economia

“Bankitalia, per le famiglie ricchezza in calo del 2%”, di Stefano Lepri

Per la prima volta nel 2008 la ricchezza complessiva netta delle famiglie italiane è diminuita, -1,9%. La grande crisi produce anche questo; in termini di potere d’acquisto i nostri beni vanno indietro di cinque anni. E già va meno peggio di altri paesi, dove hanno perso di valore anche le case; per noi tutto il danno è dal lato delle attività finanziarie, a causa del crollo delle quotazioni nelle Borse. Nel primo semestre 2009, stima la Banca d’Italia, il calo si è arrestato.
Normalmente ogni anno le ricchezze nette (mobili e immobili meno debiti) si accrescono per il flusso di nuovo risparmio. Nel 2008 gli 88 miliardi di euro tesaurizzati sono stati inghiottiti dai 521 miliardi di riduzione di valore dei beni già posseduti. E’ il primo calo dal 1995, anno in cui la Banca d’Italia ha cominciato le rilevazioni. In tutto la ricchezza netta ammontava nel 2008 a 8.284 miliardi, ovvero circa 348.000 euro a famiglia, di cui circa 196.000 in abitazioni.
I patrimoni, si sa, sono più diseguali dei redditi, perché si ereditano. Il 10% più ricco delle famiglie detiene ben il 44% della ricchezza (con una media quindi di un milione e mezzo di euro ciascuna) mentre alla metà più povera tocca soltanto il 10% (media di 70.000 euro). Lo squilibrio, invariato negli ultimi anni, è il motivo per cui gli economisti consigliano di tassare anche i patrimoni; ma le imposte sui patrimoni appaiono impopolari.
E’ in leggero aumento, invece, come già negli anni precedenti a partire dal 2000, la quota di coloro che non possiedono altro che debiti, al 3,2% nel 2008. Al netto, la cifra di 8.284 miliardi di ricchezza totale risulta dalla differenza fra 9.089 miliardi di attività e 805 miliardi di debiti. Al valore delle attività, le abitazioni contribuiscono con poco più della metà, gli oggetti di valore appena per l’1,3%, il denaro contante per l’1%, i depositi bancari e postali per circa il 10%, i titoli per un po’ più dell’8%.
La crisi ha convinto a tenere più soldi in banca. Per prudenza, si capisce. L’incremento dei depositi è stato piuttosto forte, da 592,5 miliardi nel 2007 a 638,1 nel 2008. Anche i «soldi sotto il materasso» ovvero i contanti, mostrano un aumento sensibile. Praticamente tutto il calo nel valore dei beni posseduti, come è comprensibile, si concentra nelle azioni e nei fondi di investimento.
Nel confronto internazionale la ricchezza media degli italiani (pari a 7,6 volte il reddito lordo annuale) è in linea con Francia e Gran Bretagna, un po’ maggiore di quella della Germania, e nettamente superiore al Nord America (4,9 volte il reddito negli Usa, 5,4 nel Canada). Come è abbastanza noto, rispetto ad altri popoli gli italiani hanno una più spiccata preferenza per il «mattone» e allo stesso tempo sono più restii a indebitarsi (debiti pari al 74% del reddito disponibile annuo, contro 100% in Germania e Francia e assai di più nei apesi anglosassoni.
Commentando i nuovi dati della Banca d’Italia, i sindacati hanno messo in rilievo le disuguaglianze sociali. «E’ la fotografia di un paese cristallizzato» dichiara Agostino Megale, segretario confederale della Cgil, chiedendo «una politica economia e fiscale rivolta a contenere il peggioramento delle condizioni delle persone che si collocano nelle fasce di reddito medie e basse». La Uil lamenta che al contempo l’Italia sia «il paese con i salari più bassi d’Europa».

La Stampa, 17 dicembre 2009