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Class action: Codacons contro colossi bancari

Sarà il Codacons a presentare la prima class action italiana, che riguarderà il settore bancario. «Proprio oggi, data di entrata in vigore dell’azione collettiva nel nostro paese, il Codacons ha notificato due citazioni in Tribunale contro due colossi bancari: Unicredit e Intesa Sanpaolo». In una nota il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi annuncia di essere il firmatario della prima class action italiana.
«L’azione poggia sulle rilevazioni dell’Antitrust secondo le quali le banche avrebbero compensato l’eliminazione della commissione di massimo scoperto introducendo nuove e più costose commissioni a carico degli utenti, anche 15 volte più care rispetto al massimo scoperto» spiega il Codacons. Un comportamento che l’associazione definisce «illegittimo che produce un danno economico ingente ai consumatori, come dimostrato anche dall’Autorità della concorrenza e del mercato». Di qui la class action notificata al Tribunale di Torino (per Intesa SanPaolo) e a quello di Roma (per Unicredit) contro le due maggiori banche italiane. «Se i giudici dovessero accogliere le istanze dell’associazione – conclude il Codacons – migliaia di correntisti dei due istituti potranno aderire alla class action chiedendo di essere risarciti per le maggiori spese sostenute e senza necessità di rivolgersi al Giudice. La somma richiesta in giudizio dai correntisti si calcola che sarà pari a 1 miliardo di euro per ciascuna banca».
L’Unità 01.01.10

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Guida alla class action
Al via le ‘azioni collettivè, ovvero la class action con cui consumatori e utenti possono avanzare assieme le proprie pretese contro pratiche commerciali scorrette o danni subiti dalle aziende a partire dal 16 agosto 2009. Ecco in pillole come funziona, a chi si rivolge e cosa prevede la normativa relativa alla class action:
QUANDO: dal 1 gennaio 2010 sarà possibile esercitare l’azione collettiva di classe per il sanare gli illeciti commessi dal 16 agosto 2009 in poi.
COSA: l’azione di classe consiste in un’azione collettiva, promossa da uno o più consumatori/utenti, i quali agiscono in proprio oppure dando mandato ad un’associazione di tutela dei diritti dei consumatori. Gli altri consumatori interessati, titolari di una identica pretesa, possono scegliere di aderire all’azione di classe già promossa, senza dover ricorrere al patrocinio dell’avvocato. Resta salva, comunque, la possibilità di agire individualmente per la tutela dei propri diritti. Quest’ultima ipotesi è incompatibile con la scelta di aderire ad una class action.
CHI: l’azione può essere intentata dai consumatori/utenti che abbiano subito le conseguenze di condotte o pratiche commerciali scorrette; oppure che abbiano acquistato un prodotto difettoso o pericoloso; oppure ancora che versino in una medesima situazione di pregiudizio nei confronti di un’impresa, in conseguenza di un inadempimento contrattuale.
COME: mediante ricorso al tribunale uno dei soggetti consumatori/utenti propone l’azione assistito da un avvocato, eventualmente dando mandato ad un’associazione di tutela dei consumatori. Tutti gli altri cointeressati possono aderire senza doversi rivolgere all’avvocato.
DIFFERENZE: rispetto alla precedente stesura della norma (mai entrata in vigore), la disciplina attuale si caratterizza, spiega il ministero dello Sviluppo economico, «per la tutela di diritti di singoli aventi contenuto identico od omogeneo, con attribuzione della legittimazione in capo al consumatore/utente; mentre l’altra versione imputava questa facoltà solo in capo all’associazione». La nuova normativa inoltre si caratterizza per la semplificazione del meccanismo di liquidazione del danno.
BENEFICI: se molte persone ricevono singolarmente un danno di portata economicamente modesta difficilmente decidono di sostenere individualmente le spese necessarie per sostenere e vincere la partita legale. Ma se l’azione, invece, è condotta collettivamente, le spese si abbattono e il singolo acquista maggiore «forza» nei confronti della grande impresa.
L’Unità 01.01.10

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