economia, lavoro

“Fiat, è il giorno del piano Italia”, di Fabio Pozzo

Marchionne incontra governo e sindacati. Operai davanti a Palazzo Chigi. Il giorno della verità. Oggi alle 16, a Palazzo Chigi, l’amministratore delegato di Fiat Group, Sergio Marchionne, presenterà al governo e ai sindacati il suo «piano per l’Italia». Un documento atteso, con cui il manager illustrerà le strategie, gli orientamenti, le decisioni in definitiva del Lingotto sul futuro della produzione di auto del gruppo nel Paese. Una visione che s’innesta in quella più ampia, globale, che Torino ha aperto con l’acquisizione di Chrysler e che vedrà Marchionne chiarire sinergie, alleanze straniere, assetti direzionali; tracciare i confini della riorganizzazione produttiva, e di conseguenza disegnare la mappa che verrà degli stabilimenti e della forza lavoro.

All’incontro, presieduto da Gianni Letta, non sarà presente il premier Silvio Berlusconi, in convalescenza ad Arcore; ci saranno i ministri dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, del Lavoro Maurizio Sacconi e probabilmente del Tesoro Giulio Tremonti. Quindi i leader sindacali e, a completare il parterre delle parti sociali, i rappresentanti delle regioni interessate. In piazza ci saranno centinaia di operai, provenienti da tutti gli stabilimenti del gruppo. Nella Capitale, prima del vertice, si riunirà anche il consiglio comunale di Termini Imerese, in via straordinaria per «approvare una mozione a sostegno dei lavoratori dello stabilimento», così nella lettera di convocazione.

Proprio quello dell’impianto siciliano è uno dei principali nodi da sciogliere. Marchionne ha già detto che alla scadenza della produzione della Lancia Y, nel 2011, a Termini il Lingotto cesserà di realizzare auto (pur mantenendovi una presenza industriale). L’ad di Fiat Group ha detto chiaro e tondo che i conti, a Termini, non tornano: produrre un’auto qui costa almeno mille euro in più che in qualsiasi altro stabilimento. Conti che non tornano, però, nemmeno al sindaco di Termini, Salvatore Burrafato: «Vorremmo ragionare con Fiat per capire perché costa tanto in più e come si può fare per abbattere questi costi».

Sulla stessa linea i sindacati, che si presentano oggi al tavolo di Palazzo Chigi con l’auspicio di un «piano credibile» e con due richieste: mantenere gli stabilimenti del Sud, compreso Termini e garantire tutti i posti di lavoro. Diversamente, sarà braccio di ferro sugli eco-incentivi. «Se Fiat garantirà il mantenimento dei posti su basi fondate ed equilibrate, noi saremo d’accordo a che lo Stato dia soldi. Diversamente se l’azienda intende attenersi soltanto a criteri di mercato, lo faccia con soldi suoi», riassume il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.

E il governo? Scajola auspica un impegno di Fiat per crescere, oltre che nel mondo (è di ieri la notizia che entro l’anno sarà perfezionata l’intesa tra il Lingotto e il governo serbo che farà ripartire il progetto della jv Fiat Automobili Srbija, con investimento di Torino nella Zastava) anche in Italia. Il ministro chiede, pertanto, «un forte aumento della produzione» nel Paese. Produzione che «oggi è pari a un terzo delle auto che immatricoliamo, mentre altre nazioni, come Germania, Francia e Spagna, immatricolano meno automobili di quante ne producono».
La Stampa 22.12.09

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Fiat, il giorno di Marchionne. I lavoratori in piazza, di Laura Matteucci
Si alza finalmente il sipario sul piano industriale della Fiat per gli stabilimenti italiani. A Palazzo Chigi, l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, oggi illustra le strategie dell’azienda a governo (Berlusconi ovviamente è assente), sindacati e vertici delle regioni interessate. E in piazza manifestano i lavoratori: particolarmente numerose le delegazioni degli stabilimenti Fiat Auto di Termini Imerese, Pomigliano d’Arco, Arese e dellaFma di Pratola Serra.
I NODI DA SCIOGLIERE Proprio il destino dello stabilimento siciliano di Termini, dove dovrebbe cessare la produzione di auto a fine 2011, resta uno dei principali nodi da sciogliere. Ma sul tavolo ci sono anche la salvaguardia occupazionale e produttiva di tutti i siti, le alleanze straniere e il capitolo incentivi. Alla vigilia dell’incontro, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, è tornato a fare pressing sul Lingotto per un «forte aumento della produzione auto in Italia». Del resto «oggi – ricorda – produciamo un terzo delle auto che immatricoliamo mentre altri Paesi europei come Germania, Francia, Spagna, immatricolano meno auto di quelle che producono. Ci auguriamo un forte impegno da parte di Fiat che cresce nel mondo a crescere anche in Italia». Un ragionamento sostanzialmente in linea con quello dei sindacati che chiedono garanzie per i lavoratori italiani. Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, «se Fiat intende attenersi soltanto a criteri di mercato, benissimo, ma lo faccia con soldi suoi», cioè senza incentivi. Quanto alle ipotesi di un ingresso di un’azienda straniera a Termini, «se c’è un piano industriale serio, i posti di lavoro si mantengono e le condizioni sono garantite, non ci sono problemi», dice sempre Bonanni. Preoccupato per il futuro degli stabilimenti italiani anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che nei giorni scorsi aveva sottolineato: «Mi preoccupa se quest’azienda diventa sempre più, di testa e di cuore, statunitense». Inoltre se decide di chiudere Termini Imerese «non ci sarà nulla che offre una prospettiva di lavoro a quelle persone. Non possiamo chiudere i grandi insediamenti industriali». Luigi Angeletti, Uil, torna sul nodo della presunta sovraproduzione: «Noi compriamo auto in misura tre volte superiore a quante ne produciamo e siamo l’unico Paese occidentale dove questo avviene. Non c’è eccesso di capacità produttiva», dice. Anche i sindacati torinesi sono in fibrillazione in attesa dell’incontro di Palazzo Chigi. Le aspettative sono rivolte alla questione di Termini, che potrebbe influire indirettamente sul posizionamento dell’azienda in Italia, e sul futuro di Mirafiori. «Ci aspettiamo che Fiat ci dica come tiene aperti tutti gli stabilimenti e come occupa tutti i lavoratori – dice Giorgio Airaudo, segretario della Fiomtorinese – Sarebbe anche utile che il governo non lasciasse solo il sindacato a chiedere impegni per l’innovazione dell’auto, puntando su motori ibridi ed elettrici che a Torino saremmo in grado di produrre e sviluppare». «Con una forte drammatizzazione sociale – aggiunge il segretario Fim Torino, Claudio Chiarle – rischiamo di trovare soluzioni di tipo geopolitico e non industriale». E il Fismic chiede alla Fiat di assegnare la Topolino a Mirafiori
L’Unità 22.12.09

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Governo e sindacati in pressing sulla Fiat. In piazza a Roma gli operai di Termini, di Paolo Griseri
La fisionomia della nuova Fiat italiana comincerà a prendere forma oggi pomeriggio nell´atteso incontro a Palazzo Chigi tra governo, azienda e sindacati. Difficilmente Marchionne scoprirà tutte le carte, preferendo invece riservare alla prossima primavera una fotografia più dettagliata, anche in considerazione delle integrazioni necessarie con la gamma di Chrysler. Le incognite sono dunque molte. L´incontro di oggi parte con un´unica certezza: l´intenzione del Lingotto di cessare «al 2011» la produzione di auto a Termini Imerese.
Sarà dunque lo stabilimento siciliano al centro della riunione di oggi. Anche se il 2011 appare lontano, è chiaro che quanto verrà deciso nelle prossime settimane sarà anche una conseguenza del destino scelto per Termini. Così in giornata arriverà a Roma un treno speciale dalla Sicilia per consentire a circa 400 operai di protestare di fronte alla sede del governo chiedendo a gran voce di spingere Marchionne a ritornare sulle sue decisioni. In mattinata a Roma si terrà la riunione straordinaria del Consiglio comunale della cittadina siciliana con la partecipazione del sindaco, Salvatore Burrafato. Nella capitale arriverà anche il governatore siciliano Raffaele Lombardo.
Preoccupa i sindacati la scelta di abbandonare la produzione automobilistica in Sicilia ma anche la concorrenza che non solo Termini potrebbe subire dalle iniziative estere del Lingotto. Così il Fismic con Roberto Di Maulo paventa che «anche Mirafiori possa essere a rischio» se verrà confermato che la Fiat intende produrre le city car nel nuovo stabilimento che nascerà in Serbia dalle macerie della Zastava. E la Fiom chiede che nello stabilimento torinese venga realizzata anche l´auto elettrica.
Per spingere Marchionne a non abbandonare la Sicilia il leader della Cisl Raffaele Bonanni torna a chiedere che il governo «vincoli la concessione degli incentivi pubblici alle garanzie per l´occupazione». Bonanni non si dice contrario all´arrivo di un concorrente straniero che garantisca la produzione automobilistica in Sicilia: «Purché abbia un piano industriale serio e mantenga i posti di lavoro». Dopo le voci sull´interesse dei cinesi, l´ultima indiscrezione riguarda la possibilità che l´indiana Tata, solida alleata del Lingotto, possa realizzare a Termini la Nano.
«Ci aspettiamo dalla Fiat l´annuncio di un aumento della produzione in Italia, che oggi è solo un terzo del mercato», ha ribadito ieri il ministro Claudio Scajola. È quasi certo che il Lingotto annuncerà un aumento intorno al milione di auto dalle 650 mila di oggi. Per i sindacati quell´incremento non è sufficiente. Il fatto è che Torino intende raggiungere l´obiettivo applicando uno schema che punta su tre stabilimenti di assemblaggio: le utilitarie a Melfi, la gamma medio alta a Cassino e a Mirafiori l´alta gamma e le produzioni a particolare contenuto innovativo. Uno schema che prevede tre punti deboli: oltre a Termini, Pomigliano (dove non si produrrà più l´Alfa ma la Panda) e Arese (da tempo in via di definitiva chiusura). La riunione di oggi promette di essere solo l´inizio di una lunga trattativa.
La Repubblica 22.12.09