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“Ue: cresce la disoccupazione. Segnali di ripresa, ma non in Italia”

BRUXELLES – Nonostante i segnali di ripresa, la disoccupazione continua a crescere in Europa, con le previsioni sul mercato del lavoro che restano sostenzialmente sfavorevoli. La situazione è più critica in Paesi come l’Italia e la Spagna, meno in Francia e Germania. E’ questa l’analisi contenuta nel rapporto mensile dell’Osservatorio occupazione della Commissione europea, in base al quale, dall’inizio del 2009, si sono persi nella Ue 4,6 milioni di posti di lavoro. A ottobre i disoccupati erano 6,5 milioni in più rispetto al marzo del 2008, momento in cui è cominciata la crisi.

“Gli ultimi dati di ottobre e novembre – si legge nel rapporto – mostrano un indebolimento ulteriore dei mercati del lavoro della Ue, sebbene in maniera più moderata. L’occupazione continua a ridursi e la disoccupazione ad aumentare. Le offerte di lavoro rimangono poche rispetto ad un anno fa – prosegue l’Osservatorio della Commissione Ue – e le imprese continuano ad annunciare più tagli ai posti di lavoro piuttosto che nuove assunzioni”.

“Comunque – prosegue il rapporto – sui mercati del lavoro europei si colgono segnali di stabilizzazione che riguardano alcuni Stati membri”. L’Italia, però, non è tra questi, come anche la Spagna. In questi due Paesi, infatti, “l’occupazione si è ridotta in maniera sostanziale nel terzo trimestre del 2009”, a differenza di Stati come la Francia e la Germania, dove “dove è declino appare più moderato”.

Discorso a parte vale per la Grecia, dove nel 2009 si è assistito ad un’impennata nella disoccupazione giovanile. Secondo i dati raccolti l’Osservatorio, infatti, la disoccupazione è salita nel secondo trimestre del 2009 di quattro punti in più rispetto all’anno precedente, e di quasi sei punti in più rispetto alla media europea. E’ un problema che, sottolineano i relatori, “colpisce un giovane lavoratore su quattro sotto i 25 anni. Per questo – aggiungono – l’impatto sociale della crisi si sta ora manifestando molto chiaramente”.

La Repubblica, 16 dicembre 2009