmo Epifani) nasce dall´idea di parlare ai settori del centrodestra delusi dal governo. «Di gente che vuole mandare a casa Berlusconi ce n´è molta di più. Anche tra quelli che hanno votato Berlusconi. Guai a dire che chi ha votato il Cavaliere è un fascista», aveva spiegato l´altro giorno Bersani dopo il No B day.
Bersani, che è rientrato ieri da Praga, sta valutando i pro e i contro della sua adesione alla manifestazione dell´11. Compreso quello, sempre latente, di un collateralismo con il sindacato di Corso d´Italia. Ma la linea non cambia: «Ritengo importantissimo che il sindacato faccia il proprio mestiere ma un grande partito che vuole rappresentare il mondo del lavoro, deve avere una visione autonoma della società. Mi ripropongo di elaborare una piattaforma che di volta in volta potrà collimare con questo o quello, ma che deve essere autonoma». In questo caso, collima. Tanto più che il bersaglio non è solo Berlusconi, non solo la politica sulla giustizia del premier, ma la sua politica, il danno portato a un settore vitale della società.