politica italiana

“Allarme sociale” e dialogo le parole d´ordine di Napolitano, di Giorgio Battistini

Saranno quindici minuti dedicati all´Italia che soffre, al Paese in credito di solidarietà, a un passo dall´allarme sociale. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di fine anno intende concentrare l´attenzione sulle emergenze che stanno catturando l´Italia dopo la violenta crisi economica. Sull´«allarme sociale»: la disoccupazione, il precariato, il lavoro. Questioni da sempre sottolineate dal capo dello Stato e che ora rappresentano il cuore della sua azione.
Napoilitano, insomma, vuole rivolgersi al “Paese reale”, e non più soltanto al Paese legale. «Mentre nel messaggio alle alte cariche della Repubblica mi sono concentrato sui temi istituzionali – ha annunciato la settimana scorsa visitando la comunità di Sant´Egidio – nel discorso di capodanno mi occuperò dei problemi della gente comune». Sul Colle, del resto, da giorni sono messi in bella vista i rapporti della banca d´Italia sulla disoccupazione e sul precariato. Sulla percentuale di giovani che vivono con rapporti di lavoro a termine. «La vostra missione – rivelò ancora ai rappresentati della comunità fondata da Andrea Riccardi – che si può riassumere nelle parole “sofferenza e solidarietà”, mi ispirerà nel messaggio di fine anno».
Napolitano considera questo il fronte principale su il governo e il Parlamento dovranno impegnarsi nei prossimi mesi. Gli studi di tutti enti “tecnici”, infatti, puntano l´attenzione sui problemi “concreti” vissuti negli ultimi anni dai cittadini. Sul Colle, è ben presente anche una delle ultime ricerche statistiche dell´Istat che denuncia ampliamento della quota di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Nel breve discorso di Napolitano in tv la sera di san Silvestro il presidente intende quindi rivolgersi all´Italia più fragile, colpita dalla crisi richiamando i compiti del “welfare state”. A chi si sforzava di prevedere nei giorni scorsi gli argomenti del suo messaggio il presidente s´è limitato a dire: «non una parola in pubblico fino al 31». E l´indicazione era rivolta soprattutto ai suoi consiglieri, con i quali metterà a punto, nei prossimi giorni, il testo definitivo. Ma qualcosa è trapelato.
In queste ore il presidente lavora da solo, nel suo studio al Quirinale, per mettere a fuoco gli snodi fondamentali del discorso. Un pensiero che assilla il presidente, pensando alle difficoltà degli immigrati, dei senza lavoro, dei terremotati, delle fasce sociali senza protezione. Sarà questo il cuore del messaggio che il presidente della Repubblica dedicherà sintetizzerà in un quarto d´ora, secondo la tradizionale formula del messaggio televisivo a reti unificate.
Non mancherà, poi, un richiamo alle riforme istituzionali. Le indicazioni più esplicite sono state fornite negli auguri alle “alte magistrature” della Repubblica. Sollecitando ancora una volta interventi rapidi e soprattutto avvicinamenti nelle posizioni di maggioranza e opposizione. E certo non mancheranno i riconoscimenti all´unità del Paese. Il senso finale del messaggio è trasparente: «possiamo ancora farcela, se vogliamo».
La Repubblica 29.12.09