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Natale sul tetto o in fabbrica per precari e cassintegrati

Natale in fabbrica, o sul tetto, o all’interno del municipio occupato da giorni: i figli dei precari e dei cassintegrati della Fiat, dell’Ispra, di Agile, del pastificio Russo, non hanno chiesto quest’anno a Babbo Natale un giocattolo, ma il posto di lavoro per i loro genitori. Che anche nella notte tra il 24 e il 25 dicembre hanno continuato a presidiare il posto di lavoro, sperando che il clamore suscitato dalle loro vicende possa portare qualche novità positiva nel 2010.

Ispra: cancelli chiusi, niente cibo. Per i ricercatori precari dell’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale istituito nel 2008) l’unica novità è stata la chiusura dei cancelli, con divieto assoluto a chiunque di entrare negli spazi dell’Istituto tranne che per motivi di emergenza. Tanto che questa mattina il senatore del Pd Ignazio Marino, che già ieri aveva annunciato che avrebbe passato il Natale con i duecento precari che il 31 dicembre perderanno il posto di lavoro (come già altri loro 200 colleghi nel giugno di quest’anno), per raggiungere i ricercatori che protestavano ha dovuto scavalcare i cancelli.

“Per ora abbiamo ancora un po’ di provviste – dice Massimiliano Bottaro, uno dei ricercatori precari che da 32 giorni sta occupando il tetto dell’Ispra, per protestare contro lo smantellamento di fatto dell’Istituto – e per i prossimi giorni ci arrangeremo, vorrà dire che andremo in controtendenza, anziché ingrassare a Natale per un eccesso di pranzi e cene, dimagriremo un po’…”.

Battute a parte, la chiusura dei cancelli dell’Ispra è stata vista dai ricercatori in sciopero come l’ennesimo atto di disattenzione e di prepotenza: “Siamo stati sentiti in Commissione Ambiente sia della Camera che del Senato, due giorni fa finalmente dopo 30 giorni d’indifferenza c’è stato il comunicato del ministro Prestigiacomo – ricorda Bottaro – che si è mostrata molto aperta nei nostri confronti, c’invitava a scendere dal tetto e chiedeva però al governo di valorizzare l’ampio valore delle competenze dell’Ispra. Fino a ieri quindi c’era un clima disteso. Poi ieri s’è cominciato a parlare di sgombero, e dopo lo sgombero ci è stata annunciata la chiusura dei cancelli, che di fatto ci isola dal resto del mondo. Si sono uniti alle nostre proteste l’onorevole Madia, il Tg3, che segue la nostra protesta, il sindacato RDB Cub. Per cui alla fine ieri sera i cancelli sono rimasti aperti, ma questa mattina li abbiamo trovati chiusi. In teoria, non possono passare neanche le persone che vengono a portarci generi di prima necessità, possono entrare solo le persone autorizzate dalla struttura commissariale. Oggi aspettiamo ancora visite di esponenti politici che ci hanno dichiarato la loro solidarietà: alle 15 Furio Colombo, alle 17 Roberto Della Seta, attuale presidente di Legambiente. Siamo anche sorvegliati dalle forze dell’ordine, c’è una pattuglia in borghese. Non capiamo il perché di un atteggiamento così chiuso nei nostri confronti. Noi siamo gente che ha sempre lavorato dentro lo Stato. E per il primo gennaio, quando i nostri contratti saranno scaduti e non avremo più titolo per rimanere qui, a questo punto temiano lo sgombero”.

A Pomigliano gli operai in municipio. Anche a Pomigliano d’Arco, in Campania, ci sono 92 lavoratori precari della Fiat che stanno per perdere il posto di lavoro, e che dal 16 dicembre occupano il municipio della città. Con loro, oltre al sindaco, si è schierato anche il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, che oggi alle 18 celebrerà la messa di Natale nel municipio insieme agli occupanti e alle loro famiglie. Il problema non è solo di coloro che stanno per perdere il posto di lavoro: anche gli altri 5000 dipendenti sono da tempo in una situazione estremamente incerta, lavorano sì e no una settimana al mese, e per il resto c’è solo la Cassa Integrazione.

Le assicurazioni dell’amministratore delegato della Fiat, fatte il 22 dicembre nel corso dell’incontro con il governo a Palazzo Chigi, non li hanno affatto tranquillizzati: “Il 30 avremo un nuovo incontro in prefettura, con il prefetto, i sindacati e un paio di sindaci che ci sono vicini. Però non vediamo novità immediate, – spiega Domenico Loffredo, Rsu della Fiom – continuiamo a lavorare tre giorni, quattro mesi al mese al massimo, e dalle dichiarazioni che sono state fatte a Palazzo Chigi penso che questa situazione andrà avanti per un bel po’. Certo, nel 2012 dovremo entrare nel ciclo produttivo della Panda e lavorare un pochino di più. Però intanto l’altro modello che abbiamo, la 159, tra due anni sarà finito, ci ritroveremo probabilmente nella stessa situazione, visto che la 147 è ormai praticamente dimessa. Siamo preoccupati, non vorremmo che parlare della Panda fosse solo un modo per tenerci buoni nel frattempo”.

Intanto, gli operai di Pomigliano, nonostante abbiano dormito nel municipio, con le loro proteste, non hanno rinunciato al pranzo della vigilia di Natale: “C’è un presidio permanente, ma abbiamo voluto fare lo stesso una minicena di Natale. Anche oggi saremo lì tutta la giornata, e alle 18 ci sarà la messa con il vescovo”.
Anche gli operai Fiat di Termini Imerese, stabilimento che verrà chiuso entro il 2011, come ha annunciato Marchionne, hanno organizzato scioperi e proteste anche per i giorni di festa.

Eutelia: “Rimaniamo nell”azienda”. Anche i dipendenti dell’Agile (ex Eutelia) di Pregnana Milanese sono rimasti all’interno dell’azienda, occupata da quasi due mesi. Lo hanno deciso ieri, durante l’assemblea organizzata dai sindacati per “valutare le forme di mobilitazione” dopo la decisione del Tribunale civile di Roma di disporre il sequestro dei beni dell’azienda e di nominare tre custodi per gestire l’ordinaria amministrazione. “Siamo soddisfatti di questo passo avanti – ha detto Angelo Pagaria, delegato della Fiom-Cgil – e ci auguriamo di incontrare i custodi subito dopo Natale. In questa fase bisogna agire molto velocemente, ripristinare le attività produttive, saldare i debiti con i fornitori e garantire ai dipendenti, da mesi senza stipendio, il pagamento degli arretrati”.

I lavoratori rimarranno però in presidio “fino a quando non verranno date garanzie alle 200 persone che rischiano il licenziamento nello stabilimento di Pregnana”, che conta circa 400 dipendenti. “Rimaniamo nell’azienda in turni di 10-15 persone, e qualcuno di noi trascorrerà il Natale in presidio. Porteremo spumante e panettone – ha concluso Pagaria – e cercheremo comunque di festeggiare”.
Da Repubblica.it