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«Le feste di Natale ai tempi della crisi», di Maurizio Minnucci

Fiat, ma non solo. Se la vertenza del Lingotto è quella che fa più scalpore, a quarant’anni dall’autunno caldo (qui lo speciale) è in corso una nuova stagione di lotte per il lavoro, complice da una parte la grande crisi mondiale, dall’altra qualche azienda che ne ha voluto approfittare. La vicenda simbolo dell’estate, quella della Innse di Milano, ha fatto da apripista: nei mesi successivi la protesta si è allargata da Nord a Sud, trovando un punto d’incontro nella manifestazione della Cgil lo scorso 14 novembre a Piazza del Popolo. Ricapitolando, mentre c’è chi già intravede la fine della recessione, le statistiche ufficiali descrivono un Natale che verrà ricordato per la scarsezza dei regali: lo conferma l’Istat che, evidenziando come siano oltre 500mila i posti persi soltanto nel terzo trimestre del 2009, lascia pochi dubbi sulla pesantezza della crisi e sui suoi effetti.

ADDIO TERMINI IMERESE. Volti scuri, poca voglia di parlare, tanta rabbia. Gli operai della Fiat e delle aziende dell’indotto sono tornati a Termini Imerese, dopo la manifestazione in piazza Montecitorio a Roma, con l’umore nero. Non sono rassegnati ma molto preoccupati, dopo che l’ad Sergio Marchionne a Palazzo Chigi ha ufficializzato che la Fiat non produrrà più auto nell’isola a partire dal 2012. E anche se il ministro per lo Sviluppo, Claudio Scajola, assicura l’impegno del governo, tra le tute blu cresce il timore di ritrovarsi disoccupati. “In questo momento serve unità, bisogna fare blocco sociale in difesa della fabbrica”, dice il segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone, proponendo l’occupazione immediata dello stabilimento e lo sciopero a oltranza per fermare subito la produzione.

L’ENIGMA EX EUTELIA. Dopo cinque ore di camera di consiglio, il 23 dicembre il giudice del tribunale fallimentare di Roma ha deciso di mettere sotto sequestro gli stabilimenti dell’Agile-ex Eutelia, altra vertenza simbolo della stagione. Il giudice ha anche nominato tre custodi cautelari che dovranno garantire sulle commesse e sull’occupazione. L’udienza per decidere l’amministrazione controllata del gruppo si terrà invece il prossimo 17 febbraio. I posti a rischio sono circa duemila per una vicenda che presenta molti lati oscuri nella gestione del personale.

ALCOA E MERLONI. “Sotto l’albero vorremmo trovare un accordo che non significhi assistenza, ma che guardi davvero al futuro. Insieme, chiediamo all’Inps di erogarci l’assegno di dicembre prima di Natale in modo da fare almeno la spesa e i regali”. E’ questo quello che chiedono i 3.200 operai della Merloni di Fabriano in cassa integrazione addirittura dall’ottobre del 2008 (le voci in uno speciale di RadioArticolo1). Dalla Basilicata alla Sardegna il clima non cambia. Dice Bruno Usai, operaio Alcoa: “La multinazionale ha avuto in regalo un’azienda dalle partecipazioni statali e poi ha attenuto sconti sull’energia e altre regalie. Oggi, cambiate le condizioni di favore, decide di andarsene lasciandoci solo povertà. Cercheremo di impedire in ogni modo il blocco della produzione”.

VIDEOCON E ISPRA. S’inaugura a Ferentino (Frosinone) il nuovo casello autostradale dalla A1 Roma-Napoli e arriva la nuova protesta degli operai Videocon di Anagni, ormai licenziati dalla multinazionale indiana ex Videocolor: i 1.400 lavoratori sono scesi di nuovo in piazza dopo che già lo scorso ottobre avevano bloccato l’autostrada per oltre cinque ore. Natale di incertezza anche per i ricercatori dell’Ispra di Roma. “Se non arriveranno risposte positive dal ministero dell’Ambiente per il rinnovo dei contratti e i trecento già cancellati – spiega uno di loro, Simone Canese – trascorreremo sul tetto anche i giorni di Natale. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro, ma il futuro del monitoraggio ambientale del paese”.

DUE (PARZIALI) BUONE NOTIZIE. Una arriva per la Yamaha di Lesmo (Monza). Nella notte del 22 dicembre è arrivata l’intesa e i quattro operai che hanno passato sei notti sul tetto della fabbrica hanno interrotto la protesta. L’azienda si è impegnata “inderogabilmente” con i sindacati a chiedere la cassa integrazione per tutti i 66 dipendenti a rischio licenziamento. I dettagli saranno stabiliti in un incontro che si terrà martedì 29 dicembre al ministero del Lavoro. Per il leader della Cgil Guglielmo Epifani “è una buona notizia che dimostra come il sindacato qualche risultato lo ottiene”. L’altra nota positiva riguarda l’insediamento Thyssen di Visano (Brescia). Dopo l’annuncio dei 55 licenziamenti, infatti, la mobilitazione dell’intero gruppo ha portato a un accordo che prevede ammortizzatori sociali per due anni. “Ma – dice Mauro Romanelli, operaio – il nostro sarà un Natale solo relativamente tranquillo: siamo preoccupati per i colleghi della altre aziende della provincia che non se la passano bene”.