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“Finanziaria 2010, via libera del Senato senza fiducia”, di Nicoletta Cottone

Via libera del Senato, senza fiducia, alla Finanziaria per il 2010. I sì sono stati 158 sì, i no 117 e 4 gli astenuti. Tra le principali novità, il pacchetto Welfare, la stretta sugli enti locali, la Banca del Sud e il nuovo Patto sulla Salute. Subito dopo è giunto il sì dell’aula anche al ddl Bilancio con 157 sì, 120 voti contrari e 4 astenuti. La manovra è, dunque, stata approvata definitivamente, dopo che l’aula ha respinto uno dopo l’altro i circa 70 emendamenti presentati dall’opposizione. Nella mattinata era giunto il via libera a tutti gli articoli del ddl Bilancio, dopo una sospensione della seduta di venti minuti per mancanza del numero legale e la bocciatura dell’unico emendamento presentato.

Soddisfatto il presidente del Senato, Renato Schifani. «Senza la fiducia sulla finanziaria» l’anno chiude meglio di come iniziato, ha sottolineato ai giornalisti in una pausa dei lavori dell’aula. La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, invece non enfatizza. «Mi pare – ha detto – che sia la normalità quella di approvare leggi votando e non con il sistema della fiducia in Parlamento».

Dopo 31 anni la vecchia manovra lascia definitivamente il posto alla nuova Legge di Stabilità, mandando definitivamente in soffitta le finanziarie carrozzone con maxiemendamenti da un solo articolo e centinaia di commi approvati a colpi di fiducia, assalti alla diligenza ed estenuanti tira e molla delle sessioni di bilancio. Il vice ministro all’Economia Vegas ha salutato la vecchia finanziaria, che «ha rappresentato l’essenza del Paese: i momenti di spesa facile» o quando si è tirata la cinghia per entrare nell’euro ed è «cambiata con il quadro politico».

La Finanziaria 2010, nella ultima versione licenziata dalla Camera e confermata dalla commissione Bilancio del Senato, è passata da 30 a 247 commi e vale 11,139 miliardi nel 2010 in termini di indebitamento netto (maggiori entrate più minori spese), 2,9 miliardi nel 2011 e 4,152 miliardi nel 2012. L’esatta quantificazione della manovra è contenuta in un dossier del Servizio di bilancio del Senato dedicato alla terza lettura della manovra a Palazzo Madama. Le minori entrate aggiunte alle maggiori spese, pari a 11,090 miliardi nel 2010, 2,852 miliardi nel 2011 e 4,090 miliardi nel 2012, controbilanciano i risparmi e le entrate, dando come risultato un effetto pressoché neutrale sui saldi che risulta positivo per 48 milioni nel 2010, 49 milioni nel 2011 e 62 milioni nel 2012.
Il Sole 24 Ore 23.12.09

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La manovra scontenta tutti ma ha il via libera del senato
Evitato l’ennesimo voto di fiducia, l’aula del senato ha dato il via libera definitivo. La Finanziaria è stata approvata con 158 voti favorevoli, 117 contrari e 4 astenuti. E senza nessuna modifica, visto che tutti gli emendamenti presentati sono stati bocciati.

Insomma, una soluzione di compromesso. Che il presidente del senato Renato Schifani saluta con soddisfazione. «È stato reso onore alla centralità del parlamento», assicura. Nonostante di fatto i parlamentari in aula non abbiano potuto modificare alcunché.

Il vice-ministro all’Economia, Giuseppe Vegas si spinge oltre: «È finita un’epoca e se ne apre un’altra», plaude al dibattito che si è svolto in Senato senza ricorrere al voto di fiducia. Un fatto che secondo lui «dimostra che un uguale sentire fra Parlamento e governo è fondamentale per un confronto dialettico e democratico».

Le cose, però, non stanno proprio così. «Questa finanziaria andrebbe radicalmente corretta nella sua impostazione. E lo pensa la stessa maggioranza che, nel corso dell’esame nelle commissioni, non ha nascosto imbarazzi nella consapevolezza che il governo ha messo in campo solo una politica di galleggiamento che non è in grado di affrontare la crisi e soprattutto di incidere sul potere d acquisto delle famiglie e sui problemi occupazionali degli italiani», ricorda il senatore del Pd Giuliano Barbolini. La manovra licenziata dal parlamento – ricorda il capogruppo del Pd in Commissione Finanze- muove 9 miliardi, una somma che si poteva spendere bene se fosse stata opportunamente indirizzata. Non è una finanziaria che aiuta lo sviluppo. Non sostiene le piccole e medie imprese, non interviene con un’organica riforma degli ammortizzatori sociali che pure servirebbe. E, inoltre, questa non è nemmeno una finanziaria equa poichè non si preoccupa affatto delle situazioni di debolezza dei cittadini in maggiore difficoltà».

La manovra (licenziata dalla Camera con la fiducia e confermata dal Senato senza modifiche) vale 11,139 miliardi nel 2010 in termini di indebitamento netto (maggiori entrate più minori spese), 2,9 miliardi nel 2011 e 4,152 miliardi nel 2012. Le opposizioni, ma anche una parte della maggioranza, soprattutto i senatori dell’area vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini (che a Montecitorio ha duramente criticato la scelta di mettere la fiducia) avevano insistito perché la manovra non venisse blindata. L’esecutivo ha vincolato il sì legandolo al numero di emendamenti presentati. Certo, il ministero dell’Economia non aveva nessuna voglia di rischiare una quarta lettura alla Camera, nel bel mezzo delle festività natalizie.

FAMIGLIE
Nel testo varato da Tremonti non ci sono interventi anti crisi, misure per le famiglie. L’unico segnale potrebbe arrivare a gennaio. Allo studio per decreto ci sono l’aumento delle detrazioni fiscali per i figli a carico. La misura potrebbe essere circoscritta alle famiglie numerose e a basso reddito. Altra misura è l’estensione degli sconti sulle bollette, gas ed elettricità, oggi già in vigore per le famiglie meno abbienti. Ma nulla più finora si è parlato di incentivi per cambiare l’automobile, detrazioni fiscali più pesanti per i figli a carico, estensione della sperimentazione della cedolare secca sugli affitti (ora circoscritta alla provincia dell’Aquila), bonus per l’acquisto di mobili, elettrodomestici e personale computer, alleggerimento dell’Irap per le imprese attraverso lo scomputo delle perdite o degli interessi passivi, sgravi fiscali per le banche che hanno sottoscritto la moratoria per i debiti delle piccole e medie imprese.Manonsono ancora entrati nella manovra.Le misure dovrebbe rientrare nel decreto di legge fiscale di gennaio. Tutto dipenderà da quanti denari farà rientrare lo scudo prorogato fino ad aprile.

IMPRESE
Ma se non c’è nulla per le famiglie poco c’è anche per le imprese. Che vedranno allungarsi i tempi per il decreto che deve sbloccare definitivamente gli oltre 18 miliardi stanziati dal governo per pagare i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Il provvedimento, voluto dal ministro Tremonti per favorire la liquidità delle imprese e originariamente atteso a settembre, è divenuto oggetto del lavoro diun gruppo costituito ad hoc presso il Tesoro, che doveva ultimarlo entro novembre. Ad ora, però, è stato realizzato solo l’accertamento dei residui passivi, come previsto dal decreto legge anti-crisi di luglio. Mentre sul resto si procede a «un lavoro più organico» che accompagni al decreto una circolare. Insomma, non ci sono i soldi neanche per le aziende. Che hanno sempre di più il fiato corto. E con loro i lavoratori.
L’Unità 23.12.09