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“L’Iran brucia, scontri e arresti”, di Marina Mastroluca

Non sono più solo i siti web a parlare di carneficina. «Oltre 15 persone sono state uccise nei disordini» di domenica a Teheran, A dirlo è la tv di Stato iraniana, che corregge al rialzo – altre fonti parlano di 8 vittime – il bilancio degli scontri nella giornata dell’Ashura, la festa sciita che ha visto l’opposizione riprendersi la piazza e la repressione tornare a colpire. «Cinque persone uccise da gruppi terroristici», «più di 10 appartenenti a gruppi anti-rivoluzionari», questa l’aritmetica del ministero dell’intelligence.

Sessanta i feriti, secondo il ministero della salute, mentre la polizia nega di aver aperto il fuoco, anzi lamenta il ferimento di numerosi agenti. I manifestanti, questa è l’insinuazione, sono vittime della loro stessa violenza. Terroristi, in ogni caso. Zittiti gli sms che avevano fatto da tam tam per le vie di Teheran, la reazione alla domenica di protesta ha puntato in alto.

Gli apparati di sicurezza ieri mattina hanno fatto una vera e proria retata tra le file dell’opposizione. Tre stretti collaboratori dell’ex candidato alle presidenziali Mir Hossein Moussavi sono stati arrestati, insieme ad almeno altri sette esponenti di spicco riformisti. La polizia ha fatto irruzione nella fondazione Baran dell’ex presidente moderato Khatami, arrestando l’ex ministro Morteza Haji e Hasan Rasoli e sequestrando numerosi documenti. Fermato anche un difensore dei diritti civili, Emad Baghi. All’alba, è stato messo agli arresti domiciliari anche l’anziano Ebrahim Yadzi, vice-premier e ministro degli esteri del primo governo nato dopo la rivoluzione del ‘79: Yadzi 78 anni, è leader del Movimendo per la liberazione dell’Iran, ufficialmente messo al bando ma finora tollerato. Secondo un sito conservatore sarebbe stato arrestato anche l’imam Mousavi Tebrizi, figura di primo piano nella città santa di Qom, vicino a Moussavi.

Arresti intimidatori. La polizia parla anche di 300 fermi tra i manifestanti scesi in piazza domenica, ma la stategia della repressione non punta solo sui grandi numeri: si sfiora la leadership dell’opposizione. Un avvertimento, come per molti a Teheran è stato l’assassinio di uno dei nipoti di Moussavi, Ali Habibi Moussavi, colpito alle spalle durante le proteste di domenica scorsa. Ieri mattina la polizia ha lanciato lacrimogeni contro la folla che si era radunata sotto all’ospedale Ebn e Sina, dove era stato portato il corpo del nipote del giovane.

Le autorità vogliono scongiurare che intorno al corpo del giovane si scateni una nuova ondata di manifestazioni, come è accaduto per i funerali dell’ayatollah dissidente Montazeri, che hanno riacceso la fiamma della protesta: la morte di Ali Habibi Moussavi tra i seguaci del leader dell’opposizione è già considerata un martirio. Ieri è stato fatto sparire il cadavere del giovane. Fonti ufficiali sostengono che il corpo viene trattenuto per accertamenti ai fini dell’inchiesta – ufficialmente l’assassinio è stato commesso da persone sconosciute – ma un fratello della vittima ha denunciato che la salma è stata portata via dall’ospedale e che nessuna notizia ne è stata data alla famiglia. «Non possiamo tenere il funerale finché non sarà stato trovato il corpo di mio fratello», ha detto Seyed Reza Moussavi, secondo quanto riferisce il sito riformista Parlemanews.

Decine di migliaia di persone in piazza e non solo a Teheran. È questa l’immagine della protesta che rimbalza sul web nel giorno dell’Ashura. Il sito dell’opposizione Jaras riferisce di manifestazioni a Tabriz, nel nord ovest del Paese, di scontri a Isfahan e Najafabad, al centro, e ancora a sud nella città di Shiraz. Nuovi scontri ci sarebbero stati anche ieri nel centro di Teheran, secondo quanto riferiscono contatti frammentari. La polizia ha sparato lacrimogeni, una molotov sarebbe esplosa contro un automezzo delle forze dell’ordine.

Insulto all’Ashura I Guardiani della rivoluzione invocano una repressione ancor più severa per stroncare la protesta. «L’orribile insulto all’Ashura è inaccettabile. Chiediamo la ferma punizione di coloro che sono dietro a questo insulto». Di segno opposto il richiamo di un altro leader dell’opposizione, Karrubi, anche lui ex candidato alle presidenziali. «Cosa è successo a questo sistema religioso che ordina l’uccisione di persone innocenti nel sacro giorno dell’Ashura? – si è chiesto Karrubi, in un messaggio di condoglianze a Moussavi -. Perché i governanti non hanno rispettato questo giorno sacro?».
L’Unità 29.12.09