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“Notte fonda all’Aquila”, di Vittorio Emiliani

Sorelle e fratelli friulani che tanto vi siete dannati a ricostruire pietra su pietra Venzone e il suo Duomo dopo il terremoto, sappiate che vi siete illusi, “il Duomo di Venzone è una cartolina, una immagine virtuale”. Parola del futuro segretario generale del Ministero, arch. Roberto Cecchi, oggi direttore generale per una sfilza di beni fra cui quelli architettonici. Sorelle e fratelli che tanto vi angosciate per l’Aquila, sappiate che siete degli illusi: restaurare significa “tornare indietro, il restauro è quasi il contrario della tutela”.

Parole dello stesso Cecchi scandite come granitiche certezze davanti a persone che nel restauro e recupero dei centri storici stanno spendendo una vita: Pier Luigi Cervellati, Vezio De Lucia, lo storico dell’arte aquilano Ferdinando Bologna, lo stesso Roberto De Marco già direttore del servizio sismico, relatori al bel convegno dell’Associazione Bianchi Bandinelli.

Tesi di Cecchi: non bisogna illudersi coi restauri (cosa ci fa lo strutturista Giorgio Croci, salvatore di San Francesco ad Assisi, sulle volte di Collemaggio? Ma chi vuole illudere?), occorre fare prevenzione. Ora, che la prevenzione sia sacrosanta, non c’era bisogno di raccontarlo a quella platea. Ma, di fronte alle macerie dell’Aquila non ancora selezionate, che si deve fare? Un predicozzo sulla mancata prevenzione?

“La direzione generale – aveva esordito Cecchi – non ha avuto nessun ruolo nella vicenda dell’Aquila”. Pensavamo, ingenui: adesso polemizza con l’emarginazione secca delle Soprintendenze a favore di Bertolaso. Invece no, se l’è presa coi restauri. Se questa è l’alba della ricostruzione dell’Aquila vista dal Ministero, è notte fonda.

L’Unità, 13 dicembre 2009